[20/01/2012] News

Bambino Awá ucciso e bruciato in Brasile: indagine conferma l'attacco dei taglialegna agli indios incontattati

Dall'indagine svolta dal Conselho indegenista missiónario (Cimi) del Brasile, dall'Ordem dos avocado di Brasil (Oab) e dalla Sociedade Maranhense dei direitos himanos (Smdh) nella Terra indigena Araribóla, del municipio di Arame, nel cuore della foresta amazzonica, è stato confermato che alcuni taglialegna abusivi hanno ucciso e poi bruciato un bambino di una tribù Awá-Guajá incontattata.

«Sono emerse inquietanti prove di un attacco sferrato contro i membri della tribù.
Gli Awá-Guajá vivevano in una grande radura ricavata dall'abbattimento di 40 alberi e «I trattori per il legname sono passati sopra il campo degli Awá, distruggendo tutto. Per le tracce possiamo dire che era un grande veicolo - spiega Rosimeire Diniz, una missionaria del Cimi che ha partecipato all'indagine. Le tre associazioni produrranno un apporto con tutte le prove raccolte e lo consegneranno al Ministério Público Federal (Mpf) ed alla Polícia federal (Pf).
Ad indagare nella zona c'erano anche funzionari della Fundação Nacional do Índio (Funai), ma sono rimasti nel villaggio di Vargem Limpa, senza andare sul luogo dove si è verificato l'attacco agli indios, tanto che il Funai di Brasilia ha respinto il loro rapporto, chiedendo ulteriori indagini».

Il tem di missionari, avvocati e difensori dei diritti umani è stato portato nel luogo dell'attacco da Tenetehara Clovis, un indio Awá, che ha mostrato come i taglialegna illegali stiano devastando l'area di caccia tradizionale del suo popolo ed ha detto che sia lui che la sua famiglia sono in pericolo perché sono stati minacciati. 

«Abbiamo trovato tutte le prove che gli Awá-Guajá erano sul luogo del crimine. Abbiamo identificato le tracce di 4 fuochi e, dall'esperienza che ho di questo popolo posso dire che si tratta di quattro famiglie. Le tracce degli Awá sono ovunque» ha detto la Diniz. Sul luogo sono stati trovati segni inequivocabili della presenza della tribù: tracce dei lo tapiris (alloggi Awá), corde che solitamente gli Awá usano per aiutarsi a salire sugli alberi, pertiche per raccogliere miele dagli alberi più alti e diversi intagli fatti con le loro asce di pietra.

«Dovevano essere nell'accampamento da circa due mesi, quando sono stati attaccati ad ottobre dello scorso anno. Non sono più stati avvistati dopo l'attacco. Penso che dovremmo aspettare fino all'estate quando si spostano verso questa per la raccolta del miele e la caccia», spiega la missionaria che ha lavorato per 4 anni con gli Awá.

Survival international sottolinea che i ritrovamenti fatti durante le indagini «suggeriscono che i disboscatori stessero operando a soli 400 metri di distanza dal campo degli Awá, dove pare siano stati trovati i resti carbonizzati di un bambino».

Le prove dell'attacco omicida sono inconfutabili, ma l'omertà e la paura dei taglialegna abusivi sono molto forti. Luis Antonio Pedrosa, presidente della Comissão de direitos humanos di Oab/Ma dice che gli indigeni hanno paura e sono sospettosi perché tutte le denunce di abusi fatte al Funai sono finite nel nulla, invece di impedire il taglio abusivo della foresta il Funai preferisce accusare i capi tribali di commerciare marijuana. Intanto i taglialegna impediscono agli indios di accedere alle loro terre sempre più devastate da strade abusive percorse da camion carichi di legname rubato.

Secondo Pedrosa, «C'è anche da chiedersi perché i servizi del Funai non hanno arrestato un conducente di un camion di legname che, secondo il rapporto presentata all'orgasmo, dato che era stato colto in flagrante nel commettere un crimine federale». La terribile morte del bambino Awá-Guajá e la fuga della sua gente è stata resa possibile solo dall'impunità di cui sembrano godere i taglialegna.

Igor Martins Coelho Almeida, consulente giuridico della Smdh, ricorda che «La convenzione 169 dell'International labour organization (Ilo) prevede, tra gli altri diritti, la tutela dei territori occupati dai popoli indigeni. Il Brasile è uno dei firmatari della carta. Quindi quel che abbiamo qui nella Terra Indígena Araribóia è la violazione di un patto internazionale. Non è la prima volta che riportiamo simili violazioni.

Il territorio è interessata da un contesto di violazioni sistematiche, ma i controlli non sono puntuali. I taglialegna agiscono sotto gli occhi dello Stato e non c'è repressione. La Commissione chiederà nel suo rapporto misure concrete di protezione. Se vedremo ritardi o l'acquiescenza da parte dei funzionari dello Stato, percorreremo la strada della denuncia internazionale.

Survival spiega che «Gli Awá incontattati vivono all'interno di un'area indigena dell'Amazzonia brasiliana, ma il disboscamento illegale sta distruggendo gran parte della loro foresta. Gli Awá stanno subendo brutali attacchi da parte dei disboscatori che minacciano anche di ucciderli. Survival International sta chiedendo con insistenza al governo brasiliano di sfrattare dall'area il grande numero di disboscatori illegali che rischiano di spazzare via una delle ultime tribù di cacciatori-raccoglitori nomadi rimaste al mondo».

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