[26/03/2012] News toscana

Isola del giglio. bracconaggio di conigli e pettirossi all’ombra della Costa Concordia

Gli animalisti accusano Parco Nazionale, provincia e Corpo forestale dello Stato

Secondo una denuncia di Vallevegan - Animal liberation - Human Liberation, l'Isola del Giglio dove è naufragata la Costa Concordia e che ha il 40% del suo territorio protetto dal Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, «è il luogo di un efferato bracconaggio tutto l'anno».  Qualche giorno  fa un gruppo di 20  volontari, coordinati da Piero Liberati, fondatore di  Vallevegan, ha passato un periodo nell'isola per verificare l'ampiezza del fenomeno e contrastare il bracconaggio.

«Il campo di quest'anno è stato volutamente definito "didattico" - spiegano gli animalisti - per formare persone che siano capaci di gestire e affrontare campi più impegnativi come quelli di Ponza, Malta, Cipro, le valli bresciane ed il cagliaritano». Gli animalisti sottolineano che «in quattro giorni di campo scuola sono state rimosse 1.500 trappole per conigli, 120 schiacce per passeriformi, lacci per mufloni, tagliole a scatto per passeriformi e veleno per topi. Il tutto all'interno dell'area del Parco Nazionale». Decine i conigli sono stati trovati morti intrappolati, a volte scheletriti. «Le trappole infatti vengono posizionate e "dimenticate". Negli anni la situazione è notevolmente peggiorata, da che se ne trovavano raramente e nell'ordine di un centinaio al giorno, si è passati ad almeno 300, tra cappi, schiacce e sep».

Liberati dice che,  secondo quanto è emerso dalle  attività di sorveglianza svolte giorno e notte, «l'isola del Giglio nasconde un oscuro e  reiterato bracconaggio, fatto di trappole e di strumenti di tortura per piccoli animali che vengono spietatamente uccisi tutto l'anno. Le trappole in questione sono cappi di acciaio nei quali rimangono inesorabilmente bloccati ed uccisi i conigli; addirittura girava voce che il coniglio cacciato di frodo si vendesse illegalmente a 10 euro al chilo! Quindi approfondendo l'informazione ho scoperto che il coniglio selvatico è una "prelibatezza" dell'isola, e che molti ristoranti lo hanno nel menu».

Le altre trappole abusive sono le cosiddette "schiacce", «grandi pietre che vengono posizionate sollevando la sommità con un bastoncino e sotto le quali muoiono schiacciati piccoli roditori e finanche uccelli, attirati da una piccola esca; ci sono poi le Sep, piccole trappole con un meccanismo a molla, che sono utilizzate per i passeriformi - scrive l'esponente di Vallevegan. Le trappole in Italia sono severamente vietate, sono un metodo non selettivo di cacciare, fuori periodo di caccia soprattutto. Sono stati avvistati anche appostamenti di caccia che non venivano rimossi, quindi presumibilmente utilizzati anche fuori stagione. Chi posiziona  le trappole sono spesso piccoli coltivatori della zona, con regolare permesso di caccia, che si giustificano dichiarando le trappole il metodo migliore per difendere i loro orti; alcuni vigneti dell'isola sono considerati di pregio e assai rari, producono un vino rinomato e spesso il giustificativo all'attività costante di frodo è quello di "proteggere" il vanto dell'isola». 

Ma i volontari animalisti hanno anche filmato la liberazione dei conigli presi con cappi metallici al collo o il pericolo scampato da un  pettirosso che con i suoi spostamenti attivava una telecamera nascosta permettendo così di riprendere il bracconiere che andava a controllare la trappola: «Il bracconiere è rimasto a bocca asciutta - ha detto a GeaPress  Liberati - dopo avere individuato la trappola e posizionato la telecamera avevamo rotto il laccio, rendendolo inoffensivo. Si è arrabbiato molto come altri che ci hanno fermati in strada dandoci dei fannulloni e delinquenti. Eravamo in un Parco Nazionale. C'è stato pure un caso di un energumeno che, appena si è accorto che eravamo nei pressi delle trappole, ci ha inveito augurandoci di fare la stessa fine degli animali. Non si era però accorto che in quel momento stavamo ridando la libertà ad una intera famigliola di coniglietti. E dire che in questi giorni qualcuno non ha perso tempo ad ironizzare cercando di screditare la voce dei volontari del campo antibracconaggio dopo che erano state diffuse le prime notizie. Alla luce del successivo intervento della Provincia di Grosseto, che ha parlato di uno "sceriffo" con chiaro riferimento agli interventi di una Guardia del Wwf finita aggredita da un bracconiere, non c'è da meravigliarsi».

Gli animalisti hanno deciso di rendere noto il materiale documentale che secondo loro «non pone in buona luce un Parco Nazionale, forse difficile per alcun aspetti gestionali (si tratta del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano) ma che di sicuro non può permettersi illegalità». Pesantissime le accuse all'ex presidente del Parco Mario Tozzi accusato, nonostante abbia una casa sull'isola, di non essersi occupato abbastanza del bracconaggio al Giglio durante il suo mandato (scaduto circa 3 mesi fa e attualmente sostituito ad interime dal suo vice Angelo Banfi) e soprattutto al Corpo forestale dello Stato, che al Giglio ha  un presidio fisso, «ma evidentemente non si occupa del bracconaggio; prova ne è la sfacciata presenza di trappole anche visibili dalla strada che vengono ignorate - dice Vallevegan. La Guardia Forestale presidia l'isola senza intervenire in una situazione tanto grave, presidiano ed osservano le attività dei volontari, questa è la realtà».

Gli animalisti denunciano anche l'aggressione subita da uno di loro: «Un volontario presente sull'isola per un successivo campo antibracconaggio, è stato aggredito da un bracconiere con una pala e portato al Pronto Soccorso, se la caverà con sei giorni di prognosi; in questo caso la Guardia Forestale è intervenuta, vista la gravità dell'episodio; è chiaro che servano atti criminosi palesemente illegali per far sì che un'Istituzione faccia il suo dovere».

Ma va anche detto che la caccia nel 60% dell'isola fuori dal Parco è consentita, anche se è comunque chiusa in questo periodo. Bisognerà  capire quanto siano interessati dal bracconaggio e dalla caccia di frodo il territorio protetto e quello esterno. Comunque, la documentazione presentata sembra inoppugnabile e preoccupante e gli animalisti sottolineano che «nelle scorse settimane, dopo i tragici eventi della nave Costa Concordia, si è lungamente gridato al disastro ecologico. Forse, si poteva anche guardare all'interno.  

Ma la cosa non è ancora finita: «Proprio a giorni la stagione del bracconaggio entra nel suo periodo più cruento», dicono i volontari, e la questione del bracconaggio al  Giglio rischia di diventare un nuovo caso internazionale, dopo il naufragio della Costa Concordia:  sono annunciati  nuovi campi organizzati dal Committee against bird slaughter  (Cabs), una coalizione transnazionale di tedeschi, inglesi, maltesi, francesi e italiani che intervengono in campi  antibracconaggio totalmente auto-finanziati nelle aree più critiche del bracconaggio europeo, come Malta, Cipro e diverse isole italiane.

 

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