[26/03/2012] News

La mega-fauna australiana estinta a causa dei cacciatori umani e non dal cambiamento climatico

Science  ha pubblicato la ricerca "The Aftermath of Megafaunal Extinction: Ecosystem Transformation in Pleistocene Australia"  nella quale un team di ricercatori di università australiane svela i motivi dell'improvvisa estinzione della mega-fauna di marsupiali ed uccelli che popolava l'Australia. Lo studio ricorda che «negli ultimi 100.000 anni, molti dei più grandi animali sulla Terra si sono estinti . Le ragioni di queste estinzioni  della megafauna rimangono controverse. Nel 1967, Martin ha suggerito che a poche centinaia di anni dal loro arrivo, bande di cacciatori in rapido movimento abbiano eliminato questi "big game" con una sovra-uccisione.

Allo stesso modo, Flannery aveva sostenuto negli anni '90 che gli attuali incendi che spazzano  il paesaggio australiano ed i suoi suoli impoveriti siano stati creati dall'eliminazione umana degli enormi marsupiali brucatori ed erbivori. Tuttavia, una gamma diversificata di contro-ipotesi è stata proposta; l'argomento principale è che la perdita di habitat causata dei cambiamenti climatici o gli incendi siano stati il colpo critico per molti animali di grandi dimensioni. La perdita di 55 specie di grandi mammiferi in Australia, poco dopo che gli esseri umani arrivarono, 45.000 anni fa, fornisce un key test case». I nuovi risultati portano le prove proprio quest'ultima teoria:  «Presentano nuovi risultati dell'Australia tropicale, sostenendo l'idea che la caccia sia la sola responsabile».

Circa 40.000 anni fa sono scomparsi dall'Australia il canguro gigante, il diprotodon, un wombato grande come un rinoceronte, e i palorchestes, marsupiali della stessa taglia dei tapiri, ma anche uccelli  e rettili giganteschi, in tutto una cinquantina di specie di mega-fauna. Il mistero potrebbe essere stato svelato dall'analisi di carote di  fango prelevate dalla palude di Lynch's Crater, nell'Australia nord-orientale. Christopher Johnson, uno zoologo dell'università di Tasmania e principale autore dello studio, spiega che «la megafauna è declinata subito dopo l'epoca nella quale noi sappiamo che le persone sono arrivate  nella regione. Concludiamo che gli esseri umani, non il clima, abbiano causato l'estinzione». 

L'accusa si basa sugli strati delle due carote di fango che rivelano come l'ambiente abbia reagito a due periodi di raffreddamento e siccità. A giudicare dalla presenza durante questi periodi del fungo Sporormiella, che rilascia le sue spore solo quando è presente lo sterco di mega-fauna, questi animali sgranocchiavano felicemente la vegetazione australiana, ma le cose sono cambiate circa 41.000 anni fa, quando il numero delle spore nelle carote di fango «èsceso quasi a zero», come scrivono i ricercatori. 

I dati raccolti dall'analisi del fango più recente rivelano anche un aumento della presenza di carbone proveniente da enormi incendi e la presenza di nuovi tipi di vegetazione, come gli eucalipti con erbe, simili a quelli attuali. «Il cambiamento climatico potrebbe aver alterato le popolazioni di piante - sottolinea  Johnson  - ma questo cambiamento della vegetazione precede in realtà da circa 10.000 anni il cambio climatico più recente all'interno del "core's age", con condizioni più fredde e secche. Il cambiamento climatico non ha svolto alcun ruolo nell'estinzione della megafauna in Australia».

La seconda carota di fango è servita ai ricercatori per analizzare attentamente il periodo compreso tra 43.000 e 38.000 anni fa, per cercare di capire come gli esseri umani siano riusciti a sterminare la megafauna. Si pensava che gli invasori umani dell'Australia li avessero cacciati appiccando incendi che hanno cambiato radicalmente il territorio, tanto che i grandi erbivori non sono riusciti più a sopravvivere. Ma esaminando il fango  si è scoperto  che gli incrementi nei cambiamenti della vegetazione sono accaduti dopo  la quasi scomparsa delle spore di Sporormiella e non prima, come sarebbe stato necessario se gli incendi avessero provocato  il cambiamento della vegetazione che avrebbe causato le estinzioni. Al contrario, ad aver posto le basi per lo sviluppo dei grandi incendi sarebbe stata la scomparsa dei grandi erbivori, che ha provocato l'accumulo di erbe secche e di altri "carburanti" che alimentano ancora oggi i catastrofici incendi in Australia. A Lynch's Crater, la scomparsa della megafauna erbivora ha provocato un aumento delle erbe in 300 anni, nei successivi 400 anni si sono diffusi eucalipti, acacie ed altre piante resistenti alla siccità ed al foco e nei successivi 1.600 anni si registra un aumento del polline degli alberi ad alto fusto.

Johnson evidenzia che  «ancora oggi, molte delle piante ancora esistenti caratteristiche dell'Australia hanno spine  protettive che potrebbero scoraggiare il pascolo della megafauna o grandi frutti e semi che potrebbero essere dispersi da grandi animali che non esistono più: un paesaggio plasmato da fantasmi. Queste piante sono ormai anacronistiche» 

I risultati sembrano chiudere il caso su chi sia stato il killer della megafauna australiana: il colpevoli sono i moderni cacciatori umani, anche se altre prove devono essere confermate in altri siti in tutta l'Australia. E' però certo che n tutti i continenti, tranne l'Africa, l'arrivo dell'uomo ha provocato l'estinzioni di animali di grandi dimensioni. Secondo i ricercatori, «la ragione per cui gli animali di grandi dimensioni non sono scomparsi in Africa è forse perché sono co-evoluti con noi e hanno imparato a diffidare dallo stalking di questa scimmia glabra e in posizione eretta.

Secondo un rapporto pubblicato nel 2011 su Nature, l'analisi del Dna antico di specie estinte come i mammut e i rinoceronti lanosi suggerisce che «il clima è stato un fattore importante di cambiamento della popolazione nel corso degli ultimi 50.000 anni». Quindi clima ed esseri umani potrebbero essere stati complici dell'estinzione di quelle specie. Ma Johnson non è convinto che sia stato il clima il vero killer: «Le estinzioni in altre parti del mondo sono state molto simili, per  modello e gravità, a quelle che si sono verificate in Australia. Dopo tutto, la caccia umana ha spazzato via  specie simili nella vicina Nuova Zelanda, meno di un millennio fa. Questo sembra rafforzare l'opinione che l'impatto antropico, soprattutto la caccia, sia stata la causa predominante pure in altri luoghi come in Australia».

Resta il mistero di  come questi cacciatori australiani primitivi siano stati in grado di sterminare così rapidamente 50 specie di megafauna, con quali armi e tecniche. «E' quasi certo che la caccia di animali di grandi dimensioni è stata una delle cose che hanno  fatto, ma probabilmente non sapremo mai  esattamente come lo hanno fatto - conclude Johnson. In questo caso non sono state le armi o le impronte delle dita a rivelare i colpevoli, ma l'assenza di spore fungine che hanno rivelato un antico atto umano». 

 

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