[18/04/2012] News

In piazza per le rinnovabili: «Seguire l'esempio della Germania, non quello della Spagna»

Ferrante: «Nelle slide di Passera manca quella della green economy»

Numerosi cittadini, associazioni, lavoratori e imprenditori delle rinnovabili stanno manifestando a Roma davanti a Montecitorio per chiedere al governo di rivedere i decreti approvati. Il senatore del Pd Francesco Ferrante ha detto: «Tra le "slide" del ministro Passera utilizzate per illustrare ai partiti che sostengono il governo il piano di crescita dell'Italia, manca quella dedicata alla green economy. O meglio, il ministro ha illustrato nei giorni scorsi un piano sulle rinnovabili, ma che ha tutte le potenzialità per affossare un comparto che in questi anni di crisi è stato positivamente in controtendenza. qualcosa non quadra: ieri il ministro ha spiegato ai segretari dei partiti l'intenzione, giustissima,  di attirare investimenti dall'estero, ma qualche giorno fa, presentando i decreti sulle rinnovabili ha scaturito l'effetto opposto, perché con l'ennesimo cambiamento della normativa molte aziende straniere valutano seriamente di spostare dall'Italia i propri investimenti. Energia rinnovabile vuol dire innovazione, e l'Italia che deve crescere non può farne a meno. Per questo motivo i decreti sugli incentivi devono essere corretti, perché in caso contrario ci saranno ricadute gravi a livello di investimenti e occupazione per migliaia di piccole e medie aziende».

Secondo Andrea Boraschi, responsabile della campagna clima e energia di Greenpeace, «Ancora una volta gli amici del carbone e del petrolio cercano di compromettere lo sviluppo delle rinnovabili in Italia: Enel  è in prima fila in questo ignobile killeraggio. Enel, che è un'impresa controllata dallo Stato, deve attrezzarsi per partecipare davvero, e senza fare greenwashing, alla Green Economy. Nel 2011 gli investimenti sulle rinnovabili hanno rappresentato lo 0,5% del Pil italiano ovvero, senza questo settore avremmo dovuto mettere il segno "meno" davanti ai numeri della crescita dell'economia nazionale. Il tentativo in atto di sabotare le rinnovabili è dunque doppiamente osceno: per l'ambiente e per l'economia».

Le aziende eoliche dell'Anev sono in piazza «Per difendere il proprio comparto industriale, messo in pericolo dal lungo ritardo nell'attuazione del Decreto Rinnovabili che si attende da settembre e, secondo quanto i Ministeri competenti hanno fatto trapelare, dai tagli radicali agli incentivi e da meccanismi, come quello delle aste, che renderanno assai difficile ed incerto ogni tipo di investimento». Anev dice che «Imprenditori, manager e dipendenti appartenenti alle numerose aziende delle rinnovabili, vedono messi in discussione la propria attività ed il proprio futuro, in un settore che ha tutte le potenzialità per decollare, creando sviluppo, occupazione, vantaggi economici per il Paese, miglioramento della bilancia commerciale, maggiore indipendenza dall'estero e riduzione dei costi dell'elettricità, ma che di fatto è stato messo in ginocchio. Infatti è in corso una campagna mediatica che sta mettendo in luce solo i rischi e gli impatti in bolletta di questa crescita e non gli enormi vantaggi per il Paese, i cittadini e le aziende da una prospettiva di investimento in un modello energetico pulito, efficiente, distribuito. L'Anev chiede, con la civiltà e la compostezza che l'ha sempre contraddistinta, che i ministeri rivedano il provvedimento, ma con forza chiede una analoga proroga di 12 mesi nell'applicazione dei nuovi sistemi incentivanti, per garantire stabilità, certezza e salvaguardia degli investimenti già in corso di realizzazione da parte degli operatori del settore. Si auspica inoltre che decisioni di questo genere vengano prese con un confronto trasparente e una seria analisi costi/benefici, coinvolgendo i rappresentanti del settore nel processo decisionale. Non meno importanti sono gli aspetti legati alla salvaguardia dell'ambiente: le rinnovabili stanno mutando il sistema energetico mondiale sempre più votato al rispetto delle generazioni future e alla qualità della vita. In questo contesto l'Italia rischia di rimanere il fanalino di coda, pur avendo tutte le caratteristiche per rappresentare un'eccellenza in materia di tecnologia e sviluppo delle rinnovabili».

