[22/05/2012] News toscana

Una riposta a Renzo Moschini, e domande per tutti

Renzo Moschini coglie nel giusto ricordando come le tante partite aperte in materia di governo del territorio e dell'ambiente sembrano trascinarsi lentamente e con non poche incertezze, per scatti improvvisi, norme spot, mentre permane l'assenza di forti strumenti di pianificazione territoriale ed urbanistica.

Ma questo stato delle cose, che puntualmente viene evocato in relazione a polemiche discussioni in merito ad alcuni strumenti urbanistici comunali, è frutto di condizioni irrisolte. Se è nota la vicenda dell'adeguamento paesaggistico del PIT, sul quale è partito il confronto solo con il mondo dell'associazionismo ambientale, non appare in superficie il problema che pure esiste di una ridefinizione delle competenze tra i vari livelli di pianificazione.

Se è condiviso che gli strumenti urbanistici debbano essere oggetto di valutazione è meno chiaro in cosa consista la valutazione ai vari livelli onde evitare che si ripetano dossier o che si richiedano approfondimenti possibili solo a scala della progettazione preliminare o definitiva, mentre andrà risolta anche la questione della terzietà del "soggetto competente" perché in quasi tute le realtà medie e piccole locali è ormai impossibile disporre di soggetti indipendenti interni alla stessa amministrazione procedente.

Se son giuste le preoccupazioni di Moschini in merito "alla leva finanziaria" rappresentata dagli oneri di urbanizzazione, non si può dimenticare che però sembrano scarseggiare approfondite analisi, studi previsionali, sperimentazioni, in merito a metodologie, procedure, incentivi, funzionali alla promozione del recupero edilizio ed urbanistico in luogo della nuova edificazione in espansione rispetto ai centri urbani esistenti.

Se sono giuste le preoccupazioni in merito ad eventi calamitosi che una qualche ragion d'essere l'hanno nei comportamenti non sempre virtuosi di amministrazioni e cittadini, si deve evidenziare che di questo ce ne occupiamo seriamente da poco più di un decennio, che il problema non è solo nella espansione dell'edificato, magari in modi disordinati, ma anche nell'abbandono dell'agricoltura che talvolta è  stata addirittura incentivata dalle normative, certamente a fin di bene ma forse non del tutto, di piani urbanistici o di parchi che impediscono il recupero agricolo di aree inselvatiche per abbandono che sotto un manto di pruni e arbusti magari nascondono terrazzamenti, ciglio nature, vecchie scoline, impianti di olivi e vigneti.

Insomma, c'è molto su cui riflettere, ma soprattutto appare necessario anche un sforzo collettivo che invece sembra quasi sia evitato. Eppure la Regione Toscana, almeno per gli ultimi 25 anni del secolo scorso, può vantare il successo di questa via praticata in modo capillare e produttiva, come ricorda chi ha vissuto la stagione della formazione e gestione della legge 59 del 1980 e della legge 5 del 1995. E allora chiediamo di avere coraggio, è vero emergenze ed urgenze chiedono di fare in fretta, ma è meglio fare bene e magari perdere qualche mese, tanto più se si è capaci di chiamare a confronto le tante energie che in questa regione ci sono ancora.

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