[20/02/2012] News

Usa, via libera al piano Shell per trivellare il petrolio nell'Artico

L'amministrazione Obama ha approvato il piano della Shell di risposta agli sversamenti di petrolio dalle piattaforme che la multinazionale vuole installare nel  Mare di Chukchi, nell'Artico occidentale statunitense Il Chukchi, un  mare dove vive un decimo della popolazione mondiale di orso polare ed un importante rotta di migrazione per specie di balene in via di estinzione e beluga. La Shell vuole iniziare le trivellazioni già quest'estate.

Il segretario agli interni Usa, Ken Salazar, ha detto che le trivellazioni in acque poco profonde avverranno con l'applicazione di «Importanti nuove norme di sicurezza così come delle lezioni apprese dalla fuoriuscita di petrolio dalla Deepwater Horizon». Secondo Salazar il via libera alla Shell nell'Artico si basa sull' Oil Spill Response Plan della multinazionale per il Mar di Chukchi che verrà coordinato con la pianificazione di emergenza delle agenzie federali Usa per l'Artico e su un lavoro scientifico che ha comportato una estesa raccolta di informazioni e condivisione dei dati tra le agenzie, l'industria e  gli istituti di ricerca, di informare e pianificazione dell'Artico e la realizzazione di un "long-term, landscape-scale planning for the Arctic".

«Le risorse energetiche dell'Alaska, onshore e offshore, convenzionali e rinnovabili, sono molto promettenti e un'opportunità economica per gli abitanti dell'Alaska e di tutta la nazione - ha detto  Salazar. Nella frontiera dell'Artico, una cauta esplorazione, sotto un forte controllo, requisiti di sicurezza, piani di emergenza e una risposta sempre più fondata, ci può aiutare a espandere la nostra comprensione del territorio e delle sue risorse ed a sostenere il nostro obiettivo di continuare ad aumentare una produzione nazionale petrolifera e di gas  sicura e responsabile. Stiamo adottando un approccio cauto, che contribuirà a informare le sagge decisioni di domani».  

La Shell vuole perforazione 6 pozzi nel Mare di Chukchi entro le prossime due stagioni estive, quando l'acqua è libera dai ghiacci, all'interno della Prospect Burger, circa 70 miglia al largo della costa ed a circa 140 metri di profondità.  Il permesso  rilasciato non autorizza la Shell ad iniziare la perforazione: deve ancora ottenere l'approvazione del Bureau of safety and environmental enforcement (Bseee) che deve  ancora esaminare e approvare le attrezzature che verranno utilizzate in quelle condizioni estreme ed anche il "well control and a spill". Inoltre la Shell ha l'obbligo di interrompere qualsiasi perforazione di idrocarburi nell'area 38 giorni prima dell'1 novembre «in modo che se un incidente dovesse verificarsi, tutte le operazioni di capping, di risposta e could kill  del greggio possano essere condotte con il mare aperto, prima che si formi il ghiaccio nelle acque di Chukchi».  

Ma, come ammette lo stesso Salazar, nell'area ci sono zone uniche ed ecologicamente importanti, «Il Dipartimento sta attivamente esaminando le opzioni per proteggere la casa della più grande concentrazione di nidificazione dell'emisfero settentrionale degli uccelli migratori nei 1.700.000 acri dell'area di Teshekpuk Lake nella National Petroleum Reserve-Alaska (Npra). Il dipartimento degli interni è nelle fasi finali per il completamento di un progetto di piano per la Npra che identificherà le eventuali protezioni per le risorse uniche aviarie e terrestri nella grande area del Teshekpuk Lake, incluse 45 specie di uccelli che nidificano in una delle zone umide più ecologicamente importanti dell'intero Artico, che comprende l'habitat di decine di migliaia di oche mute, civette delle nevi, e specie minacciate come l'edredone dagli occhiali. L'area Teshekpuk Lake ospita anche 45.000 capi di Caribou a Teshekpuk Lake Caribou Herd».

Rassicurazioni che, visto la delicatezza ambientale e i rischi, non convincono affatto Michael Brune il direttore esecutivo di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista Usa: «Siamo profondamente delusi dalla decisione di approvare l' oil spill response plan della Shell. Il rischio per i fragili sistemi naturali e le comunità indigene è chiaro. Restano importanti domande sul fatto che i sistemi di prevenzione delle fuoriuscite, di contenimento e di risposta siano in grado di lavorare nelle difficili condizioni artiche. Rimangono anche enormi lacune sulla conoscenza e la comprensione scientifica della vita nelle acque artiche ed i potenziali impatti della trivellazione. Il triste record degli sversamenti delle Big Oil smentisce la loro garanzia di mantenere la sicurezza. La tecnologia non provata proposta nel piano Shell non protegge un territori insostituibile e la fauna dei mari dell'orso polare, Alla Shell ed alle altre compagnie petrolifere non dovrebbe essere permesso di andare avanti con i piani rischiosi e pericolosi di perforare in questa zona incontaminata. Non dobbiamo affidare il futuro di una delle nostre ultime frontiere selvagge e le comunità che si basano su di essa per la sussistenza, alle Big Oil. Il presidente Obama dovrebbe proteggere in modo permanente le meraviglie dei mari dell'orso polare, non aprirli alla perforazione che aumenta solo la nostra dipendenza dal petrolio».

Secondo Greenpeace Usa c'è anche un altro aspetto: «Il 2011 è stato il  primo anno da quasi due decenni, nel quale gli Stati Uniti sono diventati un esportatore. Ogni giorno del mese di febbraio, gli Stati Uniti esportato 54.000 barili di petrolio più di quanto non ne importano. Per aggiungere la beffa al danno, l'amministrazione Obama sembra ora decisa a trivellare nella regione artica, che è diventata più accessibile agli inquinatori del clima perché hanno fatto sciogliere il ghiaccio».

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