[30/01/2012] News

Strategie di adattamento ai cambiamenti climatici: politiche bottom-up o top-down?

L'Onu torna a parlare di strategie di adattamento ai cambiamenti climatici, offrendo un servizio online ad enti pubblici, privati ed aziende del pianeta. Si tratta di un database che mostra le strategie vincenti per fronteggiare l'emergenza clima, una serie di buone pratiche per adattarsi ai cambiamenti climatici da un lato, ma che consentono anche allo stesso tempo di aumentare i profitti ed usare le risorse in maniera più efficiente.

«Mostrando storie di successo del settore privato - ha informato il segretario dell'Unfccc, Christiana Figueres (Nella foto) - abbiamo intenzione di aiutare popolazioni e imprese a diventare più capaci di reagire ai cambiamenti climatici e ad inserire la questione fra le loro priorità in agenda, perché i rischi provocati dal clima che colpiscono le comunità nel mondo sono spesso anche rischi per il business».

Il database, accessibile dal sito web della Convenzione Onu sul clima (Unfccc), contiene oltre 100 esempi di esperienze avviate dalle aziende, incluse multinazionali come Coca Cola e Levi's, Microsoft e Starbucks. Tra le "buone pratiche" che sono riportati nel database, gli sforzi per rendere l'acqua potabile pulita e sicura nei paesi in via di sviluppo, come l'impegno per migliorare la coltura del caffè in regioni particolarmente vulnerabili ai cambiamenti climatici. L'Onu, consapevole che le politiche internazionali e gli accordi sul clima tarderanno ad arrivare, invita quindi governi locali ed imprese ad attrezzarsi per rispondere ai problemi emergenti.

«Le collaborazioni pubblico-privato e la cooperazione con diversi tipi di soggetti coinvolti- ha concluso il segretario dell'Unfccc- sta diventando sempre più importante, per assicurare il successo delle iniziative di adattamento».

L'iniziativa "bottom-up" attuata in modo integrato, può avere successo, ma non sempre dai territori emergono esempi virtuosi di adattamento o mitigazione agli effetti dei cambiamenti climatici. Anche nel nostro paese, in alcune aree colpite dagli eventi alluvionali dello scorso autunno, si sta procedendo come se nulla fosse avvenuto. Si ricostruisce negli stessi luoghi, attribuendo i disastri avvenuti al fato e sperando che un nuovo evento cada un po' più lontano. Sono gli amministratori locali (per fortuna non tutti), le istituzioni più vicine ai cittadini, che ripercorrono politiche del territorio che ormai si sono dimostrate disastrose e antieconomiche. Quindi talvolta, attraverso i necessari percorsi partecipativi, la politica del territorio deve affidarsi ad input top-down che tengano conto dell'interesse generale e quindi della tutela ambientale.

Per il Wwf, l'appello lanciato oggi dal High-Level Panel for Global Sustainability dell'Onu merita di essere ascoltato da un ampio pubblico e la piena attenzione dei governi. Il rapporto "Resilient People, Resilient Planet: A Future worth Choosing" (Persone resilienti, pianeta resiliente: un futuro che vale la pena scegliere), realizzato dopo una preparazione durata un anno da un panel presieduto dal presidente del Sud Africa Jacob Zuma e dalla presidentessa finlandese Tarja Halonen, è un utile seguito del Rapporto Brundtland "Il futuro di noi tutti" (1987) che divenne il testo di riferimento sullo sviluppo sostenibile e la base dell'originaria Conferenza di Rio del 1992, per molti considerata il punto di partenza del movimento globale per la sostenibilità.

«Il rapporto sulla sostenibilità globale offre il segnale che al più alto livello politico si è pronti per compiere gli ambiziosi passi avanti necessari per costruire un futuro prospero e sostenibile - ha detto Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia - Il rapporto evidenzia in modo allarmante che stiamo già superando la capacità del Pianeta di supportarci, che entro il 2030 ci occorrerà il 50% di cibo in più, il 45% di energia in più e il 30% di acqua in più rispetto a oggi. E offre la vision per affrontare quelle sfide. Mentre i negoziatori sviluppano il testo per il summit di Rio a giugno, guardiamo a loro per abbracciare l'urgenza e gli impegni necessari per trasformare questa visione in realtà».

Istituito nel 2010 dal Segretario generale dell'ONU Ban Ki-moon, il Panel è stato incaricato di fornire una visione per sostenibilità, crescita e prosperità negli anni a venire, insieme a un quadro per superare le resistenze politiche ed economiche che mettono a rischio il progresso. Al Panel, che comprende diversi leader politici, è stato richiesto di fare raccomandazioni concrete e ambiziose che riflettano la scala e l'urgenza delle sfide che il nostro pianeta deve affrontare.

Il Wwf accoglie con favore il rapporto e l'appello del Panel per scelte responsabili da parte dei consumatori e per una gestione sostenibile delle risorse, stimolando i leader politici a creare le condizioni abilitanti per consentire la "Green Revolution del ventunesimo secolo" che il rapporto di oggi richiama.

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