[19/04/2012] News

Il Sudan dichiara ufficialmente la guerra del petrolio contro il Sud Sudan

Al Bashir: «Dente per dente, occhio per occhio e attacco per attacco»

Il presidente sudanese Omar Hasan Ahmad al Bashir, uno che sulle spalle ha un mandato di cattura per genocidio  della Corte di giustizia internazionale, ha dichiarato ufficialmente guerra al Sud Sudan, dicendo di voler far cadere il governo del Sudan people's liberation movement (Splm) che governa a Juba da meno di un anno. La dichiarazione di guerra arriva mentre alla frontiera tra i due Sudan si combatte senza esclusione di colpi per le frontiere e soprattutto per il petrolio.

Ieri il presidente sudanese ha annunciato davanti all'assemblea del Partito del congresso nazionale, la forza politica del suo regime, che «A partire da oggi il nostro compito sarà quello di liberare i cittadini del Sud Sudan dal regno del Splm  e, a partire da oggi, sarà occhio per occhio, dente per dente, attacco per attacco, perché è chi ha iniziato la guerra che è più nel torto». Peccato che il Mpls abbia vinto con oltre il 90% il referendum per l'indipendenza del Sud Sudan e che, dopo la fine della ventennale guerra di indipendenza che ha devastato il Paese, sia stato a fianco di al Bechir nel governo di transizione del Sudan ancora unito. 

Ma l'uomo forte di Khartoum ora dice: «Abbiamo fatto un errore storico permettendo al Splm di governare il sud, ma correggeremo questo errore ed abbiamo un obbligo morale verso i nostri concittadini del Sudan del Sud, che è quello di salvarsi dal Splm». Veramente i cittadini del Sud Sudan, una volta tanto senza divisioni etniche e tribali, avevano deciso in massa di salvarsi dalla dittatura islamica di Al Bashir. Comunque è chiaro che il Sudan vuole cancellare con i carri armati ed i bombardamenti aerei l'indipendenza del più giovane Stato del mondo, e che questo potrebbe avere ripercussioni incalcolabili sui Paesi vicini e su tutta l'Africa.

Ma il Sud Sudan ha certamente molte colpe, a partire da quella di non essere riuscito ad uscire dalle sue bellicose  abitudini guerrigliere, credendo di poter risolvere tutto con la forza. Al Bashir ha buon gioco quando accusa  il governo di Juba di non rispettare gli accordi e i trattati firmati dai due Paesi prima dell'indipendenza del Sud e i sudanesi sono tutti con lui quando dice (con una bella faccia tosta, visto quello che ha combinato lui in Darfur): «Queste persone non mantengono le promesse e non rispettano alcun documento, sono loro i traditori». 

Il nazionalismo infiamma Khartoum e il dittatore minaccia la riconquista del Sud armi alla mano: «Il Sudan non dovrà essere diretto in maniera differente tra il nord e il sud, che siano loro a venire a prendere il controllo di Khartoum o che noi andremo a prenderemo il controllo di Juba».

La guerra ormai  non ha più finzioni diplomatiche dopo i nuovi scontri ad Aweil - nel Sud Sudan, a circa 160 km ad ovest dell'enorme giacimento petrolifero di Heglig - occupato dall'esercito sud-sudanese dal 10 aprile.

Una sonora sconfitta sul campo che ha tagliato la metà della produzione petrolifera del Sudan e mandato su tutte le furie il regine di Al Bashir. Il Consiglio di sicurezza dell'Onu ha chiesto al Sudan di cessare i bombardamenti aerei sui centri abitati del Sud Sudan e all'esercito sud-sudanese di ritirarsi da Heglig.

L'ambasciatrice Usa all'Onu, Susan Rice, ha detto: «I membri del Consiglio hanno discusso dei mezzi per mobilitare l'influenza del Consiglio per premere sulle parti per adottare queste misure ed hanno incluso in questa discussione un dibattito su delle potenziali sanzioni».

Ma mentre al Palazzo di vetro dell'Onu a New York si dibatte al confine dei due Sudan si muore come sempre, come prima e dopo l'indipendenza, per il petrolio.  

 

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