[09/05/2012] News

Giusto ridare fiato alla costruzione europea, ma se la speranza è Hollande la disperazione è l'Italia

Convince il neopremier francese non solo perché "di sinistra"

Vari sono gli spunti di riflessione che derivano dall'intervista a Romano Prodi (Nella foto) a Il Sole 24 Ore del 6 maggio scorso. Il principale riguarda indubbiamente l'importanza di ridare fiato alla costruzione europea. I singoli paesi sono troppo esposti davanti ai mercati e la crisi del debito ha causato di fatto la perdita della sovranità dei singoli Paesi. Solo un disegno unitario può permettere di ritrovarla. Sottolinea Prodi che "non è quello che ha costruito l'Europa che ha creato la crisi, ma quello che non ha ancora costruito".

Altrettanto importante è tuttavia il richiamo al fatto che ciò che l'Europa deve saper esprimere è di più di una finanza europea fatta di moneta unica, banca centrale più potente, eurobond e piani di austerità. Anzi verrebbe voglia di dire (non lo dice Prodi, lo diciamo più modestamente noi) che proprio il monopolio della dimensione finanziaria, affrontata senza la pienezza degli strumenti in possesso degli Stati nazionali, ha lasciato scoperto il nodo vero ed irrisolto della costruzione europea, ossia quello dell'integrazione delle economie reali e dei loro cammini di crescita.

Nella prospettiva finalmente di una politica industriale europea Prodi auspica, dopo l'elezione di Hollande, un asse a tre Francia - Italia - Spagna, che rilanci un progetto "aiutando la Germania a non fare tutto da sola". C'è da sperare che la qualità delle informazioni a cui attinge un osservatore privilegiato come Prodi diano a lui quella dose di fiducia che i lettori dei giornali fanno fatica a nutrire.

Su Hollande si può forse fare affidamento, non solo (e forse non tanto) per il suo essere "di sinistra", quanto perché esprime un ritorno al potere dei circuits tecnocratici tradizionalmente legati a logiche colbertiste e all'idea di un rapporto di "collaborazione competitiva" con la Germania.

Ma sul governo tecnico italiano? Di strategie di crescita non abbiamo notizia e la nomina del prof. Giavazzi a revisore del sistema dei trasferimenti alle imprese (ma il ministro dello sviluppo economico non era già un tecnico, ancor più autorevole conoscitore delle problematiche del finanziamento al mondo imprenditoriale?) non sembra affatto preludere ad un maggiore interventismo di quello che abbiamo visto sinora, bensì ad una nuova affermazione, ancora più ideologica di quella di Mario Monti, di criteri di efficienza neo-liberista. Quanto alla Germania, vale forse la pena di ricercare che la sua politica industriale ce l'ha e non da ieri. E guardando ai dati, funziona pure...

Torna all'archivio