[17/05/2012] News

Oggi apre in Messico il G20 sul lavoro: creare green jobs contro la disoccupazione

Spinta da timori crescenti, per i risparmiatori greci (chi ancora può, evidentemente) la corsa al ritiro dei depositi agli sportelli bancari è iniziata. Siamo ancora fermi alla fase del riscaldamento muscolare, e la speranza è quella che non si prosegua oltre; i dati disponibili, però, parlano di prelievi per 1,2 miliardi di euro in due giorni. La tensione alimentata dall'incertezza è sempre più alta, e la fibrillazione dei mercati si insinua nelle strade elleniche.

Intanto, il premier spagnolo, Mariano Rajoy, dichiara che per il Paese iberico è in bilico la possibilità di continuare a finanziarsi sui mercati, e al suo allarme fa indirettamente eco lo spread tra Btp italiani e Bund tedeschi, che ieri ha di nuovo sforato i 450 punti, riportando alla luce del giorno fosche prospettive che gli analisti finanziari italiani pensavano di essersi lasciati alle spalle ormai da mesi.

I numeri più pesanti, però, oggi come ieri, non parlano di spread, ma di occupazione che non c'è, di un'economia reale accecata dagli abbagli della finanza e - conseguentemente - della strada per un'industria sostenibile che non viene pensata e definita di concerto tra imprese, ricerca, cittadini e istituzioni.

A Guadalajara, in Messico, si apre oggi il vertice che riunisce i ministri del lavoro dei Paesi G20, e la crisi dell'occupazione sarà ovviamente il tema del dibattito. L'incontro è stato anticipato ieri dalla presentazione delle proposte in materia di Sharan Burrow, segretario generale Csi-Ituc (Confederazione internazionale dei sindacati), che si è rivolto ai vertici dell'Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro), al segretario generale dell'Ocse, Rafael Gurria, e al ministro del Lavoro messicano, Rosalinda Juarez, che presiede il vertice odierno.

Quella della disoccupazione, specialmente per quanto riguarda le fette più giovani della popolazione, ha assunto ormai dimensioni tali da qualificarla come piaga sociale. Le percentuali secche diffuse dall'Oil, che nelle ultime rilevazioni segnala una disoccupazione giovanile media nell'area Ocse pari al 17,1%, non riflettono la gravità del problema, che maschera picchi oltre il 50% alcuni Paesi (come la Grecia e la Spagna), e tassi di disoccupazione ufficiali al 32,6% in Italia. Per Sharan Burrow, uscire da questo cul-de-sac significa investire nella green economy: con un investimento pari al 2% del Pil mondiale potrebbero nascere 48 milioni di nuovi posti di lavoro orientati alla costruzione di un futuro ed un presente sostenibili.
Per muoversi in questa direzione, però, servono azioni concrete da parte dei governi, e una forte coordinazione delle politiche a livello internazionale e a livello europeo, una condizione che dovrebbe ormai essere scontata per un insieme di Stati nazionali che ancora ambiscono a definirsi Unione. Posta la non emendabilità del cambiamento delle politiche industriali, come rende evidente l'esauribilità delle risorse in entrata al sistema economico e l'ormai manifesto fallimento dell'attuale modello di finanzcapitalismo, la necessità è quella di guidarlo, questo cambiamento: una necessità e un ruolo che la guida politica e democratica non può abidcare.
L'alternativa è quella di lasciarci lentamente affondare sotto i venti dell'incertezza e della speculazione sferzante che domina le materie prime sui mercati finanziari internazionali. ‹‹Dovremmo prenderci una pausa, respirare profondamente ed aspettare di vedere dove cascheranno i prezzi in giro per il mondo - ha dichiarato Jac Nasser - oggi sul Sole24Ore - presidente del gruppo Bhp Billiton, la più grande mineraria al mondo. I venti favorevoli costituiti dai prezzi elevati delle commodities hanno contribuito alla crescita record del nostro settore. Questi venti si stanno ora placando e ci aspettiamo che col tempo si attenuino ulteriormente››.

Quel che è certo è che la volatilità dei prezzi delle commodities ha dominato gli scenari economici degli ultimi anni, e i segnali di una loro stabilizzazione, che certamente avverrebbe a prezzi elevati, sono ancora troppo deboli per farvi affidamento. Per questo è necessario puntare, come sottolineato dal commissario europeo all'Industria Tajani, oggi sulle pagine di greenreport, ‹‹innovare per creare un'industria del riciclo››, oltre che a indirizzare l'economia europea e mondiale sulla strada dell'efficienza energetica e delle fonti rinnovabili, puntando a creare uno sviluppo che sia sostenibile: un obiettivo su cui dobbiamo concentrare ogni sforzo.

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