[02/05/2012] News

Quanto sono verdi i caschi blu Onu? Pubblicato il rapporto Unep

La la missione “italiana” Unifil in Libano è la più rispettosa dell’ambiente

L'United Nations environment programme (Unep) ha pubblicato i risultati di due anni di analisi, portati avanti per indagare su come le missioni di pace Onu in tutto il mondo  influenzino le risorse naturali e l'ambiente. Il rapporto "Greening the Blue Helmets: Environment, Natural Resources and UN Peacekeeping Operations" è frutto della collaborazione tra Unep e il Department of peacekeeping operations (Dpko) e del sostegno del Department of field support (Dfs), che organizzano attualmente 16 missioni di pace  che rappresentano  il maggior footprint  ambientale dell'intero sistema dell'Onu,

Il rapporto, che punta a «Migliorare la presa in carico delle risorse naturali e delle problematiche ambientali negli sforzi di mantenimento della pace delle Nazioni Unite», è stato finanziato dal governo finlandese e si basa su due anni di ricerche,  indagini sul terreno e consultazioni con 10 missioni di pace dell'Onu. La prima parte del documento analizza la gestione dell'ambiente all'interno delle operazioni di peacekeeping,  illustra le buone pratiche ed identifica le principali difficoltà che impediscono l'adozione sistematica della politica ambientale di Dpko e Dfs.

La seconda parte si occupa «Del ruolo svolto dalle operazioni di mantenimento della pace nella stabilizzazione dei Paesi dove i conflitti sono stati finanziati per lo sfruttamento di risorse naturali provocati da rivendicazioni basate sul loro utilizzo. Dettaglia anche i modi in cui i caschi blu possono trarre parte del potenziale di consolidamento della pace dalle risorse naturali, attraverso i posti di lavoro, la riconciliazione e la ripresa economica».

Oltre a sottolineare l'importanza di ridurre l'impatto ambientale delle operazioni di peacekeeping dell'Onu, il nuovo rapporto evidenzia ulteriori vantaggi nel rendere più verdi i caschi blu, come un aumento dei risparmi finanziari per le missioni e una maggiore sicurezza e protezione per le comunità locali e il personale della missioni di pace.

"Greening the Blue Helmets" fa notare che «Attraverso l'adozione della 2009 Environmental Policy, il peacekeeping Onu ha una solida piattaforma per  progredire nella riduzione dell'impatto ambientale». Il rapporto identifica la UN Interim Force in Lebanon (Unfil), alla quale contribuisce in maniera considerevole l'Italia, come quella «Ad aver fatto i maggiori progressi nell'introduzione di pratiche ambientali, con iniziative che vanno dall'uso delle auto elettriche presso la sede della missione a Naqoura, alla produzione di energia ad alta efficienza energetica e alla creazione di una comunità leader con un impianto di riciclaggio per bottiglie di plastica, lattine e vetro».

Secondo il capo del Dfs, Anthony Banbury, «Il caso dell'Unifil illustra ciò che tutte le nostre missioni di pace stanno ora cercando di raggiungere». Il capo del Dpko, Hervé Ladsous, aggiunge che «Greening the Blue non è solo il nostro motto, è anche il nostro impegno per garantire che i caschi blu abbiano un impatto duraturo e positivo nei Paesi in cui sono dispiegati».

Il rapporto esamina anche le risorse naturali come  causa di conflitto, e raccomanda che «Qualora diamanti, oro, petrolio e altre risorse siano fattori di un conflitto, alle missioni di pace dovrebbe essere dato un mandato più sistematico per sostenere le autorità nazionali a ristabilire la gestione delle risorse naturali con un monitoraggio e sanzioni per perseguire le violazioni».

Il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, ha sottolineato che «Affrontare il controllo della proprietà e della gestione delle risorse naturali è fondamentale per mantenere la sicurezza e ripristinare l'economia nei paesi post-bellici. Ci sono stati ben pochi progressi nel considerare sistematicamente e documentare come le risorse naturali siano in grado di supportare, far avanzare o compromettere gli obiettivi di una missione di peacekeeping, così questo rapporto è il primo tentativo di capire i collegamenti e di individuare le buone pratiche e le lacune».

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