[16/02/2012] News

Napolitano: «Cambiamenti climatici, l'assunzione di una piena responsabilità internazionale non più eludibile»

Kyoto Club «Per l’Italia 700 milioni di debito nei primi 4 anni di conteggio di Kyoto»

In un messaggio inviato al Convegno 'I cambiamenti climatici come opportunità - Da Durban al Rio + 20 Earth summit', organizzato a Roma dal Kyoto Club, il  Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha scritto: «A vent'anni dalla conferenza di Rio, e in vista del nuovo vertice delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile, l'assunzione di una piena responsabilità ambientale da parte della comunità internazionale costituisce una esigenza non più eludibile. Al tempo stesso ricercatori e imprese hanno da tempo segnalato le grandi opportunità di adeguamento e rilancio economico insite nelle politiche di sviluppo sostenibile. E' quindi da apprezzare lo sforzo, che caratterizza la vostra iniziativa, di favorire un dialogo fecondo su questi temi tra attori politici e istituzionali, comunità scientifica e imprenditoria».

Parole impegnative che sono piaciute molto al presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, «E' molto significativo che il presidente dalla Repubblica, nel momento in cui tutta l'Italia sta aspettando indicazioni per il rilancio dell'economia, sottolinei l'importanza di un sviluppo sostenibile e ambientalmente responsabile ed avverta delle opportunità di crescita insite nell'economia verde. E' un monito di estrema rilevanza che giunge proprio nel giorno dell'anniversario dell'entrata in vigore del protocollo di Kyoto. La lotta ai cambiamenti climatici e la difesa del territorio sono nodi fondamentali, da affrontare con tempestività ed efficienza, che rappresentano anche una grande occasione di modernizzazione e di creazione di nuovi posti di lavoro. Anche il presidente Barack Obama nei giorni scorsi ha fatto una scelta inequivocabile aumentando, in un bilancio che prevede tagli per tutte le voci, gli investimenti per ambiente, ricerca e istruzione. Occorre puntare sulla green economy perché è la giusta via per uscire dalla crisi e restituire competitività all'economia del nostro e di altri paesi».

Il convegno annuale del Kyoto Club è in corso a Roma con un ospite di onore di eccezione: Harry Lehmann, Direttore generale per la pianificazione ambientale e le strategie sostenibili dell'Agenzia Federale Tedesca dell'Ambiente, che ha contribuito alla stesura della nuova strategia energetica approvata dal Governo tedesco.

Kyoto Club sottolinea che «Dopo il controverso risultato della Cop17 di Durban, la comunità internazionale avrà un altro importante appuntamento per delineare le condizioni necessarie ad uno sviluppo low carbon: a giugno si svolgerà la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro. Un evento organizzato esattamente 40 anni dopo la prima conferenza delle Nazioni Unite sulle problematiche ambientali tenutasi a Stoccolma nel giugno 1972 e 20 anni dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo tenutasi, sempre a Rio de Janeiro, nel giugno del 1992 e nota come Earth Summit. Il 2012 è anche l'anno a cui l'Onu ha dedicato il Sustainable Energy for all per quel miliardo e trecento milioni di persone che non hanno ancora accesso all'energia elettrica».

Riecheggiando le parole di Napolitano gli organizzatori dicono: «Al centro lo sviluppo sostenibile, la lotta alla povertà, la green economy. Ma cosa significa concretamente tutto questo per gli investimenti infrastrutturali pubblici nell'energia e nei trasporti, per il capitale privato e per l'industria, per la vita quotidiana di tutti noi? Il convegno annuale del Kyoto Club, organizzato nell'anniversario dell'entrata in vigore del Protocollo di Kyoto, intende affrontare i possibili scenari di questo desiderabile processo dal punto di vista della politica e delle imprese, sia su scala globale che nazionale».

