[12/04/2012] News

Decreti Rinnovabili. Legambiente: «Qualche passo avanti ma rischio stop investimenti»

Il 18 aprile associazioni e aziende delle rinnovabili in piazza a Roma

I decreti ministeriali sulle rinnovabili varati ieri sera non sembrano convincere il vicepresidente di Legambiente Edoardo Zanchini: «E' evidente il mancato confronto con le associazioni e le aziende del settore. Nei decreti ministeriali varati ieri c'è qualche passo avanti ma si rischia di bloccare lo sviluppo delle fonti pulite con i tetti annui alle installazioni, il complicato sistema delle aste e l'obbligo dei registri per gli impianti che tolgono ogni certezza agli investimenti. I limiti annui fissati per le diverse fonti, inoltre, rendono impossibile raggiungere gli obiettivi europei al 2020. Se rispetto alla prima bozza, si vede il ruolo positivo svolto dal ministro dell'ambiente Corrado Clini, questo non può comunque bastare. Non si può essere soddisfatti di una proposta che, di fatto, rende più incerti e complicati gli investimenti per famigli e aziende. Lo sviluppo delle fonti rinnovabili in Italia, infatti, produce nuova occupazione, contribuisce a ridurre le importazioni delle fonti fossili e a diminuire i costi in bolletta. Per regolare il settore servirebbe quindi un confronto vero e trasparente con le aziende e le associazioni delle rinnovabili. Occorre rivedere i decreti con una regia che deve coinvolgere anche il Gse e l'Autorità per l'energia, in modo da evitare che la pressione dei grandi produttori termoelettrici abbia il sopravvento, ma soprattutto, occorre intervenire sui registri previsti per gli impianti e sui tetti annui alle installazioni, che impediscono ogni certezza agli investimenti, tanto da rendere assolutamente utopistica la promessa del ministro Passera per cui dovremmo anticipare gli obiettivi europei al 2020».

Secondo i Verdi «Così sarà azzoppato un settore da cui si prevedevano 260.000 posti di lavoro. "Scopo del Governo è programmare una crescita dell'energia rinnovabile più equilibrata". L'ambiguità del comunicato proveniente dai ministeri sta tutta nell'ultima parola. Perché equilibrio in questo caso è sinonimo di riduzione, ovviamente degli incentivi destinati a fotovoltaico e alle altre fonti energetiche che ci permettevano di ridurre la produzione di emissioni di gas a effetto serra. Non si capisce perché la crescita debba essere "più equilibrata", un modo dolce per dire tra le righe qualcos'altro: lo sviluppo delle rinnovabili stava mettendo in difficoltà i piani di retroguardia di chi riesce ancora a controllare le decisioni politiche sulle questioni energetiche»..

Francesco Ferrante, responsabile delle politiche sui cambiamenti climatici ed energia del Pd, e Roberto Della Seta, capogruppo Pd in Commissione Ambiente, dicono in una nota congiunta: «Condividiamo la scelta del Governo di puntare a obiettivi più ambiziosi di quelli scelti dal Governo Berlusconi e di quelli che la stessa Europa ci imporrebbe per quanto riguarda la percentuale di energia elettrica da fonti rinnovabili che passerebbe dal 26% al 35% nel 2020, ma gli strumenti scelti per rendere concreto il raggiungimento di tale target non sembra non adeguati». I due senatori ecodem stigmatizzano due aspetti di metodo: «In nessun altro campo e sicuramente in nessun altro Paese europeo, provvedimenti così importanti si prendono senza farli precedere da consultazioni formali con i rappresentanti di settore, procedura che eviterebbe per esempio che i provvedimenti scontino eccessi di "teorizzazioni professorali" che non tengono conto della realtà quali ad esempio l'introduzione di registri per impianti di potenza molto ridotta, e il fatto che un settore industriale così delicato sia sottoposto a continui cambiamenti di regole e che si proceda per annunci. Nel merito riteniamo che se già  le aste previste dal decreto Romani per i grandi impianti erano di difficile praticabilità, adesso l'introduzione di registri per impianti relativamente piccoli (da 12 KW per il fotovoltaico e da 50 KW per gli altri) rischia di vanificare tutto l'impianto e renda impossibile il raggiungimento degli stessi obiettivi che si dichiarano in premessa. Sembra che la preoccupazione, peraltro condivisa, di tenere sotto controllo la quantità  totale degli incentivi che pesano in bolletta abbia prevalso sulla costruzione di un sistema semplice, efficace ed efficiente. Abbiamo proposte concrete a partire da un ddl che abbiamo già  presentato e che farebbe risparmiare a cittadini e imprese 4 miliardi di oneri impropri che pesano attualmente in bolletta elettrica, e basterebbe copiare sistemi che funzionano, come quello tedesco per sostenere il settore più vivace della green economy e forse dell'intero sistema economico e d'atra parte evitare speculazioni ed extra profitti.Confidiamo che le Regioni sappiano correggere almeno gli aspetti più 

evidentemente sbagliati dei decreti, e il nostro Partito farà pesare la sua forza a questo fine».

Legambiente conferma la mobilitazione del 18 Aprile davanti a Montecitorio insieme alle aziende e alle associazioni delle rinnovabili e rileva anche «La mancanza di novità, nei decreti, rispetto alla possibilità di premiare l'autoconsumo di energia prodotta da rinnovabili e l'efficienza energetica. Cosa assolutamente possibile attraverso l'apertura alle reti elettriche private per condomini e utenze distribuite e la cancellazione delle tasse che incidono ingiustamente sulla cogenerazione e sulla vendita diretta di energia prodotta da tecnologie rinnovabili».

Anche Sos Rinnovabili rilancia l'appello "Salviamo il futuro delle rinnovabili" e invita tutti ad essere in piazza il  18 Aprile in piazza per le energie pulite: «Le fonti pulite stanno cambiando il sistema energetico italiano con vantaggi che diventano sempre più evidenti in termini di produzione (che ha raggiunto il 26,6% rispetto ai consumi elettrici nel 2011), di riduzione delle spese legate al protocollo di Kyoto, di creazione di oltre 100mila nuovi posti di lavoro, ma anche economici complessivi per il Paese e oggi anche di riduzione del costo dell'elettricità nel mercato elettrico all'ora di picco grazie al solare e all'eolico. Questa prospettiva è in pericolo, proprio perché sta mettendo in crisi i grandi gruppi energetici e gli impianti di produzione di energia elettrica da carbone, petrolio e gas. E' in corso una campagna mediatica che sta mettendo in luce solo i rischi e gli impatti in bolletta di questa crescita e non gli enormi vantaggi per il Paese, i cittadini e le aziende da una prospettiva di investimento in un modello energetico pulito, efficiente, distribuito. Purtroppo, invece di approvare i decreti attuativi per le rinnovabili termiche e quelle elettriche (fotovoltaico escluso) che si attendono da settembre, ora si parla di tagli radicali degli incentivi per il fotovoltaico con un, nuovo, quinto conto energia e di limiti e tagli per tutte le altre fonti. Soprattutto, si vuole mettere tetti annui di spesa, aste difficilmente efficaci e registri per ogni tipologia di impianto che non sia domestico, togliendo ogni certezza agli investimenti. Il mondo delle rinnovabili, le imprese nate in questi anni, gli oltre 100mila nuovi occupati, le associazioni di settore e ambientaliste scendono in piazza per contrastare questa prospettiva. Non è accettabile che decisioni di questo genere vengano prese senza un confronto trasparente e una seria analisi costi/benefici. Soprattutto, noi pensiamo che le rinnovabili debbano essere al centro del futuro energetico dell'Italia».

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