[18/01/2012] News

Banca Mondiale ed Onu: i contraccolpi della crisi, zona euro in recessione e Paesi in via di sviluppo a rischio

Secondo il rapporto "Global Economic Prospects (Gep) 2012" presentato oggi dalla Banca Mondiale, «L'economia mondiale dovrebbe raggiungere, nel  2012, una crescita di appena il 2,5 %. La crisi del debito sovrano in Europa, che ha preso una svolta inquietante nell'agosto 2011, coïncide con un rallentamento della crescita in diversi grandi Paesi in via di sviluppo (Brasile, India e, in minore misura,  Russia, Sudafrica e Turchia). Questo è il risultato soprattutto delle misure di adeguamento messe in atto alla fine del 2010 ed all'inizio del 2011 per contenere il montare delle tensioni inflazionistiche derivanti  da una crescita troppo rapida».

Per i Paesi in via di sviluppo  nel 2012 è attesa una crescita del 5,4%, la loro seconda peggiore performance negli ultimi 10 anni. La Banca Mondiale ha anche rivisto al ribasso le sue previsioni di crescita per i Paesi ricchi: più 1,4% in media nel 2012, ma meno 0,3% nei Paesi della zona euro.

Anche gli scambi commerciali mondiali, a causa del rallentamento della crescita, passeranno dal + 6,6% del 2011 al  +4,7% nel 2012, per poi risalire del 6,8% nel 2013.

La Banca Mondiale spiega che «La crisi del debito nella zona euro ha suscitato un'avversione per il rischio che si è propagata sia ai Paesi in via di sviluppo che ad altri Paesi a reddito elevato. I rendimenti del debito sovrano dei Paesi in via di sviluppo hanno ceduto 117 punti base, in media, tra fine luglio 2011 e inizio gennaio 2012, proprio come  quelli della maggioranza ei Paesi della zona euro, tra i quali la Francia (86 punti) e la Germania (36 punti), ma anche fuori dalla zona euro, per esempio la Gran Bretagna  (18 punti)». Così il  flusso di capitali verso i Paesi in via di sviluppo ha segnato un forte calo: «Avendo gli investitori ritirato delle somme considerevoli dai mercati di questi Paesi nel  secondo semestre 2011: i flussi lordi verso questi Paesi sono quindi calati a 170 miliardi di dollari, il che rappresenta solamente il 55% dei 309 miliardi di dollari ricevuti durante lo stesso periodo nel 2010».

Le Borse dei Paesi in via di sviluppo dal luglio 2011 hanno perso l'8,5% del loro valore, questo, insieme al  calo del 4,2% del mercato borsistico dei Paesi ricchi, costituisce una perdita di ricchezza di 6.500 miliardi di dollari: il 9,5% del Pil mondiale.

Il rapporto Gep2012 invita i Paesi in via di sviluppo «ad essere pronti ad affrontare nuovi rischi di degrado,  finché si è ancora in tempo: questi ultimi devono valutare le loro vulnerabilità e prepararsi ai  rischi prefinanziando i loro deficit di bilancio, dando la priorità alle reti di protezione sociale ed alle spese per le infrastrutture, al fine di  assicurare la loro crescita a lungo termine,  e sottoponendo le loro banche a dei test di resistenza in modo da evitare che avvengano crisi bancarie nazionali».

C'è da restare allibiti: la ricetta è il contrario di quel che la Banca Mondiale imponeva come sacro credo fino a pochi anni fa... ma è anche molto diverso, rispetto alle reti sociali, da quanto si sta facendo in Europa, a cominciare dalla Grecia.  

Il rapporto ha anche allegati regionali che analizzano approfonditamente le prospettive di sviluppo, i rischi e le vulnerabilità specifico di ogni grande  area del mondo ecco il riassunto che ne fa la Banca Mondiale:

Asia orientale e Pacifico: La crescita del Pil nella regione, colpita dalle inondazioni in Thailandia e dalle turbolenze in Europa, secondo le stime ha rallentato all'8,2% nel 2011 e dovrebbe ancora assestarsi al 7,8% nel 2012 e 2013. La crescita cinese, stimata al 9,1% nel 2011, dovrebbe scendere all'8,4% nel 2012.

Europa ed Asia Centrale: La crescita della regione arriva, secondo le stime, al 5,3% nel 2011. Però, a causa del rallentamento  atteso nei Paesi dell'Europa a reddito elevato, delle tensioni  inflazionistiche sempre preoccupanti nella regione e del ritiro dei flussi di capitali dovuto alla crisi della zona euro, la crescita regionale rischia di flettere al  3,3% nel 2012, prima di rialzarsi al 4,3% nel  2013.

