[21/03/2012] News

L'India vuole un nuovo impianto per produrre combustibile nucleare. Intanto reprime i manifestanti no-nuke

V. Narayanasamy, il ministro di Stato presso l'ufficio del primo ministro, è intervenuto oggi al Lok Sabha, il parlamento federale di New Delhi, che «Il Dipartimento dell'energia atomica sta facendo i preparativi per realizzare un nuovo complesso di combustibile nucleare a Kota in Rajasthan per fornire combustibile alle centrali nucleari in tutto il Paese».

Attualmente l'India ha un solo impianto di produzione di combustibile combustibile nucleare ad Hyderabad che rifornisce i 20 reattori nucleari dell'Unione e il nucleare militare.
L'India è lanciata nella corsa nucleare militare/civile e prevede di portare la produzione di energia nucleare a 63.000 MW entro il 2032. Attualmente il nucleare indiano fornisce 4.780 MW e sta costruendo e vuole realizzare nuove mega-centrali, ma si sta scontrando con la durissima opposizione di molte comunità locali, soprattutto con i contadini ed i pescatori.

Greenpeace ha condannato la repressione antidemocratica e gli arresti di molti esponenti delle comunità locali che protestano contro il completamento dei lavori per la centrale nucleare di Koodankulam, nello Stato meridionale del Tamil Nadu.

Gli ambientalisti ce l'hanno con la premier del Tamil Nadu, Jayalalithaa Jayaram, un'ex star del cinema popolare indiano e leader di un partito "rivoluzionario" locale, accusata di aver ceduto alle forti pressioni del governo centrale dopo aver assicurato i manifestanti che avrebbe risolto i loro problemi prima dell'entrata in funzione della centrale nucleare.

Karuna Raina da Greenpeace spiega: «Le persone che vivono vicino alla centrale nucleare di Koodankulam erano fiduciosi che Jayalalitha sarebbe stato con il popolo per aiutarlo ad affrontare le sue valide preoccupazioni, è una vera sfortuna che il primo ministro non abbia saputo resistere alla pressione del centro di approvare la centrale nucleare. Greenpeace condanna il dispiegamento su vasta scala delle forze di polizia per arrestare le persone e limitare i loro movimenti. Le preoccupazioni dei manifestanti non sono state affrontate ed hanno tutto il diritto di protestare. Questo crack down antidemocratico deve essere fermato».

A partire dall'ottobre 2011 si sono succedute manifestazioni con migliaia di partecipanti e degli abitanti che vivono intorno al cantiere nucleare di Kudankulam gestito dai russi sud del Tamil Nadu. I no-nuke indiani hanno bloccato autostrade e fatto scioperi della fame riuscendo a impedire l'ampliamento della centrale e chiedendo la sua chiusura dopo la catastrofe nucleare di Fukushima Daiichi.

I manifestanti hanno buone ragioni per opporsi al progetto della centrale nucleare di Kudankulam: più di un milione di persone vivono nel raggio di 30 km intorno all'impianto, il che supera di gran lunga le clausole previoste dall'Atomic energy regulatory board. E' del tutto impossibile evacuare così tante persone in modo rapido ed efficiente in caso di disastro nucleare. Secondo la SP Udayakumar, uno dei 10 leader del People's Movement Against Nuclear Energy arrestati, «La centrale nucleare non è sicura e i rapporti sulle analisi della sicurezza e sullo studio di valutazione del sito non sono stati resi pubblici. No si è svolta un'audizione pubblica. E' un progetto autoritario che è stato imposto al popolo».

A Idinthakarai, l'epicentro della protesta, è in corso uno sciopero della fame a tempo indeterminato, mentre la regione è stata occupata da 32 battaglioni della Tamil Nadu Special Police, da 4 compagnie della Rapid Action Force della Central Industrial Security Force e dalle milizie paramilitari al soldo del governo del Tamil Nadu che sono accusate anche di aver bloccato le forniture di latte e verdure ad alcuni villaggi dove è fortissimo il movimento anti-nucleare.

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