[28/05/2012] News

Missione crescita: l'Europa alla guida della nuova rivoluzione industriale

L'iniziativa è promossa dal vicepresidente della Commissione europea

Ogni anno la popolazione mondiale aumenta di circa 70 milioni; e nel 2030 il consumo energetico raddoppierà. Il valore annuo delle importazioni di petrolio in Cina è di 250 miliardi di dollari, 4 volte superiore alla media di 66 miliardi dell'ultimo decennio. Entro il 2020 la dipendenza europea da gas e petrolio importato toccherà rispettivamente l'80 e 90%. Ci sono ancora 1.3 miliardi di persone che non hanno acceso all'energia elettrica; questo numero si ridurrà di almeno 1/3 entro 2030, anche grazie alla crescita negli emergenti che consentirà a due miliardi di persone di entrare nella fascia di reddito tra 10.000 e 30.000 dollari. Aumenteranno vertiginosamente consumi di beni, e dunque, di energia e materie prime. Ad esempio, entro il 2030 il parco auto mondiale passerà dagli attuali 800 milioni a 1,6 miliardi; toccando nel 2050 i 2.5 miliardi di veicoli. Solo in Cina entro dieci anni si andrà dagli attuali 60 a 130 milioni di auto; per arrivare a 600 nel 2030.

Se il mondo dovesse continuare con le tecnologie di oggi e l'attuale dipendenza da idrocarburi (pari all'80%), le emissioni climalteranti aumenterebbero del 50% entro il 2050, sicurezza energetica e accesso alle materie prime, insieme alla speculazione, metterebbero sempre più a rischio crescita e base industriale europea.

Queste formidabili sfide costituiscono altrettante opportunità per cambiare, intercettare nuova domanda di beni e servizi, creare lavoro. Anche a condizione che la politica faccia fino in fondo la sua parte puntando con decisione su una nuova rivoluzione industriale.

La prima rivoluzione industriale è spesso associata all'utilizzo del vapore, del carbone, per far muovere le macchine; poi è cominciata l'era del petrolio. La nuova rivoluzione dovrebbe accompagnare, con adeguato sviluppo tecnologico, proprio l'uscita graduale dagli idrocarburi e, in generale, un utilizzo più efficiente e sostenibile di risorse sempre più scarse. Più in generale, tutta l'economia sta subendo profonde trasformazioni con nuove tecniche di produzione basate anche su tecnologie digitali, materiali avanzati, tecnologie abilitanti fondamentali, spazio, robotica, energie rinnovabili, riciclo e riuso di materie prime.

Questa rivoluzione tocca molti settori economici, dalla produzione manifatturiera ai servizi, dall'energia alle materie prime, trasporti ed edilizia, fino alla chimica. E avrà come filo conduttore lo sviluppo tecnologico e nuove figure professionali.

Solo l'innovazione nella chimica o le biotecnologie può creare biocarburanti sostenibili e competitivi. Grazie alla ricerca sui nuovi materiali o le nanotecnologie potremmo sostituire alcune materie prime rare o rendere le rinnovabili meno care e più efficienti; o far diventare l'auto elettrica un bene di largo consumo con costi e prestazioni comparabili a quelle tradizionali. Gli edifici consumeranno meno energia di quella che producono. E potremmo ridurre l'impatto dell'estrazione di minerali e riutilizzare rifiuti come vere e proprie miniere o fonti di energia. Grazie alle applicazioni dallo spazio i sistemi di trasporto e di trasmissione di elettricità saranno più "intelligenti". Le fabbriche e le città del futuro avranno meno emissioni. Le tecnologie digitali, la creatività, il design, rivoluzioneranno beni e servizi.

Politiche e investimenti per la ricerca e l'educazione saranno sempre più le armi di una competizione globale tra vecchie e nuove potenze industriali per contendersi la leadership delle trasformazioni in atto e lo sfruttamento delle enormi potenzialità economiche e occupazionali.

L'Europa deve giocare con convinzione questa partita. Prima di tutto per creare nuovo lavoro e prospettive per le nuove generazioni. Autorevoli studi prevedono milioni di nuovi posti puntando, ad esempio, su green economy o tecnologie abilitanti fondamentali. Ma bisogna fare scelte giuste e tempestive.

Oltre a un quadro normativo europeo che orienti le scelte dell''industria e degli investitori senza frenare le potenzialità di questi settori, servono anche più fondi per una ricerca molto più vicina all'industria e al mercato con progetti piloti e dimostrativi; ed educazione e formazione mirata alla nuova domanda di lavoro.

Con la strategia Europea 2020 l'Ue ha messo la barra nella giusta direzione per accompagnare la rivoluzione in atto. Ora si tratta di tradurre buoni propositi in scelte concrete conseguenti.

Tra il 2008 e il 2009 i piani Usa e cinesi per uscire dalla crisi rilanciando domanda interna e competitività hanno impegnato rispettivamente 780 e 500 miliardi di dollari, molti dei quali spesi per promuovere green economy, ricerca e infrastrutture di rete. Anche all'Europa ora serve una grande piano per la crescita che acceleri la transizione verso un'economia più sostenibile e competitiva.  Non si tratta di creare nuovi debiti ma, al contrario, contribuire al risanamento delle finanze utilizzando meglio le nostre risorse. Ad esempio, concentrando alcune azioni per ricerca, innovazione industriale e infrastrutture a livello Ue, sfruttando sinergie e tagliando sprechi  duplicazione; e spostando parte dei 300 miliardi che gli Stati membri spendono ogni anno per petrolio e gas da paesi terzi - pari al 2.5 del PIL Ue -, verso investimenti in una economia più efficiente e moderna; risparmiando sulla bolletta energetica e creando nuovo lavoro.

Il programma completo: http://ec.europa.eu/enterprise/policies/innovation/policy/conference-mission-growth_en.htm 

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