[15/03/2012] News

Da Goldman a JP Morgan, i (e le) "masters" dell'economia finanziaria che affossano la sostenibilità

Gli Occupy sono sbarcati a Goldman Sachs? Viene da pensarlo leggendo sui maggiori quotidiani nazionali e mondiali che nella banca simbolo degli Usa l'ambiente è «tossico e distruttivo» e alle riunioni di lavoro «non si spende un singolo istante per chiedersi come possiamo aiutare i clienti. Si tratta solo di come possiamo fare più soldi possibile levandoli a loro». Ma siccome l'autore dell'invettiva è un signore che si chiama Greg Smith, dodici anni in Goldman fino a guidare il business dei derivati azionari americani in Europa, Medio Oriente ed Africa, la cosa assume tutto un altro aspetto.

Anche perché Smith con queste parole ha dato le dimissioni da Goldman Sachs e altra cosa sarebbe stata invece se fosse stato licenziato. Non si tratta quindi di una vendetta. Ma al di là di questo aspetto, colpisce la fotografia di quello che succede in Goldam che, stando a questa testimonianza diretta, è quasi peggio di quello che sostengono i "complottisti" a proposito delle derive dell'economia finanziaria e di chi ne tiri le fila, da sempre indicato proprio nei vertici di Goldam Sachs.

Clienti "pupazzi", spregio sistematico dell'etica, cultura dei soldi per i soldi, questo è ciò che pensa probabilmente l'uomo della strada e questo è esattamente ciò che Smith scrive a proposito del più famoso istituto bancario a stelle e strisce: «persuadere i tuoi clienti a investire in azioni o altri prodotti di cui noi stiamo cercando di sbarazzarci», «portare i tuoi clienti a vendere o comprare quello che fa fare i maggiori profitti a Goldman».

Qualcuno certamente dirà: bella scoperta, ma perché credi che alla tua banca si comportino diversamente? C'è sempre qualcuno che la sa più lunga degli altri, al di là di questo a noi che non siamo complottisti ma che ugualmente riteniamo insostenibile l'attuale modello economico che vede la finanza mangiarsi l'economia reale, non possiamo rimanere silenti di fronte a un istituto che ha un potere a dir poco eccessivo rispetto ai governi mondiali.

Forse a qualcuno sarà sfuggito il fatto che nell'altra grande banca (o società finanziaria) Usa, la JP Morgan, lavora da vent'anni ormai una donna che si chiama Blythe Masters. Una che il Guardian nel 2008 aveva definito "The Woman who built financial Weapon of Mass Destruction", ovvero "La Donna che ha inventato le Armi di Distruzione di Massa finanziarie". Perché? Semplicemente perché ha inventato la formula matematica dei famigerati subprime e quel Cds - il credit default swap - ormai noto a tutti dopo il fallimento della Grecia.

Ma non è tutto, perché come ha scritto pochi giorni fa Italia Oggi, ancora una volta un giornale non certo complottista, o di estrema sinistra o sovversivo, la nostra Blythe dal 2006 è «a capo del trading delle materie prime della banca Usa». «In una parola - si legge sul quotidiano della Cna - è la regina mondiale della speculazione sui prodotti agricoli, l'energia, i metalli. E sotto la sua egida il fatturato del trading di JP Morgan è triplicato a 2,8 miliardi di dollari (1,7 miliardi di euro), facendo diventare la banca americana leader incontrastata del commercio di commodity, dopo aver scalzato dal podio due giganti come Goldman Sachs (nel 2011 i ricavi del settore si sono fermati a 1,6 miliardi di dollari) e Morgan Stanley (giro d'affari della divisione in calo per tre anni consecutivi)».

E la domanda a questo punto è una sola: possono due banche - che a loro volta alimentano il gioco perverso permettendo a pochissimi altri big di fare il bello e il cattivo tempo sui mercati con la semplice applicazione di qualche algoritmo carburante dell'insostenibile high frequency trading - avere un tale potere da decidere i destini degli Stati, dei loro debiti e persino delle loro risorse minerarie sapendo poi che il loro scopo non è assolutamente quello di aiutare i "clienti" ma di fare i loro interessi? Essendo enti privati si dirà possono fare ciò che vogliono, peccato che questo vale solo quando le cose vanno bene perché se rischiano di fallire, sono gli Stati che le foraggiano.

Come si è visto il contributo in negativo delle grandi banche americane all'avvitamento della crisi e al suo perdurare con la vendita di titoli tossici vidimati da società di rating compiacenti non solo non hanno pagato pegno, Lehman Brothers a parte, ma oggi hanno ancora più potere di prima.

Si è complottisti a dire che questo non va bene? Si è complottisti a dire che le banche che chiedono anche le analisi del sangue a chi chiede un prestito non sono altrettanto rigorose nel rendere trasparenti i propri comportamenti? Se i governi non intervengono toccherà alle persone, ai clienti appunto, svegliarsi e scegliere chi darà loro garanzie diverse. I "clienti", come dice il dimissionario Smith, se ne andranno e quelli che potranno sarebbe bene che - nel caso vogliano investire - scommettano sull'economia reale e su attività che aiutino la riconversione ecologica (e quindi anche sociale) dell'economia.

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