[22/03/2012] News

La Giornata dell'Acqua compie vent'anni, ma c'è poco da festeggiare

Siamo arrivati al 22 marzo e come ormai avviene dal 1992, si celebra in tutto il mondo la Giornata Mondiale dell'Acqua, istituita dall'Onu a conclusione della Conferenza di Rio, con l'obiettivo di richiamare l'attenzione della comunità globale ma soprattutto degli Stati sulla situazione dell'accesso all'acqua nel mondo.

In questi ultimi dieci giorni i media (noi compresi) hanno parlato molto di acqua perché l'appuntamento tradizionale del 22 marzo è stato preceduto dal Forum Mondiale dell'Acqua (quello delle multinazionali e degli Stati) e dal Forum alternativo mondiale dell'acqua (il Fame, quello di associazioni e movimenti), tenuti entrambi a Marsiglia.

Il primo è stato un flop, snobbato dai grandi leader della Terra e anche da molti rappresentanti delle istituzioni. Il che ha voluto dire non compiere nessun passo avanti sulla grande questione del Diritto all'acqua. Nella dichiarazione conclusiva del Wwf sono stati presi solo impegni generici per migliorare l'accesso ad acqua potabile, sicura, pulita e servizi igienici,  parole che sentiamo ripetere in libertà  da almeno venti anni. E su questo tema, anche a New York alla Nazioni Unite, dove si sta preparando la Conferenza Rio +20 e si sta discutendo sulla risoluzione "Il futuro che vogliamo", siamo in una situazione di stallo e gli auspici avanzati nel luglio 2010 con la risoluzione Onu sul "diritto all'acqua" non si riescono a tradurre in fatti concreti.

Anzi,  alcuni Stati chiedono di sopprimere il riferimento al diritto umano all'acqua e ai servizi igienici nel testo base che aprirà l'importante appuntamento di giugno in Brasile. Il diritto umano all'acqua continua quindi a subire rinvii e ora la data fissata per garantirlo è slittata al 2030.

Grande successo invece per il Forum Mondiale Alternativo dell'Acqua, che si è chiuso  con l'approvazione di una dichiarazione finale che ribadisce la volontà del movimento di arrestare la privatizzazione e la finanziarizzazione dell'acqua e ottenere il pieno riconoscimento dell'acqua come diritto e con un appello (molto importante) alle Nazioni Unite, per riportare il dibattito politico sulle risorse idriche in seno istituzionale organizzando un forum "legittimo" a ottobre del 2014.

Il lancio ufficiale della rete europea dei movimenti dell'acqua, ha poi completato gli impegni presi a Marsiglia e sancito la maturità della "rete" che da anni lavora sull'acqua e che si è consolidata. Ma chi ha a cuore la risoluzione dei problemi della risorsa idrica che affliggono il pianeta non può essere completamente soddisfatto. Fino a che i due mondi (quelle istituzionale e quello dei movimenti) saranno distanti e distinti non si faranno passi in avanti verso la sostenibilità del governo dell'acqua. Lo dimostra quando detto in precedenza, e in Italia di recente, abbiamo avuto una conferma. Nonostante che 27 milioni di italiani si siano pronunciati in modo inequivocabile dichiarando che sull'acqua non si può fare profitto, il Governo ed il Parlamento ancora sono fermi e non hanno fornito risposte chiare che sintetizzino il mandato che i cittadini hanno fornito attraverso l'esito referendario. Più si parla del tema e più la politica e le istituzioni sono immobili, almeno queste che ora ci rappresentano.

La speranza a livello globale non può essere che una presa di coscienza delle Nazioni Unite altrimenti le criticità che si vogliono evidenziare anche con la Giornata Mondiale dell'Acqua rimarranno irrisolte. Il tema del 2012 è "Acqua e sicurezza alimentare", in cui si tengono insieme due aspetti strettamente legati e sui quali la comunità internazionale aveva preso impegni precisi con gli "Obiettivi del Millennio".

«Se l'agenzia Onu per l'infanzia e l'Organizzazione Mondiale della Sanità dichiarano che oltre 2 miliardi di persone hanno avuto accesso ad acqua potabile sicura tra il 1990 e il 2010- hanno dichiarato dal Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull'Acqua- ciò  significa che alla fine del 2010 è stato raggiunto solo 1%  in più  dell'obiettivo fissato dai leader mondiali al Vertice ONU del Millennio del 2000. Ancor oggi, infatti solo il 63 per cento del mondo ha accesso ai servizi igienici di base e la cifra salirà a solo il 67 per cento entro il 2015, ben al di sotto del 75 % previsto».

Se a breve non ci sarà un cambio di paradigma la situazione nei prossimi decenni esploderà. Crescita demografica, maggiore richiesta di cibo e  maggior consumo di proteine animali nei Paesi in via di sviluppo, sprechi e consumi idrici in aumento, qualità della risorsa idrica che in origine non migliora nemmeno nei Paesi sviluppati.  Questo quadro che può apparire eccessivamente pessimista è confermato dal rapporto della Banca Mondiale in cui si denuncia che entro il 2030, la domanda di acqua supererà l'approvvigionamento idrico del 40 per cento.

Ci dobbiamo confrontare e trovare strade di adattamento a criticità nuove (come la carenza idrica) per i Paesi sviluppati, dovute agli effetti dei cambiamenti climatici. In Lombardia (fonte Legambiente)  il bilancio idrico d'inizio primavera, fa registrare 2 miliardi di metri cubi di precipitazioni in meno, 300 milioni di metri cubi mancanti tra grandi laghi e invasi prealpini e 1 miliardo di metri cubi in meno nelle nevi montane. Fortemente preoccupante è la riduzione delle masse dei ghiacciai perenni. A rischio, nel breve periodo, sono le riserve d'acqua necessaria all'agricoltura. In Toscana la situazione è nota. In particolare nel bacino dell'Arno non piove in modo significativo da molti mesi e gli invasi d'accumulo sono in riserva. Non è un evento eccezionale basta leggere i dati metereologici del Lamma relativi agli ultimi 15 anni per capire che la carenza di piogge è un trend consolidato.

Ridurre i consumi cambiando alcune abitudini, incrementare l'efficienza delle filiere produttive, investire nel settore idrico (creando al contempo buoni posti di lavoro), rendere sostenibili i settori produttivi (minor prelievo di risorse primarie e minori scarichi di sostanze inquinanti nell'ambiente), attribuire il giusto valore ( e quindi prezzo) alla risorsa idrica, sono solo alcune azioni da mettere in pratica per il governo sostenibile dell'acqua. Ma è necessario agire subito, l'emergenza non è solo quella economica.  

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