[18/04/2012] News

Guerra del petrolio: il Sudan bombarda i centri abitati del Sud Sudan

Colpita base Onu

Ormai tra Sudan e Sud Sudan è guerra: la United Nations mission in South Sudan (Unimiss) ha denunciato la continuazione dei bombardamenti aerei su zone abitate da civili negli Stati sud sudanesi di Unity e Warrap. La Minuss ha ricordato di avere il mandato di «Proteggere i civili che sono sotto la minaccia di una violenza fisica imminente». Durante gli ultimi giorni la Minuss ha confermato diversi bombardamenti e che la sera del 15 aprile 5 bombe sono state lanciate sul villaggio di Mayom, colpendo una base della missione Onu e facendo 8 morti e 22 feriti, tutti civili.

In una dichiarazione alla stampa, Hilde Johnson, rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu in Sud Sudan, ha detto: «La perdita di vite umane causata dai ciechi bombardamenti a Bentiu e Mayom sono inaccettabili. E' responsabilità delle parti interessate alle ostilità di rispettare l'integrità fisica dei civili ed il loro diritto a vivere senza la paura di essere sfollati. Richiamo le due parti a rispettare i diritti dell'uomo ed il diritto umanitario internazionale, a proteggere i civili ed a garantire la sicurezza delle organizzazioni di aiuto umanitario internazionali, così come il personale ed i beni dell'Onu».

Anche l'alto commissario per i diritti umani dell'Onu, Navi Pillay, ha esortato Sudan e Sud Sudan a mettere fine alle violenze che hanno stracciato l'accordo di pace raggiunto dopo decenni di conflitto armato, e che hanno portato all'indipendenza del Sud nel 2011. «Nel corso della settimana passata abbiamo assistito ad una intensificazione dell'utilizzo di aerei militari Antonov e di aerei da caccia per degli attacchi con bombe e razzi - ha detto la Pillay - compreso in zone molto vicine agli uffici delle organizzazioni internazionali. Tali attacchi deplorevoli devono cessare immediatamente».

Ma intanto l'esercito del Sud Sudan ha occupato la regione petrolifera di Heglig, nel Kordofan meridionale (in territorio sudanese), mentre milizie nordiste sono penetrate nella zona di Abyei nel Sud Sudan. La Pillay lancia un appello disperato: «C'è ancora tempo per tirarsi indietro dal baratro e portare tutte le parti ad un tavolo per negoziare soluzioni diplomatiche sui disaccordi sui confini, il petrolio, la cittadinanza e le altre questioni cruciali».

L'aviazione sudanese il 15 aprile ha bombardato anche le installazioni petrolifere di Heglig, occupate dal 10 aprile dal Sud Sudan. Heglig è una regione ricca di petrolio a nord della linea di confine tra nord e sud stabilita già nel 1956, e produce 115.000 barili di greggio al giorno, la metà della produzione petrolifera del Sudan, che quindi non può lasciarla in mano ai sud-sudanesi. A Marzo il presidente sud-sudanese Salva Kiir Mayardit aveva detto che Heglig appartiene al Sud Sudan, rivendicazione respinta sia da Khartoum che dal'Unione Africana e anche l'Onu ha chiesto all'esercito di Juba di ritirarsi senza condizioni da Heglig, assegnata al Sudan tre anni fa da una commissione della Corte di giustizia internazionale.

L'epicentro della Guerra del petriolio, Heglig, si trova a metà della frontiera di 1.800 km che separa i due Sudan e che ha alcune aree non ancora definite per carenze cartografiche e a causa dei grandi spostamenti di popolazioni attuati dal Sudan per far posto alle i istallazioni petrolifere straniere. Heglig si trova tra l'Abyei, un'altra zona disputata e in guerra, e le montagne di Nuba, nello Stato sudanese del Sud Kordofan, dove l'esercito di Khartoum si batte contro i ribelli dello Spla-N legati al governo di Juba. Heglig è anche vicina alla città frontaliera di Jaw, occupata dallo Spla-N a fine febbraio.

Durante i negoziati che portarono all'Accordo di pace globale del 2005, Heglig, che i sud sudanesi chiamano Panthou, era stata inclusa nella regione di Abyei, una delle "Tre Zone", insieme al  Sud Kordofan ed al Nilo Blu, dove i confini tra Sud e Nord non erano stati definiti. Abyei è occupata dall'esercito Sudanese dal maggio 2011. Dopo che Khartoum aveva riscritto armi alla mano le frontiera dell''Abye, la superficie dell'area è stata considerevolmente ridotta secondo la sentenza della Corte internazionale, e Heglig è stata assegnata al Sud Kordofan, mentre Juba dice che fa parte del suo Stato di Unity .

Dopo la presa di Heglig, il Parlamento sudanese ha dichiarato all'unanimità «Nemico» il Sud Sudan, ma è ormai quasi un mese che i due Sudan si affrontano intorno ai campi petroliferi. La verità è che stanno venendo al pettine tutte le irrisolte questioni frontaliere che avrebbero dovuto essere definite prima dell'indipendenza del Sud Sudan, in particolare la spinosa questione della ripartizione delle risorse petrolifere che si trovano in maggioranza al Sud ma che vengono sfruttate attraverso oleodotti che portano ai porti del Nord.

Per ora i bombardamenti dell'aviazione di Khartoum si sono limitati alle regioni frontaliere, ma si teme che possano colpire anche Juba, come rappresaglia per le sconfitte a terra subite dall'esercito sudanese da parte della Spla. Il Sud Sudan accusa il Nord di aver bombardato il 12 aprile Bentiu, capitale dello Stato di Unity, e il presidente Kiir ha detto al suo giovanissimo Parlamento: «Io ripeto che noi non risprofonderemo il popolo sud sudanese nella guerra, ma se veniamo aggrediti in questa maniera, dovremo difenderci. Chiedo ai cittadini della Repubblica del Sudan, in particolare alle madri, di non lasciare che i loro figli si facciano coinvolgere in una guerra che non ha senso», la quale però, aggiungiamo noi, continua con insensata ferocia da ambo le parti.

Mukesh Kapila, che ha diretto le operazioni Onu in Sudan nel 2003 e 2004 e che ora lavora per l'Ong umanitaria Aegis Trust, ha spiegato all'agenzia Irin: «L'Accordo di pace globale ha eluso le richieste legittime delle popolazioni marginalizzate che soffrono da lungo tempo nelle regioni di Nuba, Abyei, del Nilo Blu e del Darfur. Se non si procede ad un tentativo sincero di risoluzione della situazione in maniera giusta ed equa, dei conflitti violenti continueranno a scoppiare qui e là. La cittadinanza, il petrolio e la demarcazione della frontiera può darsi complichino il tavolo, ma sono in gran parte legati alle richieste degli abitanti maltrattati delle zone frontaliere del Sudan, e occorrerà in seguito tenerne conto affinché i due Paesi conoscano la pace e la stabilità».

 

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