[27/01/2012] News

Iran: «Se non venderemo il nostro petrolio nessun altro potrà farlo»

Il Capo di Stato Maggiore Usa Dempsey: «Un conflitto con l'Iran sarebbe realmente destabilizzante»

Secondo quanto riferisce il network satellitare iraniano  Press Tv,  Il consigliere per gli Affari Internazionali della Guida Suprema iraniana,  Ali Akbar Velayatì, ha detto oggi che «Se l'Iran non potrà vendere il suo petrolio, il mondo deve essere sicuro che nemmeno gli altri saranno in grado di farlo». Le minacce di Velayatì vanno prese sul serio, visto che è stato ministro degli esteri  dopo la rivoluzione islamica e che è il massimo consigliere della guida suprema iraniana il "sommo" Ayatollah Khamenei. Secondo Velayatì  «Le sanzioni Ue contro il petrolio dell'Iran sono inutili. Porteranno sicuramente all'aumento del prezzo mondiale del greggio». Ed ha ribadito che «L'Iran non se ne starebbe con le mani in mano davanti ad uno scenario in cui tutti sarebbero autorizzati a produrre petrolio e l'Iran fosse messo in condizione di non poterlo fare. Le sanzioni europee non sono a favore di nessuno ed i politici europei sanno benissimo che queste sanzioni sono solo una manovra politica. L'Iran non ha bisogno del favore di alcun Paese per vendere il suo petrolio; la domanda globale di greggio è sempre lì ed è sempre crescente».

Non a caso l'agenzia Irna ricorda che «L'Iran ha informato in precedenza che qualora gli venisse impedita l'esportazione del petrolio avrebbe chiuso lo Stretto di Hormuz, attraverso cui passa ogni giorno il 40% del petrolio del mondo intero. La chiusura di questo Stretto potrebbe creare una crisi globale ed un aumento difficilmente prevedibile del prezzo del barile».

Tutto il regime islamico sembra compattarsi davanti al pericolo straniero e le parole di  Velayatì, riecheggiano quelle dette ieri dal presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad  Kerman in un lungo discorso, nel quale ha definito per la prima volta ufficialmente la posizione sulle sanzioni imposte il 23 gennaio dall'Unione europea contro il petrolio e la banca centrale dell'Iran. Ahmadinejad si è rivolto direttamente ai leader occidentali: «Che razza di linguaggio è questo. Non vi vergognate? Che razza di comportamento è questo. Vi comportate così con il grande popolo dell'Iran? Cosa pretendete di ottenere? Ogni volta vi riunite per approvare comunicati contro questo grande popolo. Questo popolo ha superato gli alti e i bassi della Storia, ha sconfitto forze più potenti di voi, è la culla della cultura, della civiltà, dell'umanità, della ragione».

L'Iran è già sottoposto a Quattro sanzioni adottate dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu (risoluzioni 1737, 1747, 1803 e 1929) e  il  presidente  iraniano ha toccato le corde del populismo e del nazionalismo tanto care alla destra islamica: «Mentono e dicono che l'obbiettivo delle sanzioni non è la gente comune. Ma allora contro chi sono le sanzioni? Coloro che sono responsabili, ministri e deputati vanno a lavoro con la macchina governativa ed hanno lo stipendio fisso, è chiaro che le sanzioni occidentali sono contro le masse popolari. L'Occidente è nemico del popolo iraniano perché questo popolo ha deciso di conquistare le vette del progresso e l'Iran sta ritrovando la sua posizione storica ed ha tanto da dire al mondo intero. La Storia ha dimostrato che il popolo iraniano supererà tutti gli ostacoli e più gli ostacoli saranno grandi più sarà grande la volontà del popolo iraniano. La loro scusa è questa: l'Iran non vuole dialogare. Io mi chiedo, ma perché noi non dovremmo dialogare? Chi ha ragione, chi dice la verità, per quale motivo non dovrebbe dialogare?».

Ahmadinejad  accusa gli occidentali di non voler davvero discutere con l'Iran: «Ogni volta che vogliamo negoziare con voi fate approvare una risoluzione anti-iraniana alla vigilia dei negoziati nella speranza di poter mandare all'aria i negoziati. È chiaro che coloro che si sottraggono ai negoziati e cercano di sabotare il dialogo sono coloro che sanno di stare dalla parte del torto e vogliono fare i prepotenti. Loro devono rinunciare a questo comportamento, l'amicizia con il popolo dell'Iran è la migliore opzione per loro». Comunque, per lui le sanzioni Ue sono «Insulse e prive di effetto. Il popolo iraniano riesce ad estrarre dalla sua terra tutto quello di cui ha bisogno. Da 30 anni gli americani non comprano petrolio iraniano e che la loro banca centrale non ha nulla a che fare con l'Iran. Pertanto l'annuncio delle sanzioni contro l'Iran non è una novità».

Il massimo disprezzo però va all'Ue: «Tutta l'Europa in quale frazione del mondo consiste? Noi abbiamo 200 miliardi di dollari di scambi con l'estero e 23 o 24 miliardi di questi scambi sono con l'Europa. Che vengano interrotti! Per noi che succede, casca il mondo? Nossignore! Un tempo il 90% dei nostri scambi avveniva con l'Europa, oggi è solo il 10% e lasciamo stare pure questo 10%. Non lo abbiamo voluto noi, lo vogliono loro, si vede che sono molto benestanti. Si vedrà chi sarà a subire danno l'Iran o l'Europa. La storia dimostra che non sarà l'Iran a subire danno».

In aiuto degli iraniani arrivano nuovamente i russi: «L'adozione di nuove sanzioni contro l'Iran riduce le chance di trovare una soluzione negoziale del problema nucleare iraniano - ha detto il vice-ministro degli esteri russo Sergei Riabkov - I membri occidentali dei 6 mediatori sul programma nucleare iraniano (Russia, Cina, Usa, Francia, Gran Bretagna, Germania) non fanno che inasprire le sanzioni contro l'Iran».

La Russia sta conducendo colloqui sia con gli altri membri del G5+1 che con l'Iran e  Riabkov spiega: «Non otterremo i risultati richiesti perché non siamo riusciti a far comprendere ai nostri partner occidentali che nessuno farà delle concessioni sotto la pressione di sanzioni. Questa è la via verso una nuova crisi».

Anche il ministero degli  esteri della Cina ha detto che «Le sanzioni adottate dall'Unione europea contro Teheran non sono costruttive. Esercitare ciecamente pressioni e imporre sanzioni all'Iran non rappresenta un approccio costruttivo».

Intanto, mentre sul Golfo Persico aleggiano profezie di una guerra imminente, Il Capo di Stato Maggiore delle forze armate Usa, il generale Martin Dempsey ha detto in un'intervista al National Journal che «Un conflitto con l'Iran sarebbe realmente destabilizzante, e non solo dal punto di vista della sicurezza. Sarebbe economicamente destabilizzante. Io penso semplicemente che è prematuro decidere che un approccio economico e diplomatico sia prematuro». Mente Israele continua a premere per un attacco all'Iran, Dempsey ha fatto capire  che una settimana fa, durante i suoi incontri con i leader israeliani,  le cose non sono andate proprio lisce: «Nella mia visita non ho cercato di persuaderli ad accettare la mia opinione e non ho cercato nemmeno di essere persuaso da loro, ho solo cercato di informarli della complessità della questione cercando di trovare soluzioni creative e non semplici».

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