[13/03/2012] News

Verso la fine delle terre rare cinesi a buon mercato. I costi ambientali nei prezzi dei prodotti

«L'era dell'approvvigionamento di terre rare a buon mercato provenienti dalla Cina è destinata a finire, dato che il Paese intensifica il controllo di queste preziose risorse a causa delle preoccupazioni ambientali». A dirlo all'agenzia ufficiale cinese Xinua in chiusura dell'Assemblea popolare nazionale (Apn , il Parlamento cinese) è il deputato Liao Jinqiu, economista dell'università delle Finanze e dell'economia di Jiangxi che spiega: «La Cina fornisce al mondo enormi quantità di prodotti a base di terre rare. Però i costi ambientali non sono stati tenuti di conto durante la fissazione dei prezzi di questi prodotti. Lo sfruttamento delle terre rare dovrà essere maggiormente integrato e dovrà essere costruita una catena industriale per attenuare la pressione ambientale generata dalla loro estrazione eccessiva».

La Cina ha gran parte delle riserve conosciute ed accessibili delle terre rare, un gruppo di 17 metalli essenziali per l'elettronica di consumo, l'alta tecnologia, le batterie delle auto elettriche e le energie rinnovabile e la green economy. Attualmente la Repubblica popolare cinese assicura ancora più del 90% della produzione mondiale di terre rare, anche se le sue riserve sono solo un terzo di quelle conosciute nel pianeta.

Fino ad ora estrazione a basso costo, scarse o nulle tutele ambientali e la politica delle esportazioni avevano reso le terre rare cinesi le più abbordabili sul mercato, ma le cose sono cambiate e sembra che il "punto dio rottura" sia stato raggiunto e riconosciuto anche dall'Apn.

Lo sfruttamento minerario disordinato e a volte illegale delle terre rare è da tempo criticato in Cina per i danni ambientali che causa nelle aree ricche di queste materie prime, Xinhua oggi fa notare che «Secondo gli esperti, il costo per riparare gli ecosistemi distrutti dallo sfruttamento minerario delle terre rare sarà molto elevato. Al fine di controllare i danni ambientali e di proteggere le sue risorse, la Cina ha sospeso la distribuzione di nuove licenze di prospezione e sfruttamento minerario delle terre rare, imposto dei limiti di produzione e delle quote di esportazione ed annunciato degli standard ambientali più stringenti per la produzione di terre rare».

Liao prevede tempi duri per l'industria dell'elettronica di consumo e lancia un avvertimento preciso sulle intenzioni di Pechino: «Il cambiamento delle politiche cinesi riguardanti le terre rare avrà un impatto importante suo prezzi di questi metalli. La Cina deve regolamentare lo sfruttamento delle terre rare ed unificare le sue esportazioni per assicurarsi il diritto di parola durante lo stabilimento dei prezzi di questi prodotti».

Sembra l'annuncio dell'inasprimento delle misure già approvate dalla Cina il 27 dicembre 2011 sulle quote di esportazione delle terre rare per il 2012, fissate a 10.546 tonnellate, con 11 compagnie che se le dividono, tra le quali 7 produttrici di terre rare e 4 che le distribuiscono.
Il governo cinese sottolinea che «Le 11 società hanno passato con successo le ispezioni ambientali. Delle quote sono state riservate ad alter imprese delle terre rare, ma non saranno distribuite prima che queste imprese superino le ispezioni».

Teoricamente quindi le quote di terre rare per il 2012 restano le stesse del 2011, «Al fine di garantire la domanda del mercato internazionale e di fornire un approvvigionamento stabile di terre rare», ma non è detto che le nuove norme ambientali e la nuova volontà "protezionistica" espressa dell'Apn le garantiscano davvero e soprattutto ai prezzi ai quali l'industria dell'elettronica globalizzata si è abituata..

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