[16/01/2012] News

Gli anfibi pił a rischio di estinzione di quanto si pensasse

effetto congiunto di global warming, utilizzo dei suoli e chitridiomicosi

Nature ha pubblicato lo studio "Additive threats from pathogens, climate and land-use change for global amphibian diversity" dal quale viene la conferma che «La popolazione di anfibi declina in modo molto superiori a quella di altri gruppi di vertebrati, con il 30% di tutte le specie indicate come minacciate dall'Union for conservation of nature. Le cause di questi cali sono materia di continua ricerca, ma probabilmente i cambiamenti climatici, il cambiamento di utilizzo del territorio e la diffusione della malattia fungina patogena chitridiomicosi patogeni».

I ricercatori danesi, portoghesi, spagnoli e statunitensi  hanno valutato la distribuzione spaziale e le interazioni delle principali minacce per gli anfibi in relazione alla distribuzione globale delle loro specie. «Abbiamo dimostrato che la maggior quantità di specie negativamente colpite dai cambiamenti climatici si può trovata in Africa, in parti del nord dell'America del sud e nelle Ande. Regioni dove coincidono gli impatti più alti previsti di uso del suolo e dei cambiamenti climatici, ma c'è poca sovrapposizione spaziale con le regioni fortemente minacciata dalla malattia fungina. Nel complesso, le aree più ricche faune che ospitano anfibi sono sproporzionatamente più colpite da uno o più fattori di rischio rispetto alle aree con una bassa ricchezza. Le nostre valutazioni suggeriscono che il declino degli anfibi rischia di accelerare nel XXI secolo, perché molteplici driver di estinzione potrebbe mettere a repentaglio le loro popolazioni molto di quanto suggerito da precedenti valutazioni mono-causali».

L'autore principale dello studio, Christian Hof, del dipartimento di biologia del Center for macroecology, evolution and climate,  (Cmec)  dell'università di Copenhagen, spiega che  «Le probabilità che la maggior parte delle zone ricche di specie di tutto il mondo siano esposte almeno a una o più di una minaccia rispetto alle zone con un minore numero di specie sono più alte»

Miguel Araújo, del  Consejo Superior de Investigaciones Científicas, Csic, sottolinea: «Il nostro studio mostra che oltre i due terzi dei punti caldi al mondo per la diversità degli anfibi saranno molto probabilmente fortemente influenzati da almeno una delle tre minacce prese in considerazione». Secondo il capo del  team di ricerca   Carsten Rahbek, anche lui del Cmec «Lo studio evidenzia che, date le sovrapposizioni di fattori di rischio osservate. Le valutazioni del rischio basate su una sola minaccia probabilmente saranno troppo ottimistiche».

Un altro dei co-autori, Walter Jetz dell'Università di Yale, commenta così i risultati dello studio «Considerando che oltre il 30% di tutte le specie di anfibi è già catalogato come a rischio dall'Iucn e che ogni anno vengono scoperte nuove specie rare, i nostri risultati mettono in luce il bisogno di più ricerca nel campo della protezione e più attività per questo gruppo gravemente a rischio».

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