Kyoto Club alla vigilia del convegno ha presentato un rapporto che evidenzia che «L'Italia ha accumulato nei primi quattro anni di conteggio di Kyoto un debito di oltre 700 milioni di euro. Conteggiando anche la quota attribuita all'Italia per la forestazione (quota che però va assicurata secondo le metodologie Ipcc) il debito si ridurrebbe a 300 milioni di euro. Questi dati aggiornati al 2011, sono migliori rispetto agli anni passati e tengono conto del calo delle emissioni climalteranti dovuto alla crisi economica e ai positivi risultati sul fronte dell'efficienza e delle energie verdi. In particolare, la produzione elettrica da rinnovabili nel periodo 2008-2011 ha consentito una riduzione pari al 40% del taglio delle emissioni climalteranti rispetto al 1990 previsto per l'Italia (14 milioni di tonnellate/anno). Inoltre, ulteriori riduzioni delle le emissioni vengono dalla crescita del contributo delle rinnovabili termiche, dei biocombustibili e dai miglioramenti dell'efficienza energetica. Va ricordato che l'obiettivo assegnato all'Italia come media nel periodo 2008-2012, è di 485 Mt CO2 eq, cioè il -6,5% rispetto alle 519 Mt del 1990. Nel 2008 le emissioni climalteranti erano arrivate a 542 Mt, mentre una prima stima sui valori del 2011 indica emissioni per 486 Mt».

Per il 2012, anno di scadenza del Protocollo di  Kyoto, il "contatore" del sito del Kyoto Club calcola il vantaggio economico dato dal calo delle emissioni climalteranti legato proprio all'aumento della produzione di rinnovabili elettriche: «La nostra stima indica che l'elettricità verde dal 1° gennaio 2008 al 16 febbraio 2012, anniversario di Kyoto, ha già contribuito a ridurre di 590 milioni di euro i costi di Kyoto».

Per Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sotenibile, l' Italia si avvia a rispettare i target di riduzione delle emissioni di CO2, meno 6,5%,  previsti dal Protocollo di Kyoto.

«La media delle emissioni dell'ultimo triennio 2009-2011 -osserva Ronchi- è in linea con l'obiettivo italiano. Includendo nella media anche il valore, ancora alto, del 2008 e una previsione del 2012, arriviamo a livelli di non molto superiori alla media prevista dal nostro obbiettivo 2008-2012 di Kyoto». 

Ronchi osserva però che l'impegno di riduzione delle emissioni previsto dal Protocollo di Kyoto, «contrariamente a quanto sostenuto da alcuni critici», è limitato e non troppo ambizioso, e che quindi la sfida è spostata al 2020, quando bisognerà andare ben oltre il Protocollo. «Per il 2020 -sottolinea- dobbiamo affrontare obiettivi, europei, del pacchetto 20-20-20 più impegnativi, che, per le emissioni potrebbero essere anche aumentati al 30%. Se teniamo presente questo quadro, e quello più a lungo termine dal 2030 al 2050, i trend attuali dell'Italia, benché in linea con Kyoto, vanno rivisti  con politiche e misure ben più coraggiose».

«Le parole del Presidente Napolitano sono da apprezzare. La conversione ecologica della nostra economia non è solo una misura indispensabile per mettere un argine ai cambiamenti climatici e all'inquinamento ma una strada necessaria per creare occupazione in un momento in cui la crisi economica si manifesta con tutta la sua violenza». Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli nell'anniversario del Protocollo di Kyoto

«Il Governo deve dimostrare più coraggio sulla promozione delle energie rinnovabili e sull'efficienza e il risparmio energetico: settori strategici su cui sono necessari segnali di netta discontinuità rispetto a quanto è stato fatto dal precedente governo. I dati della bilancia commerciale del nostro Paese dimostrano che la crisi economica che stiamo vivendo è anche e soprattutto una crisi energetica legata all'impennata del prezzo del petrolio. Puntare con forza sulle rinnovabili non solo aiuterebbe a ridurre le emissioni clima alteranti ma permetterebbe all'Italia di ridurre in modo consistente la bolletta energetica nazionale».

«La Green Economy  oltre ad essere amica dell'ambiente e del clima rappresenta una straordinaria opportunità per creare nuovi posti di lavoro: se il governo non vuole ascoltare i Verdi e gli ecologisti ascolti almeno il Commissario europeo responsabile per l'Azione per il Clima, Connie Hedegaard - conclude Bonelli -. Secondo la Hedegaard (al recente Forum di Davos) il solo settore dell'efficienza energetica potrebbe generare 500.000 posti di lavori da qui al 2020', mentre, considerando gli altri comparti fondamentali per l'attuazione delle politiche climatiche di Bruxelles, il potenziale occupazionale potrebbe raggiunge i 2 milioni di nuovi posti di lavoro entro la stessa data».

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