[17/04/2012] News

La Russia rinuncia al "potenziamento" dei reattori nucleari tipo Chernobyl

Il monopolista di Stato del nucleare russo, Rosenergoatom, ha finalmente abbandonato la pericolosa idea di aumentare le capacità termiche dei reattori nucleari Rbmk-1000 come quelli di Chernobyl, ma purtroppo sta ancora sperimentandola sui Vver. L'idea di "potenziare" i vecchi reattori di epoca sovietica, facendo "girare il motore" ad una potenza superiore a quella del progetto iniziale, è stata messa in atto da Rosenergoatom Concern, una branca di Rosatom, per aumentare il rendimento di 10 centrali nucleari in funzione in Russia, sia con reattori Vver che Rbmk-1000.

La Russia ha undici Rbmk ancora in funzione in tre impianti nucleari: Kursk e Kurchatov, la centrale nucleare di Leningrado, vicina a San Pietroburgo, e Smolensk, nella Russia europea. La centrale di Kursk è stata scelta come sito pilota per il miglioramento termico. Dal 2009 un esperimento era infatti in corso nell'unità 1 di Kursk, che utilizza 4 reattori Rbmk-1000, e alcuni operatori hanno confermato all'Ong norvegese-russa Bellona che a Kurchatov il programma pilota utilizzava un reattore al 105% della sua potenza nominale, ma l'esperimento si è ufficialmente concluso nel dicembre 2011 e il reattore tipo Chernobyl e stato riportato al funzionamento previsto dal  progetto iniziale.

Il pericolo gravissimo che si corre è che una gestione potenziata di  un reattore di un qualsiasi tipo aumenti anche i rischi per il contenitore del reattore, le tubazioni ed altre attrezzature fondamentali per la sicurezza del reattore. «Accrescere la capacità termica di un reattore in tal modo conduce  inevitabilmente a compromettere la sicurezza ed a rischi di incidenti maggiori - dicono a Bellona - per non parlare della necessità implicita di modificare e aggiornare i vari componenti del reattore, anch'essa un'impresa pericolosa e costosa».

Nel 2007 Rosatom ha adottato il "Program for increasing electric power output at generating units of nuclear power plants in operation by Concern Rosenergoatom for 2007 to 2015." e Rosenergoatom ha approvato un "Sub-program for implementing five-percent increases in thermal output at generating units of RBMK-running nuclear power plants in operation by Concern Rosenergoatom for 2007 to 2015", eppure i reattori Rbmk-1000, che dovevano essere potenziati del 10%, avevano già dimostrato ampiamente tutta la loro pericolosità e la loro disastrosa inaffidabilità nel 1986 con la catastrofe di Chernobyl in Ucraina, ed includerli in un programma di potenziamento termico sembra essere un esercizio di estrema avventatezza.

Nel gennaio 2011, nel corso un'audizione pubblica a Kurchatov per discutere il progetto di valorizzazione termica dell'Unità 1, dovevano essere presentati i materiali dell'esperimento e lo stato di valutazione ambientale, come prerequisito per il deposito di una richiesta di licenza per gestire il reattore al di sopra della sua capacità nominale, ma dall'udienza sono emersi i rischi e l'esperimento sull'Rbmk di Kursk è stato definito dagli ambientalisti «Una scommessa pericolosa confinante con la negligenza criminale». Bellona San Pietroburgo ha presentato pesantissime osservazioni che dimostravano come nella documentazione di Rosatom fossero assenti gli impatti potenzialmente gravi del potenziamento sull'intera struttura, cosa che andava ben oltre la possibilità di incidenti. Inoltre l'aumento del "carico" aumentava anche il pericolo di radiazioni, con  aumenti significativi previsti di emissioni di radionuclidi, come quelle di iodio-131.

Il progetto richiedeva inoltre una serie di opere di adeguamento, come ad  esempio sul separator drum, un dispositivo che separa dall'acqua il vapore necessario per far girare la turbina, i disaeratori ed altre attrezzature, ma il progetto originale non prevedeva le alterazioni nel funzionamento dei reattori previste dall'esperimento.

E' improbabile però che siano state le critiche di Bellona e degli altri ambientalisti a far  desistere da questo folle progetto Rosatom; è più facile che il governo russo sia stato costretto a rivedere il suo programma di potenziamento e ad escludere gli Rmbk dalle ulteriori sperimentazioni a causa della nuova catastrofe nucleare del marzo 2011 a Fukushima Daiichi, in Giappone, che ha fatto riemergere l'incubo nucleare di Chernobyl. Solo dopo  il capo di Rosatom, Sergei Kiriyenko, ha spinto la sua società ad abbandonare il progetto di costruire addirittura un quinto reattore Rbmk a Kursk, un progetto che aveva languito per decenni dopo il disastro di Chernobyl.

Comunque, è certamente una buona notizia che il folle tentativo di potenziare il peggior nucleare russo sia  fallito e che probabilmente  i reattori Rbmk siano destinati a finire nella pattumiera radioattiva della storia. Resta, come abbiamo detto, il rischio dei reattori Vver, anche se sembra che nei documenti ufficiali aumentino i  dubbi su di loro, ma il potenziamento è previsto in un prossimo futuro per 4 unità della centrale di Balakovo (regione di Saratov, circa 900 chilometri a sud est di Mosca), per i reattori  1 e 2 di Rostov (Volgodonsk - sul fiume Don, nel sud ovest della Russia) e i 4 reattori  della centrale nucleare di Kalinin (Regione di Tver, a 200 chilometri da Mosca), che saranno operativi al 104% della capacità termica; le unità 3 e 4 della centrale nucleare di Kola, nell'estremo nord della penisola di Kola sarà portata addirittura al 107%. Insomma, saranno interessati tutti i reattori Vver russi più recenti. Le uniche eccezioni riguardano i più vecchi ed inaffidabili Vver-440/V-230, ancora in funzione a Kola (reattori 1 e 2) e le 5 unità di Novovoronezh, nella Regione di Voronezh, nella Russia centrale europea, che gestisce vecchi modelli considerati  essenzialmente prototipi per i successivi progetti Vver.

«I rischi associati a questi esperimenti non sono meno pesanti  di quelli dell'incremento dei reattori Rbmk  e per quel che questo può comportare» spiega Bellona. Nel giugno del 2011, gli ambientalisti hanno cercato di evidenziare questi pericoli durante un'audizione pubblica convocata a Polyarniye Zori, la città satellite della centrale nucleare di Kola, ma Rosatom è riuscita a garantirsi il sostegno della cittadinanza che praticamente lavora tutta nel nucleare.

 

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