[21/05/2012] News

Fassina (Pd): «Chi guarda a rottura dell’euro guarda a regressione. Necessaria più Europa»

«Ricominciamo a parlare di piena e buona occupazione»

Il sintomo più evidente della crisi economica ha un solo nome: disoccupazione. Soprattutto in Europa, nei cosiddetti Piigs, i "maiali", tra i quali ancora rimane anche l'Italia. È dunque soprattutto attorno al tema del lavoro che si dipanano i dibattiti per definire un'agenda politica discutendo sul come ripensare lo sviluppo per reintegrare coloro che più degli altri possono oggi solo vivere a debito, in questa società divisa popolata da impauriti consumatori, i disoccupati e gli inoccupati. Che, come buona tradizione, si annoverano soprattutto tra le fasce più deboli dei cittadini, ossia tra i giovani, tra le donne, tra quelli che un tempo avremmo già definito alle porte della terza età, mentre ora chiamiamo solo "esodati".

Stefano Fassina (Nella foto), economista e responsabile nazionale Economia e lavoro del Partito Democratico, ha chiuso con il suo intervento la seconda conferenza regionale per il lavoro, tenutasi nell'auditorium della Confederazione nazionale dell'artigianato, a Livorno. Fassina è stato chiaro su quelle che crede siano le priorità da affrontare da parte del Pd, ad iniziare dalla prossima Conferenza nazionale per il lavoro - a Napoli il 15 e 16 giugno - dedicata al tema "Sviuppo sostenibile per la buona e piena occupazione": «Per il lavoro è necessario lo sviluppo. Dobbiamo rimettere in moto l'economia, concentrarci sul resto è come somministrare un'aspirina come medicina per un malato molto grave.

È necessaria anche un'operazione culturale: dobbiamo ricominciare a parlare di piena e buona occupazione, che non può essere fuori dall'orizzonte di una forza progressista. Dobbiamo ricordare e tenere presente che il pareggio di bilancio è uno strumento, l'obiettivo è il lavoro. Altrimenti sembriamo tutti tecnocrati che fanno discorsi astratti ed incomprensibili ai più».

Orientare le scelte di un Paese solo sul rigore dei conti non è far politica, è esser schiavi di quello che Keynes chiamava "l'incubo del contabile", sposando un'ideologia che si infrange sulla realtà di un'economia in crisi, sbriciolandone le possibilità di rinascita. E questo mette in crisi anche qualsivoglia riconversione del modello di sviluppo in chiave ecologica. «Va rivista la morsa dell'austerità cieca che sta portando tutta l'Europa a sbattere contro un muro - continua infatti Fassina. Nessun altro Paese europeo ha come obiettivo il pareggio di bilancio nel 2013: si tratta di essere realisti, non è un obiettivo raggiungibile. Ecco perché dobbiamo allentare questa morsa, come dobbiamo allentare il patto di stabilità interno, rivolto agli enti locali».

E proprio sul rapporto tra la locale realtà italiana e quella globale si concentra Fassina, quando sottolinea come «La linea politica ed economica delle destre ha portato ad un declino non solo economico dell'Europa, ma anche democratico. Quel che sta accadendo in Grecia rappresenta solo il culmine di una crisi non solo della politica, ma della democrazia, che viene bypassata e non sa più  incidere sulla vita delle persone, e ci parla attraverso strumenti democratici ereditati dal secolo scorso che non sono più sufficienti. Per questo è necessario rilanciare una dimensione sovranazionale della democrazia e della politica. Il che per noi significa soprattutto, ovviamente, guardare all'Europa.

Chi guarda a cuor leggero ad una rottura dell'euro guarda ad una regressione, perché torniamo indietro con una rinazionalizzazione della politica economica, mentre noi dobbiamo spingere per più Europa, non meno. Hollande ha aperto la sua campagna elettorale a Parigi col leader dell'Spd, Gabriel, e Bersani: le elezioni francesi sono state elezioni europee, tutti noi le abbiamo vissute così. Il futuro dell'Europa è sulle spalle dei progressisti. Se saremo all'altezza dipenderà da noi, ma in Europa e nel mondo guardano ai progressisti come chi può salvare questo continente e non trainare a fondo l'intera economia globale».

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