[06/04/2012] News

Almeno su un punto la Conferenza di Rio+20 non può fallire: agire

La comunità scientifica ormai è concorde: cin troviamo nell'Antropocene

La grande conferenza scientifica "Planet Under Pressure" (www.planetunderpressure2012.net), organizzata dall' International Council for Science (ICSU) e dall'Earth System Science Partnership (ESSP), che si è tenuta alla fine di marzo a Londra e della quale abbiamo già parlato nelle pagine di questa rubrica la scorsa settimana, ha focalizzato la sua attenzione sul forte richiamo fatto al mondo della politica, delle istituzioni, delle imprese, della società civile: oggi il nostro imperativo è agire.

La conoscenza che la comunità scientifica internazionale che si occupa da decenni del Global Environmental Change (GEC), ha sin qui acquisito sugli effetti dell'impatto dell'intervento umano sui sistemi naturali è imponente e autorizza la comunità scientifica stessa a svolgere il ruolo di autentica "sveglia" del mondo politico ed economico affinché non si perda ancora tempo per agire. L'inazione è il modo peggiore di affrontare la realtà.

La Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile che avrà luogo a Rio de Janeiro nel giugno prossimo (www.uncsd2012.org ) costituisce una straordinaria occasione, che non può essere assolutamente persa, per delineare significativamente l'impostazione di un nuovo modello economico che deve permeare le nostre società del futuro. 

Nel documento finale della Conferenza, definito "State of the Planet Declaration", oltre alla declinazione dello stato di salute dei sistemi naturali del nostro pianeta che si trovano ormai sottoposti ad un intervento umano paragonabile a quello delle grandi forze geologiche che hanno plasmato la storia della Terra nei suoi oltre 4.5 miliardi di anni (grande enfasi ha avuto nella conferenza la consapevolezza che ormai ci troviamo in un nuovo periodo geologico che viene definito Antropocene, proprio per sottolineare questo nostro ruolo di straordinario modificatore dell'intero sistema Terra), sono state indicate, nella parte finale della Dichiarazione, non a caso intitolata "New Opportunities: Science in Supporto f Rio+20" alcune importanti azioni da rendere concrete per la Conferenza di Rio del giugno prossimo.

In particolare, la Dichiarazione chiede un fondamentale riorientamento e una ristrutturazione delle istituzioni internazionali e nazionali per avviare una vera e propria governance del sistema Terra, un commitment concreto per la proposta di Obiettivi di Sviluppo Sostenibile come obiettivi di Sostenibilità Globale per tutte le nostre società, ed il riconoscimento dei valori monetari e non monetari dei beni comuni, come i servizi ecosistemici ed i grandi ambienti planetari, come gli oceani e l'atmosfera.

Durante la Conferenza, in particolare per quanto riguarda questo ultimo aspetto, è stata presentata un'anticipazione dell'importante lavoro che si è svolto, nell'ambito di uno dei quattro grandi programmi internazionali di ricerca sul cambiamento globale l'International Human Dimensions Programme on Global Environmental Change (IHDP, vedasi il sito www.ihdp.unu.edu) che ha la sua sede mondiale presso l'Università delle Nazioni Unite a Tokyo. Questo lavoro si tradurrà in un rapporto "Inclusive Wealth Report" che mira a dimostrare l'urgente necessità di avere nuovi indicatori di benessere e progresso rispetto al tradizionale Prodotto Interno Lordo (PIL). Il rapporto è stato realizzato nell'ambito dell'IHDP, insieme al Programma Ambiente delle Nazioni Unite (UNEP), in collaborazione con l'United Nations Decade Programme on Cpacity Development (UNW-DPC) e il Natural Capital Project, dell'Università di Stanford, dell'Università del Minnesota, del WWF e di Nature Conservancy (vedasi www.naturalcapitalproject.org) .

L'obiettivo del progetto è quello di fornire un rapporto biennale ai governi dei vari paesi del mondo per valutare la transizione verso la cosiddetta Green Economy e per contribuire a creare quindi le basi produttive per un'economia sostenibile. Per fare questo il rapporto si concentrerà sulle nostre esigenze di valutare i progressi fatti verso una sostenibilità di lungo termine abbandonando le attuali visioni strettamente collegate alle politiche di crescita a breve termine che causano la perdita dei servizi degli ecosistemi ed intaccano il capitale naturale, elemento essenziale per un sano futuro dell'intera umanità.

Gli esempi riportati alla Conferenza di Londra e che saranno poi contenuti nel rapporto sono chiari ed eloquenti. Tra il 1990 ed il 2008 la ricchezza di Brasile ed India, misurate attraverso l'indicatore del PIL, hanno registrato crescite, rispettivamente, del 34% e del 120%.

Alla Conferenza "Planet Under Pressure" è stato chiaramente affermato che l'attuale visione miope dell'economia è profondamente negativa nel valutare il reale benessere e il progresso di una nazione. Il capitale naturale, la somma del valore naturale degli ecosistemi dei due paesi, nello stesso periodo considerato è declinato del 46% in Brasile e del 31% in India, come dimostra appunto l'adozione del nuovo indicatore   "Inclusive Wealth Indicator", presentato nel rapporto.

Quando vengono considerati insieme i diversi "capitali", quello naturale, quello umano e sociale e quello "costruito", nel formare un valore complessivo l'Inclusive Wealth del Brasile, nel periodo considerato, risulta essere cresciuto solo del 3% e quello dell'India, solo del 9%.

Questo lavoro che si aggiunge ormai ad una ricca letteratura in merito dimostra, una volta di più, l'inadeguatezza e l'inganno nel continuare ad utilizzare un indice come il PIL, più che mai in un'ottica di lungo termine.

La Conferenza di Rio dovrà assolutamente trattare il tema dell'inadeguatezza degli attuali indicatori di benessere e progresso e, quindi, promuoverne di nuovi, come ormai sta già avendo luogo in tutte le sedi internazionali autorevoli, dall'Ufficio Statistico delle Nazioni Unite con i suoi SEEA (Systems of Economic and Environment Accounting), l'OCSE con il suo progetto internazionale "Measuring Progress of Societies", la Commissione ed il Parlamento Europeo che hanno promosso riflessioni ed azioni concrete per passare a nuovi sistemi di contabilità economica che integrino quella ambientale e sociale e di indicatori nazionali di benessere e progresso capaci di rendere conto, il più possibile, della completezza delle esigenze umane, sociali ed ambientali che garantiscono lo "star bene" di un individuo, oltre la mera crescita economica, ecc.

E' una strada lunga e complessa che è stata avviata qualche decennio fa ed ha visto i suoi straordinari pionieri ma che, ormai, è giunta a maturazione e deve diventare una realtà concreta e praticata da tutti i paesi del mondo il più presto possibile. In questo e non solo in questo, Rio può avere un ruolo molto importante.

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