Il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini sottolinea che «Per la prima volta il mondo delle rinnovabili scende in piazza mostrando la sua forza e determinazione nell'impedire che nel nostro Paese si ponga fine allo sviluppo delle energie pulite come volano di crescita economica e di sostenibilità ambientale. "Il Governo, e in particolare il ministro Passera, hanno sbagliato nel metodo, approvando i decreti senza alcun confronto con le associazioni di settore, e nel merito, perché i testi sono pieni di impedimenti burocratici e di barriere agli investimenti che avrebbero l'effetto di fermare i successi realizzati in questi anni in termini di produzione di energia pulita e di nuova occupazione. I decreti devono essere cambiati e al Governo spetta la responsabilità di riaprire il confronto, perché il sistema di registri e aste, limiti annui e nuovi balzelli, previsto da Passera non ha paragoni al mondo per complessità. Proprio le fonti rinnovabili termiche ed elettriche, il risparmio e l'efficienza energetica sono la strada maestra per ridurre i costi delle bollette di famiglie e imprese che sono stati alla base delle polemiche delle ultime settimane. Pare, però, che per il governo la questione si sia ridotta unicamente ai tagli alle rinnovabili, proprio come volevano i produttori di energia da carbone, petrolio e fonti fossili. Oltre a rinviare per l'ennesima volta i decreti sulle rinnovabili termiche che sono in attesa da settembre, nessuna proposta sta arrivando dal ministro Passera o dall'Autorità per l'energia per cancellare le tante voci di spesa insopportabili che ancora si trovano nelle bollette degli italiani o per ridare speranza ai consumatori dopo il fallimento delle offerte ‘biorarie' proprio per i rincari nelle ore serali da parte delle aziende elettriche. Chiediamo all'esecutivo di avere coraggio nell'aiutare le famiglie e le imprese rispetto ai costi delle bollette, ad esempio premiando con sconti chi riduce i consumi e rendendo finalmente possibile la realizzazione di reti elettriche private per condomini e utenze distribuite e cancellando le tasse che incidono ingiustamente sulla cogenerazione e sulla vendita diretta di energia da rinnovabili».

In piazza Montecitorio ci sono anche gli Ecologisti Democratici e il loro presidente, Fabrizio Vigni, ha detto: «I decreti sulle rinnovabili devono essere corretti. Altrimenti si rischia una brusca frenata al loro sviluppo. Sarebbe un brutto errore, visti i buoni risultati già raggiunti dal punto di vista della produzione di energia pulita, crescita degli investimenti, nuova occupazione. L'Italia deve accelerare, non frenare: puntare sulla green economy è essenziale per uscire dalla crisi e rilanciare l'economia. Va contrastata la campagna mediatica che cerca di impedire la costruzione di un nuovo modello energetico più ecologico, efficiente, distribuito. Il governo non può annunciare obiettivi addirittura più ambiziosi nello sviluppo delle rinnovabili e nello stesso tempo emanare decreti che, di fatto, vanno in senso opposto. Si introducono appesantimenti burocratici e barriere agli investimenti che avrebbero l'effetto di frenare bruscamente quello sviluppo che ha portato nel giro di pochi anni l'Italia in situazioni di eccellenza. Invece di seguire l'esempio virtuoso della Germania, che ha ottenuto straordinari risultati attraverso un modello semplice ed efficace e con incentivi in graduale riduzione ma certi nel tempo, rischiamo di finire come la Spagna che, a causa di una maldestra politica, dopo un iniziale boom ha avuto una bruttissima frenata. C'è da augurarsi che la Conferenza Stato - Regioni apporti modifiche ai decreti e che il governo ascolti le ragionevoli richieste delle imprese e delle associazioni. Chiediamo anche che il governo vari rapidamente il decreto sulle rinnovabili termiche, renda permanente il 55% per il risparmio energetico nelle ristrutturazioni edilizie, definisca un nuovo Piano energetico nazionale».

Alla manifestazione partecipa anche il responsabile green economy del Pd, Ermete Realacci, che ha detto: «Se i decreti non verranno drasticamente modificati si rischia di seppellire con improbabili e vessatorie norme burocratiche uno dei settori più promettenti settori più promettenti della green economy, quello che può concretamente rappresentare una via per il futuro della nostra economia».

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