[02/04/2012] News

I mercanti del dubbio Usa: ideologia e disinformazione contro la scienza

"Merchants of Doubt" è un libro che sta facendo molto discutere negli Stati Uniti e nei Paesi europei dove è stato pubblicato e tradotto. E' la teoria inquietante di come un team di autorevoli scienziati abbia lavorato e stia lavorando per confondere l'opinione pubblica sulla comprensione dei fatti scientifici, per mandare avanti un programma politico ed economico basato sull'iper-liberismo.

I due autori, gli storici Naomi Oreskes e Erik Conway, spiegano che «La comunità scientifica statunitense ha a lungo guidato il mondo nella ricerca sulla salute pubblica, le scienze ambientali e altre questioni che incidono sulla qualità della vita. I nostri scienziati hanno prodotto studi che sono un punto di riferimento sui pericoli del Ddt, sul fumo del tabacco, sulle piogge acide e il global warming. Ma allo stesso tempo, una piccola ma potente frazione di questa comunità è leader mondiale della negazione violenta di questi pericoli».

Si tratta dei "mercanti del dubbio" un gruppo diffuso di scienziati, di alto livello con ampi legami politici che negli ultimi 40 anni ha attuato campagne efficaci per ingannare l‘opinione pubblica e negare consolidate conoscenze scientifiche. I 7 capitoli di "Merchants of Doubt" riguardano il tabacco, le piogge acide, il buco dell'ozono, il riscaldamento globale, e il Ddt e Oreskes e Conway svelano la trama tessuta da questo lato oscuro e molto politico della comunità scientifica americana, «Che mostra come l'ideologia del fondamentalismo del libero mercato, aiutata da media troppo accondiscendenti, abbia distorto la comprensione da parte dell'opinione pubblica di alcune delle questioni più pressanti della nostra epoca».

Presentando l'edizione francese del libro a Parigi1, Naomi Oreskes, che insegna storia della scienza all'University of California a San Diego, ha sottolineato che «Gli scienziati si trovano ad affrontare una dura battaglia per avvertire l'opinione pubblica su questioni urgenti, a causa di dissidenti nei loro ranghi che seminano intenzionalmente incertezza. Questi oppositori, alcuni dei quali sono pagati da gruppi di interesse, hanno contribuito a minare l'azione si problemi vitali, nonostante l'evidenza della necessità di rispondere, Fiaccano le convinzioni, mettendo in discussione i dati all'infinito, respingendo l'innovazione sperimentale, sottolineando le incertezze e chiedendo a gran voce ulteriori ricerche. Nel corso dell'ultimo mezzo secolo, hanno contribuito a indebolire l'azione legislativa o hanno frenato lo slancio politico su tabacco, piogge acide, la protezione dello strato di ozono e cambiamento climatico. Questa strategia è sia intelligente che efficace. Prendono qualcosa che è una parte essenziale della scienza, il sano scetticismo, la curiosità, e lo ribalta contro la stessa e lo rende corrosivo».

"Merchants of Doubt" fissa l'inizio del fenomeno dei "professional science skeptics" nel momento in cui le grandi multinazionali del tabacco hanno dovuto affrontare le prime prove evidenti che il fumo causa il cancro: nel 1969 un promemoria interno dell'esecutivo della Brown & Williamson Tobacco Corp, conservato attualmente nell'US public archive, enunciava così l'obiettivo di indebolire questo legame con l'aiuto di esperti: «Il dubbio è il nostro prodotto, dal momento che è il modo migliore di competere con il "body of fact" che esiste nella mente dell'opinione pubblica in generale. E' anche il mezzo per creare polemiche».

