[19/01/2012] News

Disasastro della Concordia, i risultati delle prime analisi dell'Arpat

Non rilevata la presenza di idrocarburi totali

Il laboratorio Arpat di Siena ha stamani anticipato i primi risultati delle analisi gascromatografiche effettuate sui campioni prelevati oggi e che non hanno rilevato presenza di idrocarburi totali. Sono i primi risultati dei campionamenti effettuati dagli operatori Arpat giunti all'Isola del Giglio a seguito del naufragio della Costa Concordia. L'agenzia ha inviato sul posto anche il Poseidon, battello oceanografico di Arpat, al servizio della Regione Toscana, progettato e costruito appositamente per svolgere attività di monitoraggio marino costiero.

Se queste analisi un po' incoraggiano, la situazione complessiva invece continua a preoccupare. «Al Giglio i fondali sono ancora ricchissimi di Cystoseire, Posidonie, Gorgonie, Spugne, Molluschi, Crostacei, Celenterati, che sono rimasti schiacciati assieme a miriadi di altri organismi - spiega Francesco Cinelli, esponente del comitato tecnico di Marevivo e docente di Ecologia all'Università di Pisa, ricordando anche come - il bestione di migliaia di tonnellate di peso sta togliendo la luce a tutte le piante del fondale. Nella zona circostante è presente una prateria di Posidonia, una delle più preziose dell'arcipelago toscano dopo quella di Pianosa e dell'Africhella. La speranza è che si faccia presto a togliere la Costa Concordia da quella posizione e a trasferirla altrove: più rimarrà adagiata sul fondo e più i danni saranno gravi e il recupero del fondale sarà lento».

Il Wwf «apprezza molto il tentativo che si sta facendo per arrivare ad una definizione di rotte navali che riconoscano la priorità delle aree sensibili. Sappiamo che in questi giorni in tal senso ci sono stati importanti contatti tra il Ministero dell'Ambiente e la Regione Toscana. Come più volte sostenuto, il Wwf ritiene che la tragedia della Costa Concordia debba portare nuove decisioni non solo per il Parco nazionale dell'Arcipelago Toscano ma anche per il Santuario dei cetacei che ad oggi è sostanzialmente privo di regole e di garanzia ad esclusione delle gare off-shore. Il confronto in essere con la Regione Toscana deve quindi essere allargato anche alla Regione Liguria e alla Regione Sardegna, oltre che alla Francia. Pertanto l'associazione ribadisce, come già richiesto al Ministro Clini, l'importanza di fare un punto di verità sul Santuario dei Cetacei. Al di là di questo, va fatta una riflessione sulla funzionalità delle aree marine a tutela delle piccole isole».

L'associazione ambientalista Oceana «mostra la sua preoccupazione per la possibilità che il naufragio della nave da crociera Costa Concordia produca scarichi che danneggino il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, molto vicino alla zona della tragedia. I versamenti di combustibile, oli e acque di scolo potrebbero danneggiare gravemente l'area protetta, che è il maggior parco marino d'Italia e luogo di grande interesse per la presenza di cetacei, coralli e praterie sottomarine».

«Il naufragio si è prodotto vicino ad un'area protetta nella quale si trovano specie minacciate, perciò una possibile fuoriuscita potrebbe causare gravi danni a organismi come cetacei, squali e coralli" spiega Ricardo Aguilar, Direttore della Ricerca di Oceana Europa. "Questa catastrofe dimostra che è necessario aumentare le misure di sicurezza per le navi da crociera. Anche prima che si verifichino incidenti, gli scarichi di queste città galleggianti possono avere conseguenze devastanti sugli abitanti e sugli organismi marini vecchi che datano di alcuni secoli. Una nave da crociera può generare più di mille tonnellate di residui al giorno, ivi inclusi le acque grigie e nere, i liquidi oleosi e le sostanze tossiche».

Da Grosseto, la coordinatrice del locale circolo ecodem, Rosa Sorrentino commenta l'accaduto sostenendo: «Sembra che una leggerezza umana abbia comportato una tale tragedia, la procura farà tutti i suoi passi.  Il mio primo pensiero è per i dispersi, nella speranza che non tutti siano periti». Adesso, c'è anche un'altra priorità, l'emergenza ambientale:  «se le 2380 tonnellate di carburante presenti nelle cisterne della Cpncordia finissero  in mare per il Giglio e per tutta l'area dell' Arcipelago toscano si rischierebbe una tragedia ambientale di enormi proporzioni". Quindi, una richiesta che nasce del buon senso: "è necessario da parte di tutti gli Enti ed Organi competenti, al fine della salvaguardia di ecosistemi e di intere economie turistiche,  la rivisitazione, nel più breve tempo, delle regole relative alle rotte sia delle grandi navi da crociera e sia delle superpetroliere, in tratti di mare che andrebbero tutelati e protetti». Forse,  non sarebbe impossibile fare qualcosa di più, si domanda il direttore Pino Di Vita: «oggi, è possibile fotografare e sanzionare chi entra abusivamente nelle ztl delle città. Da tempo, le rotte aeree sono monitorate e vigilate con grande precisione; perché non si può pensare soluzioni simili anche per le nostre rotte navali e le aree ambientali da preservare?».

Perciò, gli Ecologisti Democratici di Livorno, insieme con tutti gli ecodem della Toscana, ritengono non più procrastinabili azioni che permettano  la "messa in sicurezza" dell'alto Tirreno. E auspicano che si realizzi l'Area Marina Protetta per tutto l'arcipelago toscano attraverso un percorso che permetta di superare le assurde dispute localistiche che ne hanno impedito l'attuazione.

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