[06/02/2012] News toscana

Legge regionale sulle aree a rischio idraulico: prevenire è meglio che curare

A proposito del dibattito sugli interventi urbanistici nelle aree a pericolosità idraulica elevata (articolo 141 della legge 66 del 2011 della Regione Toscana), dove sono intervenute le associazioni agricole, gli ordini professionali e le istituzioni maremmane, ci preme evidenziare la nostra posizione. Sottolineamo innanzitutto che è necessaria una verifica, del resto prevista anche dalla regione Toscana, per contestualizzare la norma tenendo conto delle caratteristiche e delle peculiarità delle aree agricole grossetane. Questo al fine di consentirne una corretta applicazione oltre ad evitare incongruenze e per realizzare se necessario piccole correzioni e semplificazioni che rispettino le esigenze e le peculiarità del mondo agricolo coerentemente con la filosofia che sta alla base di questo provvedimento. Se l'obbiettivo è invece quello di stravolgere una norma che oltre ad essere giusta e necessaria (che Legambiente ha sia sollecitato che approvato una volta decisa) è fondamentale per programmare un corretto modello di sviluppo urbanistico rispettoso del territorio, siamo fortemente contrari.

La legge regionale sul rischio idraulico è stata infatti approvata dopo la tragica alluvione della Lunigiana, e va senza dubbio nella direzione giusta con l'obbiettivo di porre dei freni allo sviluppo urbanistico distorto e privo di una attenta e fondamentale attenzione alla sicurezza che troppo spesso ha portato a veri e propri disastri con gravi conseguenze, oltre che per la salvaguardia delle vite umane, per la tutela e l'integrità dei territori. La prevenzione, la manutenzione dei corsi d'acqua,le opere che diminuiscono la pericolosità di grandi eventi alluvionali, rischiano di essere inefficaci se non si attua una seria politica per evitare di costruire nelle aree a maggiore rischio idraulico. Questo proprio perchè il corso d'acqua durante la piena ed i fenomeni alluvionali, tende a riprendersi le aree che gli sono state sottratte dalle attività umane, con effetti devastanti oltre che per le popolazioni e per i territori anche dal punto di vista dei costi economici.

Troppo spesso in Italia, ed anche in Toscana, grazie ad irresponsabili pianificazioni urbanistiche che hanno permesso la realizzazione di case e strutture edilizie in aree a forte rischio idraulico, le alluvioni e le esondazioni hanno avuto effetti particolarmente tragici e devastanti. Occorre quindi una svolta chiara e determinata per una politica di programmazione urbanistica che tenga nel giusto conto le politiche di prevenzione. È proprio in questa direzione che va il provvedimento della Regione Toscana, che giunge dopo i tragici eventi verificatisi nel corso degli ultimi due anni nella nostra regione che dimostrano in modo triste ma categorico che la migliore ed efficace arma che abbiamo per contrastare tali disastri è quella di non costruire più nelle aree a rischio idraulico. E Se è vero che "la Maremma non è la Lunigiana", perché ogni territorio ha le sue caratteristiche e le sue specificità, è altrettanto vero che il territorio grossetano non è immune da eventi alluvionali (essendo un'area strappata dall'acqua per permettere all'uomo di poterci vivere) e che deve quindi riuscire a ritrovare un rapporto con i corsi d'acqua basato sulla cura e sul rispetto e non solo sullo sfruttamento irrazionale privo di lungimiranza.

Vale la pena a tal proposito di ricordare che gli eventi eccezionali anche di carattere alluvionale saranno nei prossimi anni ancora più frequenti anche grazie alle politiche dissennate in ambito energetico e all'enorme quantità di anidride carbonica emessa in atmosfera che determinano effetti stravolgenti per il clima. Quindi, a maggior ragione, occorre attuare con tempestività serie e programmate politiche di prevenzione, piani di bacino, manutenzione degli argini, programmi efficaci di protezione civile, anche per mitigare probabili effetti dovuti alle modifiche del clima. Non ha alcun senso correre ai ripari per cercare di difendere con opere costose e spesso comunque inefficaci aree urbanizzate pressoché indifendibili dalle alluvioni dei corsi d'acqua. Non vorremmo che per consentire la realizzazione di interventi urbanistici in aree a rischio idraulico, si dovessero declassare (prevedendo opere ulteriori per abbassarne la pericolosità), invece che applicare l'obbligo di inedificabilità ed in alcuni casi se necessario delocalizzare le costruzioni già effettuate. Questa è una politica che rischierebbe di essere miope e poco attenta rispetto alle effettive esigenze del territorio. Con tutto ciò è innegabile, come ricordato all'inizio di questa nota, che deve essere tenuta in forte considerazione la vocazione agricola, le caratteristiche e le peculiarità del territorio maremmano, anche per quanto riguarda opportune verifiche ed eventuali piccole correzioni necessarie nell'applicazione della norma, ma tenendo ben presente che anche lo sviluppo del settore agricolo e dell'economia maremmana sarà senza alcun dubbio garantito maggiormente per il prossimo futuro da una migliore e maggiore opera di seria prevenzione rispetto al rischio idraulico. Una minaccia che dobbiamo contrastare con forza attraverso azioni concrete e non solo a parole. Il modo migliore per fare tesoro dell'amara lezione della tragica alluvione del 1966, è proprio agire con immediata efficacia inibendo la possibilità di realizzare costruzioni nelle aree a forte rischio idraulico. Questo sappiamo che rappresenta la risposta più razionale in termini preventivi e prevenire è senza dubbio meglio che curare.

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