[23/05/2012] News

Offerta di gas superiore alla domanda ma prezzi ancora altissimi? Colpa dell'ex monopolista

Terza e ultima parte dell’intervista a Laura Cardinali, del Centro studi Safe

Perché, nonostante il boom delle rinnovabili in Italia, e i dati del Pew che dicono ormai raggiunta la grid parity, ritenete che i costi siano ancora e resteranno troppo "pesanti"?

«Il boom delle rinnovabili è effettivo e incontrovertibile, basti pensare ad esempio che la potenza fotovoltaica installata è aumentata nel 2011 del 3000% rispetto al 2008 e quella eolica, nello stesso periodo, del 93%. Uno sviluppo che va appunto nella direzione di raggiungere gli obiettivi fissati a livello europeo e nazionale ma che è avvenuta grazie ad un sistema di incentivazione piuttosto oneroso. Se fosse vero che in Italia si è già raggiunta la grid parity, non avremmo bisogno di incentivare le fonti rinnovabili come invece stiamo ancora facendo.

Quest'anno, come calcolato dall'Autorità per l'energia e il gas, il sistema di sostegno alle FER peserà per circa 8,7 miliardi di euro sulle tasche dei consumatori, in gran parte relativi al supporto del fotovoltaico. Nonostante il fatto che il governo abbia tentato recentemente di comprimere tali costi per il prossimo futuro la situazione non è destinata a conoscere miglioramenti sconvolgenti. Il totale complessivo dei costi per l'incentivazione della produzione elettrica da fonti rinnovabili relativi al periodo 2010-2020, è stimato in circa 100 miliardi di euro.

La soluzione è puntare sulla ricerca e sullo sviluppo tecnologico e infrastrutturale cercando possibilmente nel breve periodo di riequilibrare la distribuzione degli incentivi tra rinnovabili elettriche e termiche e favorire uno sviluppo dell'efficienza energetica, vera risorsa a basso costo sulla quale sviluppare un futuro low carbon».

Perché nonostante questa enorme offerta, il gas ha ancora costi in Italia così alti e che penalizzano le imprese?

«Il motivo principale è che il nostro mercato, nonostante il processo di liberalizzazione sia stato avviato ormai più di un decennio fa, non è ancora concorrenziale ed è dominato di fatto, in tutte le fasi della filiera, dall'ex monopolista (anche se qualche passo avanti nella separazione in questo senso è stato compiuto).

C'è ancora scarsa disponibilità di nuova capacità di importazione per diversificare l'approvvigionamento e questo non aiuta la concorrenzialità. La quasi totalità della capacità infrastrutturale di importazione è infatti ancora in mano all'incumbent.

Secondo l'Autorità la questione infrastrutturale è fondamentale perché senza di esse l'Italia sarà di fatto condannata ad essere più una 'provincia' del gas che non un Paese-snodo con  un ruolo cruciale nel nuovo contesto sovranazionale.

In questo senso la realizzazione di un mercato unico europeo potrebbe consentire di ridimensionare le posizioni dominanti e di migliorare la competitività tutelando non solo le imprese ma anche le famiglie. In un nuovo grande mercato interno europeo dove esiste una effettiva integrazione degli hub, si andrebbe a ridurre il differenziale dei prezzi tra i vari Paesi soprattutto con riferimento ai consumatori industriali elettrici, a tutto vantaggio dei consumatori italiani che ad oggi soffrono ancora di un considerevole svantaggio in termini di costi».

 

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