[22/02/2012] News

Amano (Iaea): nessun accordo sul nucleare con l'Iran

Teheran: «Stop export greggio all'Italia»

Il direttore generale dell'International atomic energy agency (Iaea), il giapponese Yukiya Amano, ha detto oggi che «Nessun accordo è stato concluso con l'Iran sul suo dossier nucleare nel corso della recente visita del team dell'Agenzia a Teheran». Amano ha così smentito le voci che circolavano sul risultato del secondo round  deicolloqui Iaea-Iran: «Sono stati dispiegati degli sforzi intensi per tentare di pervenire ad un accordo su un documento che faciliti il chiarimento delle questioni in sospeso nel quadro del programma nucleare dell'Iran, in particolare quelle relative ad eventuali dimensioni militari. Sfortunatamente l'accordo su questo documento non è stato concluso. Durante la prima e la seconda riunione, il team dell'agenzia ha chiesto di aver accesso al sito militare di Parchin, ma l'Iran non ha concesso l'autorizzazione». Amano si è detto molto deluso per il rifiuto iraniano a visitare Parchin dove l'Iaea sospetta che si conducano attività nucleari a fini militari.

Ad Amano ha risposto il  sommo Ayatollah Khamenei in persona: «L'Iran non è minimamente interessato a raggiungere l'arma atomica ma punta a sfidare coloro la cui autorità è affidata al possesso di armi nucleari - ha detto Il leader della Rivoluzione islamica  ad un gruppo di scienziati nucleari a Teheran - le pressioni e le ostilità non potranno fermare il progresso dell'Iran né tantomeno costringerci ad abbandonare la nostra strada che è quella di sfidare le potenze mondiali la cui forza e' tutta affidata al possesso di armi nucleari». 

Amano ha però di fatto smentito quanto detto ieri dal portavoce del ministero degli esteri dell'Iran, Ramin Mehmanparast, cioè che gli esperti dell'Iaea erano in Iran solo per negoziare e non per visitare siti nucleari. Anche le dichiarazioni di Ramin che «La cooperazione con l'Agenzia è al suo miglior livello», non trova certo riscontro nelle dure parole di Amano. Il portavoce iraniano ha però ribadito che «L'Iran non tratterà con  le potenze sui suoi diritti nucleari. Le potenze occidentali dovranno riconoscere I diritti della Repubblica islamica a possedere la tecnologia nucleare a fini civili».

Oggi il vice ministro del Petrolio iraniano, Ahmad Qalebani, ha annunciato che «L'Iran si appresta a tagliare le sue esportazioni di greggio verso altri 6 stati dell'Unione europea, fra cui l'Italia». La radio ufficiale iraniana Irib sottolinea che «Dopo lo stop verso Gran Bretagna e Francia annunciato domenica, si parla adesso anche di Portogallo, Spagna, Grecia, Germania, Paesi Bassi e appunto l'Italia».

Qalebani ha confermato: «Sicuramente se le misure ostili di alcuni altri Paesi europei contro l'Iran continuano, le esportazioni di petrolio verso questi paesi saranno fermate. Se gli stati europei fermeranno le misure ostili, Teheran è pronta a rinnovare i suoi contratti petroliferi. Nelle ultime settimane  la domanda di petrolio iraniano è aumentata, e Teheran è in cerca di "contratti incondizionati"».

I media del regime iraniano riportano con grande rilievo la notizia data da 'The Times of India'  che «Gli Stati Uniti stanno esercitando pressione sul Pakistan perché permetta a Washington di costruire basi militari in Belucistan al confine iraniano per poter svolgere attività  di spionaggio contro la Repubblica islamica». Secondo il  giornale indiano, il  Congresso Usa starebbe  esaminando l'approvazione una risoluzione per riconoscere il diritto all'autodeterminazione del Belucistan pakistano, «Per poter poi utilizzare questo come un mezzo di pressione nei confronti di Islamabad affinché ceda alle richieste degli Usa». Secondo Irib «Il ministero degli esteri pakistano ha già  convocato l'ambasciatore Usa Richard Hoagland e gli ha formulato la protesta di Islamabad contro l'azione del Congresso Usa che "è contraria a relazioni amichevoli, e viola i principi della Carta dell'Onu, delle leggi internazionali e delle norme riconosciute"».

La tensione monta ed oggi nella capitale pakistana Islamabad circa 2.000 aderenti al Difa-e-Pakistan Counsel  hanno organizzato un sit-in contro il Congresso Usa, il ripristino delle forniture alla Nato, la decisione di dare all'India lo status di nazione fra le più favorite. I manifestanti hanno protestato soprattutto contro i bombardamenti dei droni americani, urlando slogan come «Vai via Usa» e «Niente aiuti alla Nato».

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