[31/01/2012] News

Decommissioning ex centrali nucleari, trasparenza e sicurezza a rischio

La battaglia contro gli strascichi della folle avventura nucleare abbandonata trent'anni fa si combatte oggi sul fronte caldissimo delle liberalizzazioni: dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del DL del 24 gennaio 2012 n. 1,  è infatti riemersa la questione della disattivazione degli impianti nucleari che riguarda diversi siti italiani.

L'articolo 25 del dl liberalizzazioni infatti consentirebbe di realizzare tutte le opere connesse allo smantellamento di tutti i siti nucleari italiani, a cominciare da Trino Vercellese e Saluggia, in deroga alle procedure ordinarie.

«Questa norma - ha dichiarato il presidente nazionale di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza - appare assurdamente pericolosa perché cancellerebbe l'obbligo di ottenere le autorizzazioni ambientali, urbanistiche e di sicurezza previste per tutte le nuove infrastrutture e sarebbe fortemente antidemocratica perché toglierebbe il diritto di intervento al riguardo ai cittadini e agli enti locali coinvolti. Tutto questo è inaccettabile e noi saremo al fianco dei cittadini di Saluggia e di tutte le aree potenzialmente interessate dalla realizzazione dei siti per le scorie, affinché il tema della messa in sicurezza delle scorie venga trattato in maniera adeguata e responsabile nel totale rispetto delle norme».

La preoccupazione riguarda in realtà gran parte degli ex siti nucleari italiani, tra cui anche il  territorio della Regione Basilicata. Da molto tempo infatti il Centro Trisaia di Rotondella è sede di attività di decommissioning per la messa in sicurezza del materiale radioattivo presente.

Il presidente dell'associazione Antinucleare ScanZiamo le scorie di Scanzano Jonico, Nardiello Donato, spiega che «L'articolo 24 del DL n. 1/2012, rappresenta una retrocessione nel percorso finora seguito verso un sistema fondato sui principi della trasparenza, perché annullerebbe ogni tipo di partecipazione degli enti locali e territoriali, dando la facoltà di agire in autonomia alla Sogin s.p.a. e al Ministero dello Sviluppo Economico, in nome di una astratta necessità economica».

Questo anche perché a seguito della protesta di Scanzano del novembre 2003, fu riconosciuto, con l'OPCM n. 3355/04, il diritto di partecipazione e l'obbligo di trasparenza sulle attività nucleari al fine di garantire la salute e la sicurezza dei cittadini.

«Una norma siffatta invece - prosegue Donato - sarebbe pericolosa perché cancellerebbe l'obbligo di ottenere le autorizzazioni ambientali, urbanistiche e di sicurezza previste per tutte le nuove infrastrutture. Quindi assenza di istruttoria e di tutela dell'Ambiente.

Per tali motivazione, come Associazione Antinucleare abbiamo ritenuto giusto attivarci, coinvolgendo i rappresentanti delle istituzioni Lucane di ogni ordine, affinché tale norma venga modificata nel rispetto di una partecipazione degli Enti Locali e Territoriali e dei cittadini, fermo restando la necessità di provvedere alla messa in sicurezza dei lasciti nucleari».

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