[30/04/2012] News

Il global warming altera la salinità degli oceani e il ciclo dell'acqua

In un articolo pubblicato su "Science" ("Ocean Salinities Reveal Strong Global Water Cycle Intensification during 1950-2000"), gli scienziati australiani della Commonwealth scientific and industrial research organisation (Csiro) e del Lawrence Livermore national laboratory (Llnl) che hanno indagato sulla struttura della salinità degli oceani negli ultimi 50 anni, sottolineano che «Un netto cambiamento di salinità è stato rilevato negli oceani del mondo» e segnalano «Spostamenti e accelerazione nelle precipitazioni globali e del ciclo di evaporazione, legati direttamente ai cambiamenti climatici». 

Il team di ricercatori ha monitorato i cambiamenti della salinità negli oceani per determinare dove siano aumentate o diminuite le precipitazioni e il principale autore dello studio, Paul Durack del Lawrence Livermore national laboratori, spiega che «Guardando i cambiamenti osservati e il rapporto tra salinità degli oceani, precipitazioni ed evaporazione nei modelli climatici, abbiamo determinato che il ciclo dell'acqua è diventato più forte del  4%  nel  1950-2000. Questi cambiamenti suggeriscono che, in risposta al global warming osservato, le regioni aride sono diventate più secche e le regioni con alte precipitazioni sono diventate più umide. Questo ci fornisce un indicatore, un metodo di monitoraggio su larga scala, di come i  modelli di precipitazioni ed evaporazione (le variabili climatiche che interessano la maggior parte) stanno cambiando». 

Con un aumento di temperatura previsto di 3 gradi Celsius entro la fine del secolo, le ricerca prevede che sia possibile un'accelerazione del 24% del ciclo dell'acqua. Gli scienziati di tutto il mondo hanno molte difficoltà a determinare stime coerenti delle variazioni terrestri del ciclo dell'acqua perché i dati basati sulle  osservazioni della superficie,  precipitazioni ed evaporazione sono scarsi. Secondo il team australiano «Gli oceani globali forniscono un quadro molto più chiaro».  Uno degli autori dello studio, Richard Matear delWealth from oceans flagship della Csiro, sottolinea che «L'oceano è importante per il clima, stocca il 97% dell'acqua del mondo, riceve l'80% di tutte le precipitazioni di superficie ed ha assorbito il 90% dell'aumento dell'energia della Terra associato al passato riscaldamento atmosferico. Il riscaldamento della superficie terrestre e della bassa atmosfera si prevede che rafforzi il ciclo dell'acqua in gran parte determinato dalla capacità dell'aria più calda di tenere e ridistribuire più umidità. L'intensificazione è un miglioramento nei modelli di scambio tra evaporazione e precipitazioni e, con gli oceani che rappresentano il 71% della superficie globale, il cambiamento è chiaramente rappresentato nei modelli di salinità delle superficie oceanica». 

La ricerca è stata finanziata all'Australian climate change science program, un'iniziativa congiunta di Department of  climate change and energy efficiency, Bureau of meteorology australiani  e dal Csiro, supportata anche dal Department of energy  Usa.

Nello studio, gli scienziati hanno messo insieme 50 anni di osservazioni dei cambiamenti globali della  salinità in superficie con le modifiche da modelli climatici globali ed hanno trovato «solide prove di un ciclo globale dell'acqua intensificato ad un tasso di circa l'8% per ogni grado di riscaldamento della superficie - dice Durack - I modelli non sono uniformi, con variazioni regionali che concordando col meccanismo "'rich get richer", secondo il quale le regioni umide diventano più umide e le regioni secche  più secche. Un cambiamento nella disponibilità di acqua dolce in risposta al cambiamento climatico pone un rischio più significativo del solo riscaldamento per la società umana e gli ecosistemi.  Le modifiche del ciclo globale dell'acqua e la corrispondente ridistribuzione delle precipitazioni hanno impatti sulla disponibilità, la stabilità, l'accesso e l'utilizzo del cibo».

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