[19/03/2012] News

La Cina diventerà il primo Paese importatore del mondo

I veri problemi sono invecchiamento della popolazione ed ambiente

Aprendo il China Development Forum 2012 - "China & the World: Macroeconomic Stabilization and Economic Restructuring" che si conclude oggi  a Pechino, la presidente del Fondo monetario internazionale (Fmi), Christine Lagarde, ha messo in guardia contro una falsa sensazione di sicurezza: «L'economia mondiale potrebbe essere sulla via di una ripresa, ma ci sono pochi margini di manovra,  non c'è posto per gli errori della politica. Ci sono sempre importanti vulnerabilità economiche e finanziarie, benché  le condizioni del mercato finanziario siano più confortevoli e che i recenti indicatori economici comincino ad  avere più ottimismo».

Secondo la Lagarde, «Le decisioni le politiche assunte dalla Banca centrale europea e da alcuni Paesi europei hanno portato dei frutti e dei progressi sono stati realizzati dopo che il Fmi ed i partner europei hanno rinnovato il loro sostegno alla Grecia. A seguito di questi sforzi collettivi,   l'economia mondiale si è allontanata dal baratro ed abbiamo delle ragioni per essere ottimisti. Però , non dobbiamo lasciare che l'ottimismo ci dia una falsa sensazione di sicurezza. Il sistema finanziario è ancora fragile e dei grossi debiti pubblici e privati persistono in numerose economie sviluppate. Inoltre, anche i prezzi al rialzo del petrolio minacciano la crescita dell'economia mondiale».

Poi la Lagarde si è rivolta direttamente agli organizzatori del Forum del Centro di ricerca per lo sviluppo emanazione diretta del Consiglio degli affari di Stato (il governo cinese): «La Cina deve continuare a giocare un ruolo di primo piano nelle discussioni internazionali relative alla politica globale di fronte alle prospettive cupe dell'economia mondiale. Il successo della Cina attrae da numerosi anni l'attenzione mondiale a causa della sua crescita spettacolare, della creazione di 370 milioni di posti di lavoro e per aver fatto uscire dalla povertà più di 500 milioni di persone. Di fronte alla crisi internazionale la Cina ha di nuovo dimostrato  leadership e saputo elaborare delle politiche adeguate. L'economia mondiale avrebbe in effetti potuto essere messa ancora peggio senza il dinamismo apportato dalla crescita e dalla stabilità della Cina».

Un elogio sperticato al comunismo-turbo-capitalista cinese, mitigato solo dalla richiesta di puntare su tre assi prioritari per la Cina: sostenere la crescita, renderà meno dipendente dalle esportazioni e dagli investimenti e maggiormente basata sui consumi interni, migliorare il livello di vita delle famiglie. Per questo la presidente del Fmi ha detto: «Sono molto impaziente di sentir parlare, il vice premier Li Keqiang» e Li non l'ha certo delusa.

Il vicepremier cinese ha detto agli oltre 500 delegati, rappresentanti di governi, organizzazioni internazionali ed imprenditori presenti al China development forum che «La Cina deve  accelerare la trasformazione del suo modello di crescita e  la sua ristrutturazione economica per assicurare una crescita stabile e rapida. La Cina mantiene attualmente un ritmo rapido di crescita e la tendenza positiva a lungo termine della sua economia resta immutata. Però il Paese è di  fronte a dei problemi legati ad uno sviluppo non  equilibrato, non coordinato e non sostenibile, così come ad incertezze quanto alla ripresa dell'economia mondiale. Il governo deve quindi, durante il periodo del 12esimo piano quinquennale (2011-2015), sforzarsi di mantenere una crescita stabile e rapida, di stabilizzare i prezzi al consumo, realizzando allo stesso tempo dei progressi in termini di trasformazione del modo di crescita, di riforme e di apertura, così come dei miglioramenti delle condizioni di vita del popolo».

Li ha chiesto riforme del sistema e dei meccanismi ed ha sottolineato che «Il governo deve approfondire le  riforme fiscali, come quelle del settore finanziario, dei prezzi e della ripartizione dei redditi, realizzando allo stesso tempo dei progressi in  settori cruciali, al fine di lasciare che il mercato giochi un  ruolo più importante nella ripartizione delle risorse».