Oreskes ha poi spiegato che «Oggi un esempio lampante è la semina di dubbi riguardo il global warming. Una campagna negazionista ha iniziato a prendere piede negli Usa poco prima del summit della Terra del 1992 ed è stato amplificato nella fase preparatoria dei negoziati per il Protocollo di Kyoto nel 1997. Non c'è bisogno di dimostrare che hanno ragione. Non devono dimostrare che non c'è il riscaldamento globale, hanno semplicemente sollevato dubbi e domande, perché se possono sollevare dubbi e domande, poi possono dire: 'Beh, visto che la scienza non d'accordo", e  "quindi sarebbe prematuro agire su questo". E così ritardare l'azione ed evitare il tipo di azioni che devono evitare. La tattica è stata un tale successo che il negazionismo climatico è ormai saldamente ancorato nelle alte sfere della politica degli Stati Uniti. I principali leader repubblicani dicono pubblicamene che credono che sia una bufala. Questo è uno stato delle cose molto scioccante, e in particolare da parte di un partito che una volta era considerato più scientifico e più ambientalista dei democratici».

Ma la Oreskes se l'è presa soprattutto con alcuni media americani che (come quelli italiani) pensano che il cosiddetto "equilibrio" significhi dare pari peso a punti di vista scientifici opposti, anche se una teoria è sostenuta solo da una piccola minoranza che ha di fronte prove massiccio contrarie.
La ricercatrice sottolinea che gli scienziati che negano il cambiamento climatico non sono necessariamente "sicari" negazionisti assunti, anche se «Alcuni di loro ottengono denaro, sia direttamente attraverso l'industria dei combustibili fossili o indirettamente tramite intermediari. Ma in realtà non penso che il denaro sia a motivazione primaria. Penso che sia politica, ideologica, è il desiderio di attirare l'attenzione che qualche volta è troppo narcisistico. Per l'ambiente scientifico, molti di questi dissidenti a tempo pieno sono perditempo o intellettualmente privi di valore. Queste persone non lavorano, non raccolgono i dati. Invece sanno solo criticare il lavoro altrui. E poi, quando fanno queste critiche, non le portano alla comunità scientifica per esaminarle. Le pubblicano sul The Wall Street Journal, che non è una rivista scientifica».

L'altro autore del libro, Erik Conway, del California Institute of Technology, spiega che quando si sono incontrati la Oreskes «Stava lavorando sulla storia delle scienze atmosferiche, io stavo lavorando sulla storia dell'oceanografia, e avevamo entrambi notato che alcune delle persone che stavano sfidando l'evidenza scientifica del global warmiong aveva già messo in dubbio l'evidenza dello strato di ozono stratosferico e dei danni di tabacco. Poi abbiamo trovato le prove che li collegano l'industria del tabacco e sapevamo di avere una storia».

"Merchants of Doubt" è un lavoro di ricerca che dura dal 2005, ma gli autori non sono inclini alla teoria della cospirazione «Per quanto ne sappiamo - dice Conway - nessuno dei protagonisti della nostra storia ha fatto niente di illegale, ed è stato tutto fatto apertamente. Gli uomini della nostra storia aveva dedicato la loro vita alla scienza ed alla tecnologia per la causa della difesa degli Usa contro la minaccia sovietica. Quando la Guerra Fredda si è conclusa solo pochi anni dopo, non riusciva a deporre le armi. Così hanno trovato una nuova minaccia nell'ambientalismo, perché sono preoccupati che possa portare ad un'eccessiva regolamentazione governativa del mercato e ci metta su un piano inclinato verso il socialismo.

Che ruolo svolgono i media nella storia? Una tattica chiave utilizzata dai mercanti del dubbio è stata quella di richiamare gli ideali di equità e di equilibrio per convincere i media a dare lo stesso spazio al loro punto di vista. Anche il grande Edward R. Murrow è caduto preda di questa tattica, dando all'industria del tabacco un tempo uguale per sostenere che i fatti riguardanti i danni del tabacco non erano sono stati definiti. La di Murrow per cancro ai polmoni qualche anno più tardi è stata allo stesso tempo tragica e ironica, perché durante la Seconda Guerra Mondiale Murrow era stato un avversario deciso del bilanciamento delle opinioni. Murrow non si vergognava di stare dalla parte della democrazia, e non sentiva alcun bisogno di cercare di avere il punto di vista nazista».

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