[23/02/2012] News

La santa alleanza della guerra contro la carbon tax Ue sul trasporto aereo

La conferenza internazionale di 33 Paesi sulla riduzione delle emissioni dei gas serra che si è conclusa ieri a Mosca è in realtà servita soprattutto ad approvare una dichiarazione congiunta, firmata da 29 Paesi, che si oppongono «all'imposizione unilaterale di una carbon tax a tutte le compagnie aeree che sorvolano il territorio dell'Ue».  Ma la dichiarazione va oltre, e comprende una serie di misure di rappresaglia contro l'intero Emission trade system (Ets) dell'Ue e impegna i Paesi firmatari «ad introdurre ogni misura, conformemente alla legge nazionale, per bloccare completamente l'Ets/Ue o ritardarlo».

Dopo che i Paesi del Basic (Brasile, Sudafrica, India e Cina) nei giorni scorsi avevano approvato un documento simile, a Mosca Ji Yuan, in rappresentanza dell'Amministrazione dell'aviazione civile della Cina (Caac), ha detto che «la decisione unilaterale dell'Ue di applicare una carbon tax a tutte le compagnie aeree è inaccettabile per la Cina. La dichiarazione di Mosca punta a costringere l'Ue a fermare il suo progetto di imposizione di questa tassa. L'Ue, in quanto blocco regionale, non ha il diritto d'imporre una tassa ad altri Paesi nel quadro dei trattati internazionali sui trasporti aeri». Qualche giorno fa la Caac ha vietato alle compagnie aeree cinesi di aderire all'Ets/Ue.

I Paesi extraeuropei non vogliono sentir parlare di pagare la tassa sulle emissioni degli aerei né tantomeno le multe di 100 euro a tonnellata se non lo faranno, e si oppongono fermamente al divieto di sorvolo dell'Ue per le compagnie aeree. Il vice-ministro dei trasporti russo, Valery Okulov, ha detto che «la Russia e la Cina condividono lo stesso punto di vista. Mosca potrebbe imporre delle restrizioni alle compagnie europee che sorvolano la Siberia». Il ministro dei trasporti Igor Levitin ha confermato le minacce del suo vice e ha rilanciato: «penso che sia prematuro includere l'aviazione civile nell'Ets. E' necessario sospendere l'applicazione del nuovo regolamento dell'Ue in materia di compagnie aeree dei Paesi non membri dell'Ue, fino all'elaborazione di una posizione coordinata. Pensiamo che le responsabilità in materia di emissioni di gas serra e di altre misure di protezione ambientale debbano essere decisioni prese per consenso, nel quadro dell'International civil aviation organization». Peccato che il trucco delle "decisioni condivise" sia quello solitamente utilizzato dai russi per far sistematicamente saltare ogni accordo di alto profilo sul clima.

Tra i 29 Paesi che a Mosca hanno dichiarato guerra alla carbon tax Ue sui trasporti aerei ci sono anche diversi Stati africani, non certo noti per la qualità ed efficienza dei loro trasporti aerei, che spesso appaiono sulle liste nere Ue ed Usa: Sudafrica, Burkina Faso, le Camerun, Egitto, Nigeria, Uganda e Swaziland appoggiano entusiasticamente il niet di Russia, Usa, Cina ed India. I Paesi africani hanno definito la tassa europea «ingiusta» e «inefficace», ricordando poi che nel 2009 anche il portavoce del Partito socialista francese, Benoît Hamon, disse che «la carbon tax non avrà gli effetti ecologici attesi ed è socialmente ingiusta» (anche perché appoggiata da Nicola Sarkozy....).

Il 13 febbraio l'offensiva finale era stata lanciata a Singapore al summit mondiale dell'aviazione da Tony Tyler, il direttore dell' International air transport association (Iata) che aveva scandito: «l'Ue deve modificare questo atteggiamento unilaterale rinunciando ad imporre la carbon tax alle compagnie straniere». Poi aveva aggiunto ipocritamente: «apprezzo gli sforzi dell'Ue, ma bisogna proporre questa misura in un quadro multilaterale come le Nazioni Unite e non in maniera unilaterale. In un contesto di crisi finanziaria internazionale e di aumento dei prezzi del carburante, il settore dell'aviazione non è in grado di sopportare le conseguenze della guerra commerciale che rischia di provocare questa misura europea».

Tra questi "poveracci" che rischiano la rovina con la carbon tax c'è anche Tom Enders, il patron di Airbus, che a Singapore ha lanciato un grido di dolore: «se l'Ue persiste nell'applicazione di questa legge unilaterale, una guerra commerciale su a scala mondiale sembra inevitabile nel settore dell'aviazione. In quanto costruttore aeronautico devo dire che sono veramente preoccupato delle conseguenze potenziali dell'imposizione della carbon tax da parte dell'Ue». Invece, Enders non era affatto preoccupato quando nelle tasche della sua multinazionale arrivavano i generosi finanziamenti Ue provenienti dalle tasse pagate dai contribuenti...

Secondo la Iata la carbon tax sugli aerei costerebbe alle compagnie 23,8 miliardi di dollari nei prossimi 8 anni, meno di 4 miliardi all'anno, e la South African Airways (Saa)  ha detto che la redditività delle compagnie aeree potrebbe esserne minacciata.

Quindi contro l'iniziativa europea (e più in generale contro l'Ets, visto come punta avanzata della tassazione dei gas serra) si sta saldando una strana santa alleanza tra ricchissime compagnie aeree private, governi "comunisti" come quello cinese, poverissimi Paesi africani con aerei disastrati e Stati petroliferi. Infatti, i firmatari della dichiarazione di Mosca si riuniranno presto in Arabia Saudita con il fronte dei nemici della carbon tax Ue, per studiare le rappresaglie contro l'Europa. 

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