[26/04/2012] News toscana

Empoli, come un'ottima idea puņ finire a ramengo: la brutta storia delle torri solari

Silenziose, abbandonate. Mai entrate in funzione. L'erba e la ruggine se le stanno mangiando anno dopo anno, si sfaldano a pezzi come deperiscono le cose morte. Uno spreco di soldi pubblici di 2,5 milioni di euro. Due torri solari e una distesa di specchi che in otto anni non hanno prodotto un solo kilowatt di energia. Ci hanno costruito davanti il nuovo ospedale San Giuseppe di Empoli. Quattro blocchi su una superficie di 44mila metri quadri, 413 posti letto e otto sale operatorie. Ogni giorno - tra operatori, pazienti e visitatori - accoglie in media 4mila persone. Hanno paragonato il suo stile a quello di un albergo. Camere di degenza con bagno riservato, impianto di climatizzazione, addirittura c'è un personal computer per ogni posto letto. Tutto questo doveva essere, seppur in parte, alimentato da quel grosso spreco che la nuova struttura cerca invano di nascondere. Due torri solari di 25 metri e una serie di 38 eliostati a specchi che avrebbero dovuto trasformare l'energia del sole in elettrica, così da garantire l'illuminazione e la climatizzazione del plesso ospedaliero. Un'innovazione incredibile, prima in Italia e nel mondo. Un progetto che addirittura ripescava idee e brevetti di Albert Einstein. Studi, convegni, presentazioni nelle più importanti fiere del settore, come quella di Bonn: il risparmio energetico che si fa realtà. Non è mai accaduto e le strutture, costruite e mai entrate in funzione, sono morte nella polvere, nido dei piccioni vicino all'Arno che scorre lento e silenzioso. Per realizzarle nel 2002 venne costituita la Esco Solar Spa, una società a capitale misto privato-pubblico, formata tra la Shap Spa (Solar heat and power) di Roma e la Regione Toscana attraverso la Asl 11. Si sarebbe trattato della prima esperienza in Italia di energia elettrica prodotta da due torri solari a concentrazione. Tanto che il progetto vide la collaborazione della Dir (Agenzia aerospaziale tedesca), del Weizmann Institut of Science di Rehovot in Israele e della Tel Aviv University. La Regione Toscana si era impegnata a finanziare il 50% dell'opera con un milione di euro di investimento. Le due torri dell'impianto avrebbero concentrato su di se le radiazioni solari riflesse dai 1.444 specchi posizionati sui 38 eliostati della struttura (i  pannelli che avrebbero dovuto ruotare "inseguendo" il sole). La radiazione solare totale riflessa sulle due torri e immagazzinata da un ricevitore, si sarebbe trasformata in energia e calore attraverso un ciclo a turbina, per essere trasmessa poi all'ospedale.

Con una potenza termica pari a 170 kilowatt ciascuna, e una elettrica istallata di 80, le torri avrebbero garantito un fabbisogno elettrico annuo di circa 150 posti letto. In pratica si sarebbe trattato di un impianto di cogenerazione alimentato in modo ibrido con gas metano e con il sole. In presenza di sufficiente energia solare il consumo di gas sarebbe stato pari a zero.

Ad aprile 2005 l'impianto era quasi stato terminato ma i problemi si erano già dispiegati per intero. Esauriti i fondi della Regione, alla Esco Solar mancava la liquidità necessaria per ultimare i lavori. Il cantiere si fermò, per sempre. La somma spesa ammontava a 2 milioni e mezzo e il matrimonio tra Asl e Shap era naufragato. A settembre dello stesso anno l'Asl decise di chiedere al tribunale lo scioglimento della società con la convinzione di portare avanti in proprio il progetto. Pagò 187.200 euro per l'acquisto di alcune componenti necessarie al funzionamento dell'impianto, una mossa però fatale per l'ex direttore generale Alessandro Reggiani e l'ex direttore amministrativo Claudio Mazzoni. Di fatto i due nel 2008 furono messi sotto inchiesta dalla Corte dei Conti per danno erariale. Secondo il viceprocuratore Acheropita Mondera Oranges, spettava alla sola Esco Solar, che pur partecipata dall'Asl era un soggetto autonomo, sostenere tutte le spese per fornire l'impianto perfettamente funzionante. Reggiani e Mazzoni sono stati condannati a risarcire la cifra pagata nel 2011, seppur inferiore - 118mila euro - dopo alcuni appelli respinti alla sentenza del giugno 2009.

