[22/05/2012] News toscana

Taniche di acido pescate al largo di Montecristo, Arpat: «Nessuna contaminazione»

Legambiente: «Fermare i pirati del mare. Verificare se nell’area ci sono altri fusti di questo tipo»

Nei giorni scorsi un peschereccio battente bandiera maltese che operava a circa 25 miglia a sud-ovest dell'isola di Montecristo, in acque internazionali e su un fondale di circa 650 metri, ha avvisato l'Ufficio circondariale marittimo di Porto Santo Stefano del ritrovamento di 6 taniche in plastica da circa 50 litri ciascuna. 

Oggi l'Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) in un comunicato spiega che «Le taniche sbarcate sono state poste sotto sequestro. Sono quindi intervenute squadre Nbcr del Nucleo regionale e di quello provinciale di Grosseto dei Vigili del Fuoco, per garantire l'apertura in sicurezza dei contenitori, dato che non si aveva nessuna indicazione del loro contenuto. I Vigili del Fuoco hanno riscontrato la presenza nelle taniche di una soluzione molto acida, probabilmente di acido cloridrico. Hanno quindi prelevato, adottando le opportune misure di sicurezza necessarie in casi del genere, alla presenza di operatori Arpat del Dipartimento di Grosseto, campioni del contenuto per le successive analisi nel laboratorio di Siena dell'Agenzia».

Oggi l'Arpat dice che «I risultati delle prime analisi effettuate confermano che le taniche contengono una miscela di acidi forti con prevalenza di acido cloridrico. In soluzione negli acidi si riscontra la presenza di diverse sostanze, nessuna delle quali però in concentrazioni rilevanti, in particolare i metalli pesanti risultano in concentrazione < 0,01% (valore di riferimento per la caratteristica di pericolosità dei rifiuti)».

Secondo le prime valutazioni dei tecnici dell'Agenzia regionale, la pericolosità dell'acido cloridrico, comunemente conosciuto come acido muriatico, verte attorno alla possibilità che abbia «un effetto distruttivo sulle forme di vita presenti nei dintorni, immediato ma temporaneo, limitato alle aree dove può arrivare senza essere sufficientemente diluito (decine di metri per un contenitore da 50 litri), dopo di che perde ogni effetto significativo. Eventuali pericoli di una contaminazione per l'ambiente potevano dipendere quindi dalle sostanze (eventualmente) disciolte nell'acido e le analisi sinora effettuate portano ad escludere questo potenziale rischio».

L'Arpat informa anche che all'indirizzo http://sira.arpat.toscana.it/sira/progetti/montecristo/google/mappa.html «E' disponibile la mappa del luogo dove sono stati pescati i contenitori secondo quanto dichiarato dal peschereccio Maltese. Come si può osservare sulla mappa si tratta di una zona attraversata da rotte su cui si svolge un ampio traffico navale».

Il comunicato dell'Arpat, pur ridimensionando la portata del possibile inquinamento dei fondali e della colonna d'acqua, conferma le preoccupazioni espresse subito da Legambiente Arcipelago Toscano che evidenziava con me i sei fusti in plastica contenenti una soluzione a base di acido cloridrico pescati dal peschereccio maltese a sud ovest di Montecristo, «In pieno santuario internazionale dei mammiferi marini e  troppo vicino ad una delle isole più protette del Mediterraneo, sono l'ennesimo preoccupante segnale di come traffici marittimi non controllati stiano mettendo a rischio il nostro mare. Va subito verificato se nell'area  al largo di Montecristo ci sono altri fusti di questo tipo».

Umberto Mazzantini, responsabile mare di Legambiente Toscana e responsabile nazionale Isole Minori del Cigno Verde ha detto: «Bisogna attuare al più presto le stringenti misure chieste dalla Regione Toscana nel recente meeting internazionale sulla sicurezza in mare tenutosi all'Isola del Giglio. Noi denunciamo da troppo tempo il lavaggio a mare delle petroliere, lo scarico di rifiuti e di interi container, il transito di navi con sostanze pericolose a bordo anche in situazioni meteorologiche avverse e troppo vicino alle isole ed alle aree marine protette. Da recenti ricerche della "Expédition Med" e della Marine Nationale francese è venuto fuori che il mare dell'Arcipelago Toscano e dell'Elba ha elevate concentrazione di micro e macro plastiche, i casi del naufragio della Costa Concordia e dei bidoni tossici finiti nel mare in tempesta di Gorgona dall'eurocargo Venezia della Grimaldi hanno fatto drammaticamente emergere un problema molto più diffuso e l'utilizzo criminale del mare come discarica. E' l'ora di passare dalle parole ai fatti, individuando le fonti terrestri e marittime di inquinamento. L'Arcipelago Toscano ed il Santuario dei cetacei non possono  continuare a sopportare questo stillicidio di cattive notizie, bisogna proteggere più e meglio il nostro mare, a cominciare dall'istituzione di un'area marina protetta prevista fin dal 1982, per fermare i pirati e gli incoscienti che mettono in pericolo il nostro mare e la nostra economia». 

Torna all'archivio