[20/01/2012] News

Arrivano le navi da crociera: ma il gioco vale la candela?

Prima del naufragio della Costa Concordia al Giglio, del tragico "inchino" che a quanto pare era un'usanza anche in altre isole ed aree delicatissime dal punto di vista ambientale, a  Venezia da mesi era già in corso una durissima polemica sul traffico delle navi da 4000 posti in Laguna. C'è chi pone l'accento sui costi ambientali legati al transito di grandi navi in contesti delicati e molto fragili e chi descrive i vantaggi dell'arrivo di masse ingenti di turisti in città. «In ogni caso qui non siamo di fronte ad una tipologia che porta sviluppo ma che,  invece, ne toglie, proprio perché sfrutta il mare e crea pericoli e toglie spazio al turismo che alloggia e ristora con le strutture nel territorio - dice Luigi Rambelli, presidente di Legambiente Turismo - Sono quindi più gli effetti negativi che quelli positivi. Nonostante questo ci sono amministratori di vario livello che propongono porti e approdi per avere le crociere nei porti».

Secondo Legambiente Turismo «La crescita di questo settore è notevole, i pacchetti turistici a prezzi allettanti e accessibili per fasce di reddito medio/basse propongono questa modalità come forma di turismo di massa mirata a nuovi segmenti del mercato della vacanza».

Ma quali sono i costi e i benefici economici di questa vera e propria esplosione del turismo crocieristico realizzato con navi che caricano anche 4.000 passeggeri? «La questione riguarda anche molte città alle quali si propongono adeguamenti delle infrastrutture portuali, nuovi scali, tariffe di ormeggio più basse, vista dall'alto del ponte sulle città d'arte - sottolinea Rambelli - Tutto per facilitare l'arrivo delle crociere in nome dello "sviluppo dell'economia turistica". Ma qual è la convenienza per l'economia turistica di una modalità che prevede la pensione completa a bordo, il pranzo al sacco per le visite a terra e le città come... scenario? Un dossier presentato a Venezia racconta che sono solo 60 su 100 i passeggeri che scendono dalla nave per visitare il centro». 

Su questo stesso tema la presidente nazionale di Italia nostra, Alessandra Mottola Molfino, e la responsabile della sezione di Venezia della se tessa associazione, Lidia Fersuoch, hanno scritto una lettera al Presidente della Repubblica: Itakia Nostra teme che il disastro del Giglio venga presto dimenticato «Nel nome di interessi contingenti, di calcoli meramente finanziari e di colpevole insipienza di chi dovrebbe davvero tutelare il bene comune» e quindi si rivolge a Giorgio Napolitano «Per segnalare come il problema delle enormi navi da crociera (e non solo) continui ad essere di grave pericolo e danno anche per Venezia e la delicatissima realtà della sua Laguna».

La Mottola Molfino e Fersuoch ricordano che «Da anni Italia Nostra inutilmente segnala l'assurdità della presenza continua di maxinavi nei canali lagunari, fin nel bacino di San Marco, a poche decine di metri dal Palazzo Ducale e dalla Basilica Marciana. Le nostre continue denunce hanno fra l'altro trovato riscontro in dozzine di interventi scandalizzati della stampa internazionale, ma non hanno indotto ad alcun ripensamento i responsabili diretti della gestione del nostro Paese e della città. Ci è stato risposto che tutto è senza nessun rischio, dimenticando quanto accaduto nel 2004, con la Monna Lisa incagliata a poche decine di metri dall'isola di San Giorgio. Ci hanno pure "giurato" che le grandi navi da crociera sono sicurissime e che è "impossibile" che succeda qualcosa. Ora, siccome qualcosa purtroppo è successo (e molto grave) ci spiegheranno che in Laguna c'è sabbia e fango, magari dimenticando che rive, dighe e murazzi sono di pietra. Ci ripeterannno che migliaia di croceristi sono quattrini e quattrini, senza mettere in conto quanto di più vale la salvaguardia di Venezia. Ci diranno che il turismo è una risorsa, trascurando il fatto che quella risorsa ormai del tutto fuori controllo sta travolgendo la città e il suo vivere peggio delle più terribili acque alte».

Italia Nostra chiede «Buon governo, la preoccupazione per gli interessi della comunità e la salvaguardia di un bene prezioso e fragile come Venezia prendano il sopravvento che meritano e si giunga finalmente a impedire l'ingresso in Laguna delle enormi navi. Occorre smettere di ipotizzare canali sempre più profondi, navigli sempre più grandi, assurdi sensi unici acquei che consentano presenze maggiori, attracchi sempre più numerosi. Il Governo, l'Amministrazione cittadina, l'autorità portuale devono finalmente pensare ai veri valori che Venezia rappresenta e non misurarla sulla base delle rendite finanziarie e dei vantaggi specifici di operatori dell'uno o dell'altro settore».

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