[25/05/2012] News toscana

Prevenzione rischio idrogeologico, arriva un studio sullo stato di salute degli argini

E l'assesore regionale Marson pone le basi per una carta geologica dell'Italia centrale

Uno studio per individuare lo stato di salute dei nostri argini. Il lavoro, promosso dalla Regione Toscana, è stato presentato nell'ambito di Terra Futura e riguarda un progetto finalizzato allo sviluppo e all'applicazione di una metodologia d'indagine unitaria a scala regionale sullo stato delle strutture arginali dei corsi d'acqua per verificarne la suscettibilità al collasso.

Per quest'attività la Regione ha deciso di coinvolgere Urbat, l'unione regionale per le bonifiche, l'irrigazione e l'ambiente della Toscana, che riunisce i Consorzi di Bonifica regionali. «Questa iniziativa - spiega l'assessore regionale all'ambiente e all'energia Anna Rita Bramerini (nella foto) - testimonia una scelta di metodo della Regione per la quale prevenzione del rischio idraulico non significa solo leggi e norme ma sempre più significa conoscenza. Che è fondamentale per concentrare le risorse soprattutto in tempi come questi, di scarsa disponibilità di risorse». I Consorzi di Bonifica sono infatti competenti su molti tratti arginati e operano in avvalimento o convenzione con le Province su molte opere di seconda categoria. Oltre a questo c'è da considerare che il loro obbiettivo primario è la gestione e il mantenimento delle opere esistenti. Per questo non potevano che essere i Consorzi di Bonifica i soggetti da chiamare in causa per condurre uno studio che analizzasse "l'essere" piuttosto che teorizzare il "dover essere".

Nell'ambito del progetto, Urbat si è mossa seguendo due direttrici fondamentali: il coinvolgimento di tutti gli attori istituzionali con competenze nel settore e la ricerca della massima trasparenza nelle procedure di incarico a garanzia della migliore qualità dello studio. È nato così un tavolo tecnico che ha seguito tutto l'iter del progetto. Il gruppo ha visto la partecipazione di rappresentanti degli Uffici del Genio Civile della Regione, dell'Upi, delle Autorità di Bacino dell'Arno e del Serchio. Si è poi pubblicato il bando di gara, che ha portato a conferire l'incarico al RTI Hydrogeo - Canuti - Ghinelli.

Obbiettivo del lavoro era la definizione di una metodologia che, basandosi su un modello teorico completo elaborasse un modello semplificato per valutare, in modo operativamente efficace, le condizioni di criticità delle arginature fluviali soggette ad eventi di piena. Uno studio di natura teorica e metodologica in grado di dare risposte rapide. Da sottolineare che strumenti con queste ambizioni, ad oggi, non esistono e che quindi quella posta dalla Regione Toscana si configura come una sfida di altissimo profilo.

Sempre oggi, nell'ambito della rassegna fiorentina, sono state poste le basi, per la nuova Carta geologica dell'Italia centrale cui contribuiranno le Regioni Toscana, Emilia Romagna, Umbria e Marche con le proprie banche dati. Gli assessori regionali competenti, Anna Marson per la Toscana, Sandro Donati per la Regione Marche, Stefano Vinti per l'Umbria, hanno firmato un protocollo per la realizzazione del "Continuum geologico interregionale". Paola Gazzolo, assessore dell'Emilia Romagna, non ha potuto, causa terremoto, essere presente, e lo firmerà nei prossimi giorni.

«La realizzazione di una Banca dati geologica interregionale - ha detto l'assessore Marson - attraverso la revisione e l'omogeneizzazione di quanto prodotto dalle diverse Regioni nell'ambito del territorio di propria competenza, garantirà un nuovo strumento informativo interoperabile, con la possibilità di associarvi informazioni indispensabili per la conoscenza e la gestione del suolo e del sottosuolo in relazione alle competenze istituzionali degli Enti locali». La giornata odierna segna dunque l'avvio di una stretta collaborazione interregionale nel campo dell'acquisizione, conservazione e diffusione dell'informazione geologica e geotematica applicativa che è finalizzata, oltre che alla produzione di concreti e comuni strumenti di lavoro, al coinvolgimento organico di altre strutture sia di ricerca che con compiti operativi.

 

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