[18/01/2012] News

Lo strano embargo all'Iran: tutti a fare affari con la Repubblica islamica. Lettera "segreta" di Obama all'ayatollah Khamenei

Il presidente Usa Barack Obama avrebbe inviato una lettera segreta alla suprema guida della Repubblica islamica dell'Iran, l'ayatollah Khamenei, chiedendo colloqui diretti con Teheran. Lo ha rivelato oggi il parlamentare iraniano Ali Motahari, citato dall'agenzia di stampa Fars. Secondo gli iraniani, «Nella lettera, Obama ha aggiunto che la chiusura dello Stretto di Hormuz è "una linea rossa" da non oltrepassare».

Il portavoce del ministero degli esteri iraniano, Ramin Mehmanparast, ha confermato ed ha spiegato che «Il governo sta analizzando la lettera e potrebbe rispondere se necessario».
Lunedi si è aperta, nell'Isola iraniana di Kish, nel Golfo Persico, l'ottava edizione della mostra internazionale sull'energia che e si occupa di petrolio e gas, i gioielli della corona del regime degli ayatollah, ma anche di elettricità ed idroelettrico. Secondo quanto scrive l'agenzia ufficiale iraniana Irna, a Kish non c'è traccia delle sanzioni economiche occidentali, né di quelle in atto né di quelle minacciate, soo presenti 168 nazioni e «La mostra, che occupa una superficie di oltre 20 mila metri quadrati, ha visto la partecipazione di oltre 220 compagnie attive nel settore energetico provenienti da 168 paesi del mondo».

La radio di Stato iraniana Irib riferisce con irridente puntiglio che «Oltre alle aziende nazionali, alla mostra che durerà 4 giorni sono presenti anche le compagnie provenienti da Cina, Italia, Olanda, India, Giappone, Spagna, Germania, Belgio, Turchia, Corea del Sud...».

Intanto dopo russi e cinesi, anche Ranjan Mathai, segretario al ministero degli esteri indiano, ha detto che «Nuova Delhi continuerà ad importare petrolio da Teheran.Noi abbiamo accettato le sanzioni imposte dall'Onu. Ma altre sanzioni contro certe nazioni non verranno applicate». Secondo il governo indiano le nuove sanzioni chieste il 31 dicembre dal presidente Usa Barack Obama contro la Banca Centrale dell'Iran ed il settore petrolifero iraniano, condivise con qualche distinguo anche dall'Ue, «Non sono vincolanti, Continuiamo a comprare petrolio dall'Iran».

In questa situazione l'Iran lancia un avvertimento al più potente (ed ostile) dei suoi vicini la monarchia assoluta dell'Arabia Saudita che gli contende lo scettro di potenza regionale: «Invitiamo i funzionari sauditi a riflettere e considerare la loro offerta di compensare le esportazioni di petrolio iraniano», ha detto il ministro degli Esteri iraniano Ali Akbar Salehi. L'agenzia Irna sottolinea che «L'Iran disapprova i recenti commenti del ministro del Petrolio saudita Ali al-Naimi che ha dichiarato che la produzione di petrolio saudita potrebbe essere incrementata di circa 2,6 milioni di barili al giorno, la stessa quantità che esporta l'Iran, e che il mondo non permetterà all'Iran di chiudere lo Stretto strategica di Hormuz».

Secondo Saheli, «Questi segnali non sono segnali amichevoli. La sicurezza del Golfo Persico è una sicurezza collettiva e l'Iran è un attore importante in questo senso».
Intanto i venti di guerra sembrano di nuovo affievolirsi: Il ministro della difesa israeliano, Ehud Barak ha detto oggi a Radio Israele che la decisione di attaccare l'Iran per evitare che sviluppi il suo programma nucleare «E' ancora molto lontana». Domani a Gerusalemme arriverà il capo di stato maggiore Usa, il generale Martin Dempsey, che ha appena smentito diaver esercitato pressioni sugli israeliani per rinviare le decisioni di attacco contro l'Iran.

Che qualcosa si stia muovendo sul fronte diplomatico lo ha confermato oggi il ministro Salehi in visita nella capitale turca Ankara: «I negoziati tra Teheran ed i 6 mediatori sul dossier nucleare iraniano (Russia, Usa, Gran Bretagna, Francia, Cina e Germania) avranno molto probabilmente luogo ad Istanbul. La data della ripresa dei negoziati non è ancora stata fissata, ma spero che sarà fissata in un prossimo futuro».

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