[19/01/2012] News

Liberalizzazioni: trivellare petrolio e gas rapidamente e ovunque? Clini smentisce

Riportato il limite a 5 miglia

Lo avevamo già anticipato su greenreeport.it qualche giorno fa, ma ora c'è la conferma che nella bozza delle liberalizzazioni è previsto un nuovo via libera alle trivellazioni petrolifere e gasiere selvagge nei mari italiani. Per il ministro Corrado Clini, però, sono indiscrezioni «prive di fondamento. A questo proposito il Ministro dell'Ambiente fa presente che la protezione del mare e delle coste e' la priorita' del nostro lavoro di queste ore».

Speriamo, perché la bozza del decreto sulle liberalizzazioni, incompleta ma che domani avrebbe dovuto arrivare al Consiglio dei ministri, all'articolo 20 prevede incentivi per i territori dove vengono trovati giacimenti di gas e petrolio, poi all'articolo 22 si ripropone esplicitamente di favorire la ricerca di idrocarburi nelle acque territoriali italiane.

Il comma 2 dell'articolo 21 dice che il limite spaziale per le perforazioni off shore passa da 12 a 5 miglia marine, praticamente sottocosta. Si tornerebbe indietro addirittura rispetto al timido ripensamento dell'ex ministro Stefania Prestigiacomo, che dopo le proteste nell'Arcipelago Toscano, alle Tremiti e nelle isole minori siciliane, decise nel 2010 di spostare il limite di divieto di trivellazioni di 5 miglia dalla costa a 12 miglia dalle aree protette e di vietare ogni attività di ricerca petrolifera nel Santuario internazionale dei mammiferi marini Pelagos.

La cosa incredibile, come riferisce oggi anche "Il Manifesto" è che questa scelta del governo tecnico venga giustificata con la richiesta di agenzie che lo stesso governo e le forze politiche in coro definiscono inaffidabili e rappresentanti della finanza di rapina che ha distrutto intere economie.

Infatti nel testo della bozza si legge: «Lo sviluppo delle attività di prospezione e coltivazione di idrocarburi è tra i parametri oggetto di valutazione da parte delle Agenzie di rating per la stima della solidità economica degli Stati. A titolo esemplificativo, si rileva che tra le ragioni che hanno indotto, lo scorso 9 settembre, Standard & Poor's ad alzare il rating di Israele ad "A+" da "A", c'è stata proprio la decisione del governo israeliano di sviluppare le attività di ricerca e prospezione degli idrocarburi nelle proprie acque territoriali».

La bozza delle liberalizzazioni dice che «L'attività di prospezione di idrocarburi è libera nel territorio nazionale e nelle zone del mare territoriale», fatti salvi i vincoli ambientali che però non servono certo a proteggere da uno sversamento petrolifero che avviene vicino ad un'area protetta.

Quindi si passa ad un regime concessorio unico «Che prevede una fase di ricerca al termine della quale, in caso di esito negativo, il titolo cessa, mentre in caso di ritrovamento minerario prosegue l'attività attraverso le fasi di sviluppo, produzione, ripristino finale».

Più che una strada un tappeto rosso sotto i piedi delle Big Oil: basterà ottenere una Valutazione d'impatto ambientale positiva. Così si darebbe il via libera alle attività di una miriadi di multinazionali, spesso piccole e poco "sicure", spesso senza il bagaglio tecnico e le risorse per affrontare disastri come quello della Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, che vogliono trivellare il Mediterraneo, anche ad altissime profondità, da Pianosa e Montecristo alla Sicilia, passando per le Tremiti e il Molise.

La Rete di associazioni contro le trivellazioni petrolifere è già sul piede di guerra e il 21 gennaio a Monopoli si terrà la manifestazione "Difendiamo la Puglia e il nostro modello di sviluppo dalle multinazionali del petrolio" promossa dalla Regione Puglia, dal Comune di Monopoli e dal Comitato "No Petrolio, Sì Energie Rinnovabili" si oppone alle trivellazioni per la ricerca di idrocarburi che da tempo si stanno effettuando lungo la costa adriatica e in prossimità di luoghi di pregio come il tratto compreso tra Polignano e Monopoli.

Restando al settore energetico, l'articolo 30 prevede anche di accelerare la dismissione delle vecchie centrali nucleari italiane, ma non dice dove andranno a finire scorie e rifiuti. Per il gas è prevista la separazione della rete Snam dall'Eni.

