[16/04/2012] News

Fuga di gas nel Mare del Nord: l'operazione "dynamic kill" potrebbe peggiorare le cose

Siamo ormai al 22esimo giorno della gigantesca fuoriuscita del gas dalla piattaforma offshore Elgin della Total, nel Mare del Nord al largo della Scozia, e la multinazionale energetica francese dal 13 aprile ha sul luogo una squadra per arginare la falla e per avviare i preparativi dell'operazione di "dynamic kill" che inizierà a maggio e che dovrebbe bloccare definitivamente la fuoriuscita. La Total prevede anche di realizzare due "pozzi di soccorso" per diminuire la pressione del gas. Gas sta fuoriuscendo dalla piattaforma a circa 200.000 metri cubi al giorno e non sembra diminuire. Una patina di gas condensato rimane visibile sulla superficie dell'acqua.

La squadra di tecnici della crisis management company Wild Well Control, arrivata direttamente dal Texas, ha detto che l'operazione di "dynamic kill" presenta condizioni abbastanza sicure e la Total ha messo su You Tube un'animazione (che pubblichiamo) sui suoi progetti per mettere sotto controllo la gigantesca fuga di gas ed ha tre piattaforme e una nave di grandi dimensioni per avviare le operazioni.

le piattaforme candidate ad eseguire le trivellazioni di sicurezza sono la Transocean Sedco 714 e il jack-up Rowan Gorilla V, mentre il "dynamic kill" potrebbe farlo la piattaforma Aker Skandi, che pomperebbe il fango nel pozzo, anche se la Total non conferma. Altre fondi indicano come più probabile l'utilizzo di tre strutture della Transocean: Sedco 704, Sedco 712 e JW McLean che sarebbero già disponibili e nel Mare del Nord.

Ma secondo il giornale norvegese Tekniskukeblad non sarebbe molto saggio utilizzare la tecnica del "dynamic kill", che comporta il pompaggio di fango pesante nel pozzo: «La Total si troverà ad affrontare numerose sfide se tenta il c"dynamic kill", se non addirittura a rischiare di realizzare una perdita peggiore». La pensa così anche Trygve Rinde, un esperto della Flow Technology Acona che ha spiegato sul Tekniskukeblad: «La sfida di una fuoriuscita di gas è che le velocità dei gas e dei fluidi che fuoriescono è alta. Questo significa che il gas diluisce il fango ed evita che circoli lentamente. L'operazione deve quindi essere eseguita più velocemente e le pompe e le pressioni sperimenteranno enorme impatto a causa della velocità e dell'attrito nel pozzo».

Alla fine queste complicazioni potrebbe portare allo sviluppo di altri "buchi" sul fondale dove è ancorata la piattaforma Elgin, attraverso il quale attualmente si sviluppano le perdite di gas. «Quella tubazione non è progettata per resistere ad una tale pressione - sottolinea Rinde - Pertanto, il tamponamento potrebbe diventare una procedura complessa. Il funzionamento della pompa deve essere eseguito in modo che non danneggi ulteriormente il tubo già sovraccarico. La procedura è abbastanza difficile dato che il pozzo è vecchio e ha sperimentato molti anni di usura: la questione è cosa sia in grado in realtà di tollerare».

Anche il presidente dell'associazione ambientalista norvegese-russa Bellona, Frederic Hauge e il suo consigliere Erland Fjøsna, che ha una grossa esperienza in "multiphase flow", sono del tutto d'accordo con l'analisi di Rinde: e temono per le conseguenze dell'immissione di fango in pipeline separate da sacche di gas relativamente grandi.

Karl Kristiensen, anche lui di Bellona, sottolinea che l'operazione "dynamic kill" pone un dilemma: «Deve essere condotta una valutazione globale del rischio, in quanto abbiamo ancora una perdita di gas attiva e nessuna garanzia che il "dynamic kill" funzionerà. E' necessario trovare un equilibrio tra l'arrestarla o peggiorarla, nonché un'analisi del multiphase flow che ne risulterà. I pozzi di soccorso che dovrebbero essere trivellati simultaneamente potrebbero mitigare il danno continuo se la "dynamic kill" dovesse fallire».

Il gas che fuoriesce dalla piattaforma Elgin proviene dalla formazione Hod di gesso e calcare, che copre una vasta area, a circa 4.500 metri sotto il mare ed a circa 1.500 metri e dal pozzo. Il gas della formazione Hod è portato in superficie da una tubazione lunga 4.500 sul fondale marino e poi per 1.500 metri dal deposito principale del pozzo G-4. Le informazioni sulla formazione Hod sono lacunose, dato che le riserve non sono mai state sfruttate commercialmente. Tuttavia si sa che il gas che contiene è "pulito", no contiene acido solfidrico e questo diminuisce l'impatto ambientale.

La debolezza della tubazione non è certo un mistero per la Total, come ammette in un rapporto del 2005 del quale è entrata in possesso Bellona e dove si legge: «Ci si è resi conto che gli involucri cementati convenzionalmente è improbabile che mantengano questo gas al loro interno durante il ciclo di vita di produzione dei pozzi».

In seguito le procedure di perforazione sono migliorata ma è chiaro che nemmeno queste procedure aggiuntive hanno evitato la fuoriuscita di gas dalla formazione di Hod che rappresenta oggi un notevole georischio. Il pozzo risale al 1997 ma altri pozzi sono ancora più vecchi e probabilmente più pericolosi, alcuni mostrano una pressione maggiore rispetto alla media della formazione Hod, che è di 800 bar.

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