[22/03/2012] News toscana

Mappatura amianto in Toscana: fase III ferma al palo (e non solo quella)

Passa il tempo, si allunga la tragica lista dei morti, arrivano sentenze storiche, ma alla resa dei conti la questione amianto è ben lontana da una risoluzione. Non tanto - e purtroppo - per quelli che si sono ammalati in passato ai quali è giusto e doveroso dare sostegno in tutte le forme possibili, ma per evitare che altri si ammalino per colpa dell'amianto che ancora è presente in quantità in lungo e in largo nel nostro Paese. L'ultima conferma è arrivata ieri dall'assessore regionale toscano all'Ambiente Anna Rita Bramerini, rispondendo a un'interrogazione dei consiglieri Gian Luca Lazzeri e Antonio Gambetta Vianna (Lega Nord): «La Regione ha provveduto a eseguire un progetto per la mappatura della presenza di amianto in Toscana e per questo ha ricevuto dallo Stato risorse pari a 256 mila euro. In seguito, più volte la Regione ha richiesto al ministero il finanziamento per proseguire la mappatura, senza però ottenerlo». Per quanto attiene il censimento degli edifici pubblici con presenza di manufatti in amianto, ha aggiunto l'assessore, sono state concluse le fasi I e II, cioè quelle relative a edifici pubblici o aperti al pubblico, siti dismessi, siti estrattivi, siti oggetto di attività geotermica e grandi impianti industriali.

«Riguardo alla realizzazione della fase III - ha spiegato ancora Bramerini - sono stati richiesti finanziamenti al ministero, che però non ha mai fornito risposta». La Regione ha comunque proceduto ad assemblare dati di diversa origine (da quelli degli enti locali, da quelli delle auto notifiche e di altri archivi, ma si tratta comunque di dati incompleti). «Il fenomeno però - ha specificato l'assessore - risulta diffuso in egual misura sia nella porzione di Toscana fortemente urbanizzata sia lungo la fascia costiera». Insieme all'assessorato alla Sanità, infine, si sta studiando anche l'incidenza dell'amianto sulla salute dei cittadini.

«Dobbiamo inserire come prioritario - ha detto il capogruppo della Lega Nord Toscana in Regione, Antonio Gambetta Vianna- lo smaltimento di tutte le coperture in amianto, altrimenti dove sta la differenza tra chi ha amministrato una società e sapeva dei rischi per la salute e gli amministratori pubblici che conoscono i rischi ed i danni allo stesso modo, ma non fanno niente per superare il problema? Con la nostra interrogazione, abbiamo voluto esprimere tutte le nostre preoccupazioni circa lo stato dell'arte della bonifica dei siti con amianto che, onestamente, ci sembra molto indietro nella sua attuazione. 20 anni di tempo sono un'eternità e non essere ancora riusciti a sostituire le coperture in amianto degli edifici pubblici con altre soluzioni è una sconfitta della pubblica amministrazione. Si poteva fare sicuramente di più. Sono ancora 725, infatti, gli edifici pubblici sul suolo toscano che presentano manufatti in amianto dannosi per la salute. L'attenzione in questi casi non basta, serve un piano preciso che obblighi lo smantellamento delle coperture in amianto degli edifici pubblici. L'assessore Bramerini ha descritto in modo esaustivo quello che è ad oggi lo stato di attuazione ed ha individuato alcune criticità, tra le quali spiccano il censimento degli edifici privati e gli elevati costi sostenuti per lo smaltimento a causa dei lunghi viaggi, spesso all'estero, che devono essere fatti, stante la mancanza di siti idonei allo smaltimento sul nostro territorio. Per il problema del censimento dei siti privati, chiediamo che siano coinvolti direttamente i Comuni, i quali sono in grado di conoscere meglio il territorio e possono dare un contributo importante alla bonifica».

Dunque ancora non si ha una mappa complessiva della presenza di amianto nella Regione - e se il ministero i soldi non li dà bisognerebbe trovare il modo di sterzarvi altre risorse se si ritiene che questo sia un problema urgente da risolvere come lo riteniamo noi - e quindi non si può giocoforza pianificare una bonifica completa. Se poi a questo si aggiunge che l'amianto una volta rimosso non si sa dove smaltirlo (anche la Lega riprende il tema della oggettiva difficoltà e del costo, ma poi non dice cosa fare...) perché il piano regionale dei rifiuti speciali che prevedeva la realizzazione di un modulo ad hoc presso ogni discarica regionale è stato quasi completamente inattuato, si capisce perché di amianto si parli solo quando ci sono i morti e quando lo si ritrova abbandonato nelle campagne. E pensare che tutti gli esperti concordano sul fatto che la sua sepoltura, essendo un minerale, ne riporta a zero la pericolosità, ma questo non pare interessare a chi ha a cuore tutto tranne che...la risoluzione del problema.  

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