[17/02/2012] News

Una speranza per il diavolo della Tasmania: trovata la sequenza del genoma del cancro facciale

"Cell" pubblica i risultati della ricerca "Genome Sequencing and Analysis of the Tasmanian Devil and Its Transmissible Cancer" nel quale un nutritissimo team di scienziati australiani e britannici spiegano che «il diavolo della Tasmania ( Sarcophilus harrisii ), il più grande carnivoro marsupiale, è in pericolo a causa di un cancro facciale  trasmissibile  che si diffonde attraverso trasferimento diretto delle cellule tumorali quando si mordono». 

Lo studio descrive «la sequenza, l'assemblaggio e l'annotazione del genoma del diavolo della Tasmania e l'intero genoma di due sequenze di subcloni geograficamente distanti del cancro. L'analisi genomica suggerisce che il primo tumore sia nato da una femmina di diavolo della Tasmania e che il clone si sia successivamente geneticamente discostato nel corso della sua diffusione in Tasmania. Il genoma contiene più di 17.000 somatic base substitution mutations e porta l'impronta di un distinto processo mutazionale. La genotipizzazione di mutazioni somatiche in 104 tumori di diavolo dalla Tasmania geograficamente e temporalmente distribuiti mostra un esempio dell'evoluzione e della diffusione di questo lignaggio parrasitario clonale, con l'evidenza di una scansione selettiva in un'area geografica e la persistenza di lignaggi paralleli in altre popolazioni».

I ricercatori sperano che i dati genetici offriranno indizi su come impedire la diffusione della Devil facial tumour sisease (Dftd). Da quando è stato scoperto il Dftd, nel 1996, in alcune aree i diavoli della Tasmania sono diminuiti fino al 90%. Quando questi carnivori marsupiali vengono infettati dal cancro facciale hanno grossi problemi a cibarsi, si indeboliscono  e non sono più in grado di competere con  gli altri animali. I diavoli muoiono entro 3/5 mesi da quando appaiono le prime lesioni.

Aver sequenziato il genoma del Dftd è un bel passo avanti. «Ora possiamo cercare percorsi mutati che potrebbero essere responsabili della crescita del cancro, che possono offrire potenziali obiettivi o idee per interventi terapeutici che potrebbero aiutare i diavoli in natura - ha detto a BBC News l'inglese Elizabeth Murchison, ricercatrice al Wellcome Trust Sanger Institute di Cambridge. Ci ha anche permesso di identificare un certo numero di geni che hanno un numero di mutazioni che li rendono diversi dal genoma normale di un diavolo. Certo, siamo anche interessati a sviluppare vaccini che aiutano gli organismi dei diavoli a rilevare il cancro come estraneo, e utilizzare questi geni che sono diversi dal cancro e dall'ospite può presentare idee per lo sviluppo di vaccini. La sequenza anche permesso ai ricercatori di comprendere le dinamiche della malattia. Poiché il tumore si sviluppa dalle cellule tumorali viventi, in realtà nasce da un singolo diavolo».

E' così che i ricercatori, svolgendo un "genetic detective work", sono risaliti alla  prima femmina che ha diffuso la malattia tra i diavoli 15 anni fa. Dato il modo in cui le cellule tumorali sono state passate da un animale all'altro nel corso degli anni, l'ospite originale e stata chiamata "immortal devil" perché «lei, in un certo senso, è sopravvissuta dopo la sua morte. Normalmente, un cancro che nasce all'interno del corpo di una individuo muore quando quell'individuo muore. E normalmente non ha una esistenza al di fuori del corpo del suo ospite. La cosa insolita del cancro dei diavoli è che è stato in grado di sopravvivere dopo la morte del suo ospite. Ciò è stato facilitato dal fatto che i diavoli si mordono a vicenda, il che ha creato un percorso per la trasmissione del cancro».

Una vera e propria apocalisse per i diavoli della Tasmania, che a costretto il governo australiano a mettere i Sarcophilus harrisii nelle specie in pericolo di estinzione nel maggio 2009. Le prospettive per i diavoli erano così fosche che il governo australiano nel 2005 ha realizzato il Save the Tasmanian Devil Program per garantirsi una "insurance population", mettendo in cattività oltre 270 diavoli della Tasmania immuni dal Dftd, come contingente nel caso in futuro sia necessario reimmetterli in natura per evitare l'estinzione dell'intera popolazione.

La Murchison punta ad altro: «il mio obiettivo è quello di fare qualcosa per fermare la diffusione della malattia in natura prima che sia troppo tardi, ma la popolazione selvatica sta diminuendo ad un ritmo molto rapido, e ci sono alcuni timori che la specie potrebbe estinguersi allo stato brado in 20-30 anni. Sarebbe impossibile reintrodurre i diavoli in libertà finché non saremo certi che non ci sono diavoli malati rimasti là fuori, altrimenti la reintroduzione sarebbe inutile perché la malattia potrebbe solo tornare. Anche se dobbiamo prepararci alla reintroduzione dei diavoli nell'ambiente naturale, quel che è veramente importante è essere in grado di prevenire  che i diavoli contraggano la malattia e sopprimere la malattia, nel caso ci siano ancora suoi "serbatoi" rimasti allo stato selvatico» 

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