«La norma sulle trivellazioni rappresenta una vergogna senza precedenti. Ci auguriamo che il governo smentisca immediatamente le norme che prevedono la libertà di trivellare per la ricerca di petrolio in Italia, perché le bozze degli articoli 20-21e 22 rappresentano la svendita del territorio italiano alle lobby del petrolio che potranno trivellare, con un trucchetto legislativo, anche nelle aree marine protette». Lo dichiara il Presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli, che aggiunge «con queste norme aberranti avrebbero il via libera attività di trivellazioni nei nostri mari e in Basilicata, a partire dalle aree marine protette e aree sensibili dal punto di vista ambientale, pensiamo alle isole Egadi, a Pantelleria, alle Tremiti, allo stretto di Sicilia: basti pensare che società come la Np, Northern Petroleum, Audax, Eni, Edison, Shell, hanno presentato negli anni scorsi solo nel mare prospiciente la Sicilia richieste per oltre 1.000 kmq».

Per Legambiente: «La Costa Concordia spiaggiata rischia di immergersi e inondare l'Arcipelago Toscano di carburante. La situazione è grave e il rischio inquinamento è concreto. Ci auguriamo che le condizioni meteo e la professionalità degli interventi impediscano il disastro ecologico che devasterebbe un ecosistema prezioso e bellissimo a danno di tutta la comunità e del turismo. Eppure, nel pieno dell'emergenza, scopriamo che la bozza delle liberalizzazioni proposte dal governo prevede tre articoli mirati a concedere la possibilità di trivellare gas e petrolio in aree preziosissime del nostro paese con un limite di distanza ridotto dalle 12 alle 5 miglia dalla costa. Ma non solo: si prevede di aumentare gli investimenti in infrastrutture estrattive; si abbassano drasticamente i limiti per la trivellazione in mare e si liberalizza la ricerca di nuovi giacimenti. Fatto salvo per i limiti ambientali, che però non frenano il disastro in caso di sversamento.

Insomma, per ottenere una buona valutazione da Standard & Poor's e far alzare il rating il nuovo governo sceglie la via più antica e obsoleta: quella di svendere il paese ai petrolieri. Alla faccia della green economy».

Il sindaco di Favignana e presidente dell'Area Marina protetta delle Isole Egadi, Lucio Antinoro,  «Esprime stupore e viva preoccupazione per il testo inserito nel Decreto sulle liberalizzazioni proposto dal Governo, relativamente ad alcune misure per il rilancio delle estrazioni petrolifere in mare».

Anche a Favignana ha fatto molto rumore la bozza circolata oggi sulla stampa che prevede l'abbassamento del limite minimo per il posizionamento delle trivelle in mare, che passerebbe da 12 miglia «Soglia comunque ritenuta dagli addetti ai lavori insufficiente per garantire la sicurezza ambientale delle coste», fa notare un comunicato dell'Amp,   a 5 miglia, praticamente sotto costa. Preoccupa molto anche l'ipotesi   di liberalizzare  l'attività di ricerca e prospezione in tutto il territorio nazionale e nel mare territoriale.

«Se il decreto venisse approvato con questa formulazione - ha commentato Antinoro - i mari circostanti le coste delle nostre isole si trasformerebbero nel Far West delle trivellazioni. Le prospezioni a fini di ricerca, gli inevitabili sversamenti di greggio e gli incidenti, mai da escludersi a priori, metterebbero a serio rischio non solo l'ambiente e i fondali della riserva marina delle Egadi, che è la più grande d'Europa, ma anche l'intero sistema economico e il tessuto sociale, che vivono di turismo e pesca. Una scelta del genere, con il rischio di incidenti come quello occorso alla piattaforma Deepwater Horizon in Florida, che possono avere contorni apocalittici ed effetti devastanti, potrebbe mettere in ginocchio una intera comunità. Non comprendiamo né condividiamo questa scelta miope e dannosa e ci attiveremo in tutte le sedi, in sinergia con gli altri Comuni delle Isole Minori, per chiedere al Governo, al Ministro dell'ambiente e al Presidente della Regione la cancellazione della norma. Le isole minori e le coste italiane stanno investendo sulla sostenibilità e sul turismo, e non si può vanificare gli sforzi di tanti anni in un colpo solo».

Non resta che sperare nelle parole del ministro, ma aspettiamo prima di tirare un sospiro di sollievo.

«Approviamo pienamente la decisione del ministro all'ambiente Corrado Clini di non permettere le trivellazioni a meno di 12 miglia dalle coste. Il petrolio rappresenta un pericolo micidiale per tutto il mar Mediterraneo»: lo dichiara Vincenzo Pepe presidente nazionale di FareAmbiente - Movimento ecologista europeo.

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