America Latina e Caraibi: La regione ha registrato una crescita stimata al 4,2%, ma dovrebbe assestarsi al 3,6% nel 2012, prima di risalire al 4,2% nel 2013. Il rallentamento della crescita mondiale, l'incertezza derivante dalla crisi del debito nella zona euro, la crescita meno vivace in Cina e la decelerazione della domanda interna indotta delle politiche pubbliche sono altrettanti fattori che pesano sulle prospettive economiche regionali

Medio Oriente ed Africa del Nord: I capovolgimenti politici hanno fortemente disturbato l'attività  economica della regione, mentre il degrado dell'ambiente esterno a frenato la crescita ad un ritmo stimato all'1,7% nel 2011 che risalirà al 2,3% nel 2012 e poi al 3,2% nel 2013.

Asia del Sud: La crescita del Pil nel 2011 ha frenato al 6,6%, per effetto del rallentamento del mercato in India nel secondo semestre e per altri fattori esterni. Nel 2012 questa regione crescerà del 5,8%, per risalire al 7,1%. Nel 2013.

Africa subsahariana, La crescita è rimasta robusta nel 2011: più 4,9%. Se si esclude il Sudafrica, l'Africa nera ha avuto una crescita ancora più forte: 5,9%, anche perché parte da livelli bassi, ma questo ne fa una delle aree in via di sviluppo con un'espansione economica più rapida. La crescita dell'Africa sub sahariana accelererà nel 2012 al 5,3% e nel 2013 al 5,6%.

Che quella della zona euro possa essere una specie di infezione economica lo dice anche il rapporto "World Economic Situation and Prospects 2012" (Wesp) dell'Onu che non risparmia critiche alle ricette proposte dall'Ue: «I programmi di austerità fiscale in vigore in tutta Europa e la crisi del debito sovrano che è scoppiata in Grecia nel  maggio scorso ed in seguito si è estesa, prima all'Irlanda e al Portogallo, poi alla Spagna ed all'Italia, hanno scosso l'economia europea ed accrescono ormai la probabilità di una nuova recessione mondiale.

Gli esperti dell'Onu sono però più ottimisti di quelli  della Banca Mondiale: secondo loro l'Ue a 27 dovrebbe crescere dello 0,7% nel 2012, comunque meno della età dell'1,6% del 2011. Il rapporto sottolinea che «L'austerità fiscale e la crisi del debito scuotono la fiducia sia dei produttori che dei  consumatori ed hanno indebolito il sistema bancario che era già in una situazione delicata. Tenuto conto del suo dinamismo molto debole all'inizio del 2012, la crescita del Pil dovrebbe raggiungere solo l'1,7% entro il 2013».

Per gli economisti dell'Onu il 2012 sarà un anno decisivo per capire se il mondo continuerà sulla strada di una lenta ripresa economica oppure scivolerà nella recessione «Un rischio che si è accresciuto  sensibilmente dall'inizio della crisi del debito. Se si realizzasse un tale scenario  negativo, l'Onu stima che l'economia dell'Unione europea potrebbe contrarsi dell'1,6% nel 2012 e  la maggioranza dei suoi Paesi membri potrebbero conoscere nuovamente la recessione, compresi la Francia, la Germania e la Gran Bretagna. Il più gran rischio per l'economia mondiale nel 2012-2013 risiede nella possibilità che i decision makers, in particolare in Europa e negli Stati Uniti, non riescano a far fronte alla crisi del lavoro e ad impedire un aggravamento del degrado dei debiti sovrani e della fragilità del settore finanziario».

Anche il Wesp Onu conferma che «Le economie dei Paesi sviluppati sono sul punto di cadere in una spirale depressionistica risultante da quattro debolezze che si nutrono l'una con l'altra: il degrado dei debiti  sovrani, la vulnerabilità dei settori bancari, una domanda aggregata debole (legata ad una disoccupazione elevata e a delle misure di austerità fiscale) e una paralisi della presa di decisioni causata da situazioni di impasse politico e da delle deficienze istituzionali. Tutte queste debolezze sono già ora presenti, ma l'aggravamento di una sola di loro potrebbe creare un circolo vizioso che condurrebbe ad una grave tormenta finanziaria e ad una depressione economica».

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