Il ministro del commercio cinese Chen Deming ha spiegato quali sono i rapidi mutamenti epocali che aspettano la Repubblica popolare (e il mondo), «Entro qualche anno, la Cina passerà da secondo a primo Paese importatore del mondo. La Cina fornisce non solo dei prodotti di alta qualità ed a basso costo, ma acquista anche dei prodotti di alto livello forniti dai mercati mondiali. In questi ultimi anni, il tasso di crescita delle vendite al dettaglio nel Paese è compreso tra il 16% e il 18%. Questo tasso è superiore a quello  della crescita del Pil cinese, sottolineando il grande potenziale di acquisto del Paese. Numerosi politici occidentali puntano il dito contro la Cina per lo squilibrio commerciale internazionale, menzionano raramente che la Cina, con una popolazione che rappresenta solo il 19% del totale mondiale, è anche il secondo più grande importatore del mondo». Chen ha ammonito: «Le limitazioni commerciali adottate da alcuni Paesi sviluppati sono indesiderabili,  perché non sono giusti né per le altre economie, né per le imprese ed i cittadini. I Paesi emergenti devono equilibrare la loro crescita basandola sulla domanda interna, aprendo sempre i loro mercati e facilitando il commercio in accordo con le condizioni nazionali», poi ha ricordato che «L'eccedenza commerciale cinese è calata del 14,5% su base annua a 155,14 miliardi di dollari nel 2011, con le importazioni in rialzo del 24,9% che hanno  raggiunto i 1.740 miliardi di dollari, secondo i dati delle dogane».

Cosa accadrà nel prossimo futuro lo ha spiegato Zhang Ping, ministro della Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma, il più alto organo di pianificazione cinese, che ha detto: «La Cina quest'anno continuerà a stabilizzare i prezzi al consumo ed a fare di questo dossier una priorità, nonostante in recenti segnali di attenuazione dell'inflazione. Il governo non abbandonerà i suoi sforzi per controllare l'inflazione, anche se questa mostra attualmente una tendenza alla stabilizzazione».

I dati ufficiali dicono che l'indice dei prezzi al consumo a febbraio era aumentato del 3,2% in un anno, il livello più basso degli ultimi 20 mesi, un rallentamento rispetto al 4,5% di gennaio, ma probabilmente l'inflazione reale è molto più alta di quella calcolata dal governo. Lo stesso Zhang ha detto: «Oggi la situazione resta grave, perché i prezzi più elevati dei prodotti internazionali, l'approvvigionamento in calo di alcuni prodotti agricoli nel Paese e la liquidità mondiale abbondante possono far salire l'inflazione», che il governo cinese punta a far rimanere intorno al 4% nel 2012, contro il 5,4% del  2011. 

Ma secondo Ma Jiantang, direttore dell'Ufficio di Stato delle statistiche, i rischi a lungo termine sono ben altri: «l'invecchiamento della popolazione e il deterioramento dell'ambiente naturale della Cina freneranno la crescita. Il "dividendo demografico" della Cina è diminuito a causa dell'invecchiamento rapido della popolazione e i problemi ambientali persistono. Questi due fattori ostacoleranno la crescita economica del Paese». Previsioni che arrivano dopo che solo pochi giorni fa la Cina aveva rivisto al ribasso, al 7,5%, la crescita del suo Pil nel 2012, il livello più basso degli ultimi 7 anni, per darsi maggiori margini di manovra per ristrutturare l'economia senza alimentare l'inflazione.

«Il rapporto tra popolazione attiva e popolazione globale è calato per la prima volta nel 2011 - ha detto Ma - Parallelamente, mentre la Cina dispone di risorse naturali per abitante limitate, il consumo di energia e di risorse del Paese è diventato enorme, comportando dei  costi elevati  per ridurre l'inquinamento. Il Paese deve accelerare le riforme e la ristrutturazione per assicurare una crescita economica rapida e stabile».

Quasi inutile aggiungere che la sostenibilità sociale e ambientale dell'intero pianeta passi (anche se non solo) da qui.

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