Le torri solari dopo otto anni restano uno scheletro a cielo aperto. Eppure nel 2008 l'intero impianto venne acquistato al tribunale fallimentare per 550mila euro dalla Inso di Montelupo Fiorentino, società controllata dal Consorzio Etruria, tra i principali gruppi privati di costruzioni italiani. La Inso, che ha costruito per intero il nuovo San Giuseppe, propose all'Asl un project financing che prevedeva non solo il recupero dell'impianto, ma anche l'adeguamento antisismico e l'ammodernamento del vecchio plesso ospedaliero, la palazzina H, e sempre a due passi dal nuovo San Giuseppe la palazzina E. Il secondo scempio che gravita intorno al nuovissimo polo ospedaliero di Empoli. Una struttura di 14mila metri quadri su quattro piani realizzata a fine anni '90 dalla ditta Gepco, poi fallita, e mai entrata in funzione per colpa di problemi strutturali di stabilità. Vennero piantati pali troppo corti nel terreno riportato dall'acqua. Così, essendo accanto all'Arno, c'era il rischio che potesse sprofondare. Nella palazzina E dovevano sorgere le sale operatorie e i laboratori d'analisi di quello che sarebbe diventato il nuovo ospedale. Poi le magagne con la ditta genovese, il cui titolare, il marchese Giacomo Cattaneo Adorno, è stato latitante per anni in Brasile salvo poi tornare in Italia dopo l'indulto del 2006. La Gepco, in sei anni dall'inizio dei lavori (che partirono a maggio del 1996), aveva prodotto poco dei due lotti previsti dall'appalto da 70 miliardi di lire complessivi. E soprattutto male. Tanto che successivamente si pensò di farci parcheggi, negozi e una mensa aziendale: al suo interno, impacchettate e ricoperte dalla polvere, ci sono ancora le apparecchiature per le cucine. Tutto ciò era contenuto nel project financing della Inso che prevedeva il recupero della struttura. Un investimento di circa 30 milioni di euro (di cui un terzo a carico dell'Asl), in cui era previsto anche l'adeguamento del vecchio San Giuseppe con la nascita di un asilo nido, ambulatori e spazi didattici. Il recupero delle torri solari e la costruzione ex novo di un corpo "I" dedicato ad altre attività commerciali e alla mensa aziendale, un elispazio per l'atterraggio e il decollo degli elicotteri ambulanza. La Inso chiese di  poter gestire per 22 anni la ristorazione dell'intera Asl 11, la manutenzione degli impianti, gli spazi commerciali e i parcheggi. L'inizio dei lavori sembrava imminente, ma ci fu uno slittamento al 2010. Nell'aprile del 2011 l'Asl 11, in considerazione delle condizioni peggiori rispetto al previsto degli edifici da riqualificare, ha chiesto 27 milioni di euro alla Regione per coprire i costi - lievitati ancor prima di partire - dei lavori. Ma a metà del 2012 non è stato posto ancora alcun tassello di rinascita. Regnano ancora polvere e degrado, a due passi da uno dei plessi ospedalieri più importanti della Provincia di Firenze.

Interpellata sulla vicenda delle torri solari dismesse e della Palazzina E, l'Asl 11 ha risposto con una nota a firma del direttore generale Eugenio Porfido in cui precisa che «i tanti anni di inutilizzo della Palazzina E non sono da imputare alla Asl 11, ma sono una conseguenza dell'impossibilità di agire fino a definitiva sentenza di risarcimento danni contro la ditta esecutrice, la Gepco di Genova. Nel 2010 la stessa Gepco è stata riconosciuta colpevole dalla Corte di appello di Firenze. Nel mese di aprile - spiega Porfido - sarà approvato un progetto esecutivo per il suo recupero, nell'edificio sorgeranno negozi, cucine e due piani destinati a parcheggio. C'è anche un progetto che riguarda le torri solari che prevede il riutilizzo delle strutture metalliche che supportano gli specchi, per il sostegno di nuovi pannelli fotovoltaici per la produzione di energia elettrica. Il progetto fa parte dell'ampliamento del plesso ospedaliero e la concessione edilizia è stata data alla azienda Asl 11».

Foto di Marco Pagli 

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