[17/01/2012] News

Aviaria, l’Ue dà ragione all’Italia

Confagricoltura: «Bene, ora i nostri produttori vanno risarciti»

La decisione della Commissione Ue che ha negato all'Italia l'adozione di misure eccezionali di sostegno al mercato della carne di pollame a seguito dell'epidemia di influenza aviaria è annullata. Lo ha dichiarato il Tribunale dell'unione europea con sentenza pubblicata sulla Gazzetta ufficiale europea di oggi.

La questione risale al 1999 e al 2000 e riguarda alcune regioni d'Italia (in particolare la Lombardia e il Veneto) colpite da una grave epidemia di influenza aviaria.

Per far fronte all'epidemia il Ministero della Sanità ha istituito, attorno a ogni azienda infetta, una zona di protezione, a sua volta iscritta in una zona di sorveglianza. Gli avicoltori erano tenuti ad abbattere gli animali colpiti dalla malattia e a ridurre la densità dei loro allevamenti. E allo stesso tempo è stato introdotto il divieto generale di esportazione di pollame e di uova da cova dalle regioni interessate verso il resto del territorio nazionale, gli altri Stati membri e i paesi terzi. Le diverse regioni interessate completavano queste disposizioni.

L'Italia ha notificato alla Commissione le misure di sostegno regionali, per cui la Commissione non ha concesso all'Italia una partecipazione finanziaria alle spese sostenute.

Nel 2000 l'Italia ha chiesto alla Commissione misure eccezionali di sostegno al mercato della carne di pollame. Ma la Commissione la respingeva: i danni indiretti subiti dalle aziende avicole infette o sospettate di infezione (costi fissi e mancato guadagno) non potevano essere ammessi ad un finanziamento a titolo di misure eccezionali di sostegno al mercato.

Nel dicembre 2004, però, la Commissione ha adottato misure eccezionali di sostegno al mercato in Italia concedendo un aiuto diretto a compensare una parte delle perdite economiche causate dall'utilizzo delle uova da cova per la trasformazione in ovoprodotti e dalla distruzione delle uova la cui incubazione non avrebbe più consentito una tale trasformazione.

Ma con lettera del 7 febbraio 2007 la Commissione ha considerato che le condizioni imposte dal regolamento (2777/75) per l'adozione di misure eccezionali non erano soddisfatte, con l'argomentazione che i pulcini di un giorno potevano circolare liberamente ed essere commercializzati in Italia al di fuori delle zone a protezione e sorveglianza o al di fuori dell'Italia. Inoltre, la produzione dei pulcini di un giorno avrebbe potuto essere interrotta per evitare un aumento delle perdite economiche. Infine, le perdite subite dai produttori di pulcini di un giorno sarebbero state il risultato della struttura della filiera di produzione in Italia e delle scelte commerciali degli operatori.

Ma il Tribunale rammenta che la produzione di un pulcino rientra in un processo che dura dalle tre alle quattro settimane. In caso di interruzione dell'incubazione, è necessario un periodo di tempo almeno equivalente perché i produttori di pulcini di un giorno siano di nuovo in grado di soddisfare la domanda. Inoltre, un uovo la cui incubazione è già iniziata ha valore economico solo se l'incubazione giunge a termine, poiché oramai non può più essere trasformato in ovoprodotto.

Pertanto, il danno economico che sarebbe conseguito a una decisione di interrompere l'incubazione sarebbe stato considerevole e tale decisione non avrebbe garantito ai produttori una limitazione delle perdite.

Il Tribunale rammenta, inoltre, che le uova già incubate e i pulcini di un giorno appartengono al medesimo segmento di mercato, di cui rispecchiano stadi di produzione distinti e pertanto riguardo alle misure di sostegno si trovavano in situazioni paragonabili.

E la notizia piace a Confagricoltura che esprime viva soddisfazione per la sentenza: «Confagricoltura è grata al ministro Catania che si è impegnato per il risarcimento degli ingenti danni subiti dal settore avicolo italiano, a causa della crisi commerciale prodotta dall'allarme mediatico a seguito dell'influenza aviaria. All'indomani dell'emergenza, infatti, furono varate misure comunitarie per sostenere esclusivamente gli allevatori dei Paesi Bassi e del Belgio. L'Italia fu ammessa per il solo comparto delle uova e i produttori di polli furono esclusi da qualsiasi intervento.  

A questo punto, a parere di Confagricoltura, al di là della soddisfazione per il riconoscimento del principio di "non discriminazione", che ha riconosciuto il diritto dei nostri produttori danneggiati, è necessario portare avanti in fretta e fino in fondo l'operazione per la definizione, lo stanziamento e l'erogazione dell'indennizzo del maggior numero possibile di quelle aziende che furono duramente colpite dalla crisi».

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