[24/05/2012] News toscana

Caso Pramac: un'altra azienda della green economy finisce nella polvere

Oggi alcuni quotidiani riportano la notizia della messa in liquidazione della Pramac di Casole d'Elsa, azienda multinazionale di primo livello, quotata in Borsa con un giro d'affari di oltre 200 milioni di euro. La motivazione? Il fallimento della divisione "Solar" (meno 44,7% del giro d'affari) affidata alla controllata svizzera Pramac Swiss che produce pannelli fotovoltaici a film sottile con la tecnologia thin film, che ha segnato il destino di tutto il gruppo. I costi di produzione elevati non hanno permesso all'azienda di reggere la concorrenza asiatica (e cinese in particolare), la motivazione dell'insuccesso. La notizia ci lascia perplessi e nello sconforto, considerato che fino a poco tempo questa azienda era considerata un gioiello dell'imprenditoria toscana nel mondo. In prima istanza per il futuro incerto dei 230 lavoratori che gravitano su Casole, anche se l'azienda pare non voglia chiudere, ma tornare al passato quando produceva macchine per l'edilizia, per la movimentazione e gruppi elettrogeni e quindi con possibilità di reinserimento per le maestranze. In secondo luogo per la motivazione della debacle cioè il fallimento di una linea industriale della green economy.

«Tra l'altro la Pramac è un'azienda che ha portato innovazione producendo pannelli fotovoltaici particolari da poter essere impiegati anche nei centri storici- ha commentato per greenreport Piero Baronti, portavoce degli Ecodem Toscana - Qui non è solo questione di taglio degli incentivi da parte del governo, anche se il solo annuncio ha conseguenze dirette sulle aziende e sul mercato, ma come pare è la debolezza delle imprese europee rispetto alla proposta che viene dall'Asia dato che è il crollo della controllata Pramac Swiss ad aver condotto nel baratro l'azienda di Casole».

E qui la domanda dobbiamo porcela dato che non si tratta di produzioni a basso tasso di innovazione e basso valore unitario,  ma di alto valore aggiunto, dove la qualità frutto della ricerca è componente fondamentale. Probabilmente le motivazioni sono da ricercare nel costo delle materie prime, nel costo del lavoro e nelle regole del mercato, aspetti che andrebbero meglio indagati ma le aziende per continuare a scommettere su queste produzioni e gareggiare con i concorrenti più agguerriti devono avere condizioni di partenza più vantaggiose.

Di fatto in pochi giorni un'altra azienda della green economy è finita nella polvere (dopo la Isi, anche se l'azienda di Scandicci in realtà non è mai decollata) e con essa anche una fetta della possibilità del rilancio e dello sviluppo del paese nella direzione della sostenibilità. Ciò tuttavia non vuol dire che sia necessario cambiare strada, la green economy è e resterà l'orizzonte, ma di certo sono lezioni da imparare...

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