[01/02/2012] News

La Russia pronta al veto contro le sanzioni alla Siria: nessun embargo sulle armi per Assad

«Del dossier nucleare iraniano occupi pił l'Onu, ma solo il G5+1»

Mentre a Damasco e nelle altre città continua la guerra civile ed il regime nazional-socialista di Bashir Assad spara sugli oppositori, domani il Consiglio di sicurezza dell'Onu voterà il nuovo progetto di risoluzione sulla Siria proposto dai Paesi occidentali insieme alla Lega Araba, il cui punto centrale è che Assad deve dimettersi e lasciare il potere nelle mani del suo presidente, Faruk al Charaa, un altro esponente del partito Baath che tiene da sempre la Siria sotto il suo tallone di ferro militare.

I russi chiedono un compromesso, ma di fatto sono sempre più schierati con la dittatura siriane e con i suoi alleati iraniani. Che la risoluzione all'Onu probabilmente si infrangerà sul diritto di veto di Mosca lo ha fatto capire bene l'ambasciatore russo all'Onu, Vitali Tchurkin in un'intervista a Ria Novosti: «La Russia non sosterrà alcun embargo alle forniture di armi alla Siria. Possiamo mai annunciare la rottura di tutti i nostri contratti, di tutte le nostre lunghe relazioni con la Siria? E questo, ancora di più perché quel che noi forniamo a questo Paese, come ha detto ieri il ministro degli esteri Sergei Lavrov, non può servire a sparare sui manifestanti». Evidentemente l'ambasciatore russo non pensa che le cannonate dei carri armati di fabbricazione russa e i cingoli che schiacciano i ribelli non siano siriani non  siano armi  offensive... Ma Tchurkin ha aggiunto, per non lasciare spazio ad equivoci: «Non accetteremo nessun embargo, anche un allusione a un qualunque embargo».

Secondo la spericolata teoria del governo putiniano di Mosca, se la risoluzione verrà bloccata dal suo veto Assad disporrebbe di una nuova opportunità per avviare negoziati, con l'opposizione e l'Occidente che si troverebbero davanti al dilemma di trattare o cercare di rovesciare un dittatore sanguinario che usa tutti i mezzi per reprimere la rivolta. La Russia si propone come mediatrice, naturalmente ben accetta dal regime di Assad, ma l'opposizione non ne vuole nemmeno sentir parlare:  Abdel Baset Seda, uno dei leader del  Consiglio nazionale siriano (Cns). Ha detto alla Reuters: «Non abbiamo ricevuto nessuna proposta ufficiale... e penso che se questa proposta esiste, non sarebbe nient'altro che un tentativo di influenzare il Consiglio di sicurezza dell'Onu. Ma dico chiaramente che la nostra posizione non è cambiata e che consiste nel  rifiutare il dialogo con il presidente al Assad».

L'opposizione considera (a ragione) Mosca un complice della dittatura baathista siriana, non certo un possibile arbitro, visto che già ad ottobre la Russia e la Cina hanno bloccato il progetto di risoluzione dei Paesi europei al Consiglio di sicurezza dell'Onu, che prevedeva sanzioni contro la Siria se entro 30 giorni non fossero finite le violenze contro gli oppositori.

La posizione di Mosca e di Pechino sulla Siria e semplice nella sua brutalità: vogliono evitare uno scenario libico ed evitare ad Assad la fine di Gheddafi, ma soprattutto non vogliono essere estromesse dallo scenario mediorientale e dalle rotte del petrolio, come accaduto in  Libia con il via libera all'intervento "umanitario"  in difesa dei civili che si è trasformato in una guerra di conquista della Nato.

Il Cns  sirian o somiglia troppo al Cnt libico: i russi lo accusano di essere una pedina degli Usa, della Francia e della Gran Bretagna e che il suo fondatore, il politologo della Sorbona  Burhan Ghaliun, non l'ha messo in piedi per negoziare con Bashir al Assad, ma per approfittare della ribellione e prenderne il posto dopo le dimissioni di Assad o il rovesciamento del regime.

Ma quello che potrebbe aprirsi in Siria, e che forse è già in atto, è uno scenario yemenita, con russi e cinesi al posto degli occidentali, ed una guerra civile endemica e senza veri vincitori che dissanguerebbe il Paese e renderebbe ancora più insicura l'area più insicura del mondo, quel Medio oriente dove Israele scalpita per risolvere tutto con un atto di forza che potrebbe accendere la miccia di una deflagrazione inimmaginabile.

Non a caso oggi la Russia ha detto che il dossier nucleare iraniano deve essere esaminato dal G5+1 (Cina, Francia, Gran Bretagna, Russia, Usa e Germania) e non dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. Secondo il solito  Tchurkin, «Il Consiglio di sicurezza non ha più niente a che fare con il dossier iraniano. Occorre occuparsi seriamente dei negoziati tra i 6 e l'Iran e tra l'International atomic energy agency (Iaea) e l'Iran».

A Teheran la suprema guida della rivoluzione islamica, il sommo Ayatollah Khamenei, incontrando il segretario generale della Jihad islamica palestinese, Ramadan Abdullah Mohammad Shallah, ha detto che «Gli Stati Uniti cercano di vendicarsi della Siria per il suo sostegno alla resistenza in Medio Oriente. Gli americani e alcuni Paesi occidentali vogliono vendicarsi della Siria per le loro recenti sconfitte subite nella regione, in particolare in Egitto ed in Tunisia. Lo scopo principale degli Usa in Siria è quello di colpire la resistenza nella regione perché Damasco ha sempre sostenuto la resistenza palestinese e quella del Libano. Se la Siria promette agli Usa di togliere il suo appoggio dalla resistenza palestinese e libanese tutto ciò che oggi sta accadendo in Siria finirà immediatamente».

Nel giorno in cui si aprono i dieci giorni di celebrazioni per l'anniversario della caduta dello scià di Persia, il presidente del Majlis, il parlamento iraniano,  Ali Larijani, ha ribadito che «L'Iran è determinato a tagliare le mani a chi tenti iniziative avventuriste nel Golfo Persico, il Golfo di Oman e lo Stretto di Hormuz. E' la paura della rivoluzione ad aver dato origine alle recenti prese di posizione degli Usa sullo Stretto».

In Medio Oriente la rottura è servita su tutti i fronti e le nuove alleanze del nuovo mondo multipolare si formano, somigliando maledettamente a quelle della vecchia guerra fredda.

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