[18/05/2012] News

L’interventismo statale guida l’economia reale del Giappone fuori dai detriti del terremoto

Una lezione per l'empasse politica europea

La "shock economy" è sempre una grande risorsa per rimettere in ordine i conti di una nazione. Dopo il disastro nucleare di Fukushima che ha colpito il Giappone lo scorso anno (e che è stato classificato allo stesso livello di Chernobyl secondo i criteri della scala internazionale Ines), il Paese del Sol levante si sta scrollando di dosso le macerie del post maremoto con una crescita del Pil del 4,1% su base annua (a dimostrazione che quello che misura il Pil e le sue variazioni sono spesso tutt'altro rispetto alla sostenibilità sociale ed ambientale, ma questa è un'altra storia...).

I ringraziamenti per questa boccata d'ossigeno per l'economia giapponese sono rivolti principalmente «alla ricostruzione nella regione colpita dallo tsunami - come riporta il Sole24Ore», ma anche «alla ripresa dei consumi e dell'export».

Mentre l'Italia si arrabatta con i partner europei per trovare un compromesso volto alla crescita nazionale europea che soddisfi anche le rigide posizioni della Merkel in tema di austerity, sulla ripresa del Pil in Giappone il ministero nipponico dell'Economia comunica in una nota che «La crescita graduale durerà probabilmente anche nel secondo trimestre, sostenuta dalla domanda del settore delle costruzioni».  Benché permangano «fattori di rischio, come l'intensificarsi della crisi del debito sovrano in Europa», questa performance economica dell'estremo oriente conferma una volta di più come, nonostante le prospettive di informatizzazione della sfera economica, il fulcro della stessa rimanga ancora saldamente ancorato all'industria e a quello che, fino a pochi anni fa, è stato il motore che ha drogato il Prodotto interno lordo di molti Stati (tra i quali il nostro): l'edilizia.

Lontano dai miraggi della quotazione in borsa di Facebook - che oggi esordirà al Nasdaq con una forbice per i suoi titoli fissata a 34-38 dollari (per un valore di mercato previsto che può arrivare a 104 miliardi di dollari: in pratica, la privacy di ogni utente del social network è valutata in circa 115$) - è alla sostanza dell'economia reale che è necessario volgere lo sguardo per impostare una nuova linea di sviluppo. In Italia, per ricalcare l'esempio giapponese, non dovrebbe essere necessario aspettare che arrivi un (improbabile) maremoto ad abbattersi sulle nostre splendide coste - visto che a noi nemmeno i terremoti bastano - per decidere di procedere ad una decisa riqualificazione energetica e ad una messa in sicurezza degli edifici fatiscenti o vetusti che - pubblici e non - traballano da decenni sul nostro territorio ancora in via di profonda cementificazione.

Questa prima considerazione permette di agganciare le osservazioni emerse dalla conference call che ha riunito ieri Angela Merkel, David Cameron, Herman Van Rompuy, José Manuel Barroso, Mario Monti e Fracois Hollande: la crème de la crème dei vertici europei, in un simposio per convincere la cancelliera tedesca ad ammorbidire le sue posizioni sull'austerità che sta strangolando l'Unione, almeno per dare una patina d'unità alla politica europea in occasione dell'apertura odierna del G8 di Camp David, in territorio Usa. Davanti alle insistenze del premier britannico verso gli eurobond e una politica interventista per la quale, per uscire dalla crisi, «bisogna favorire la domanda», Frau Merkel ha immediatamente precisato che, piuttosto, «dobbiamo rafforzare l'offerta per dare corpo alla domanda». 

Ancora una volta l'esempio del Giappone, che non può essere certo annoverato come Stato comunista, viene in soccorso per corroborare una prospettiva diversa da quella che vola sui venti che spirano dalla Germania. Un terzo dei consumi interni giapponesi (che, come illustra ancora il Sole24Ore concorrono «per il 60% alla formazione del Pil» e nel primo trimestre del 2012 sono saliti dell'1,1%) è dovuto «probabilmente agli incentivi statali per l'acquisto di auto ecologiche. Gli investimenti pubblici sono saliti del 5,4 per cento. Secondo alcuni analisti, tuttavia, la ventata positiva non va sopravvalutata, potrebbe essere appunto solo il frutto degli stimoli economici del Governo. Insomma, un rimbalzo dovuto a fattori contingenti».

Al contempo, il premier nipponico, Yoshihiko Noda ha tracciato la via dello sviluppo indicando la strade delle «energie rinnovabili e la green innovation». Non un'effimera "ventata positiva", ma una scelta ponderata che cerca di posizionare lo Stato al giusto posto nell'indirizzo dell'economia. Come insegna Keynes, se la domanda aggregata non tira, in tempo di crisi, lo Stato (e l'Europa, nel nostro caso) deve intervenire mettendoci del suo. Partendo dal presupposto di una precisa domanda: quale sviluppo è necessario e doveroso promuovere?

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