[13/01/2012] News

Verso Rio+20: assai deludente il primo testo negoziale

Ha prevalso la cautela diplomatica che puņ far fallire la sfida epocale del summit

Agli inizi di questa settimana, come previsto, è stato reso pubblico il cosidetto Zero Draft, il primo testo negoziale, della Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Sostenibile che avrà luogo a Rio de Janeiro nel prossimo giugno (venti anni dopo l'Earth Summit, tenutosi nella stessa città nel 1992), scaturito dopo diverse riunioni di negoziato che si sono avvicendate sin dal 2010 e dopo che governi, l'Unione Europea, istituzioni come l'OCSE, organizzazioni delle Nazioni Unite, associazioni internazionali scientifiche, ambientaliste, della società civile avevano fatto pervenire al segretariato della Conferenza stessa i loro input scritti (vedasi il sito della Conferenza www.uncsd2012.org) .

Devo dire, con grande franchezza, che questa prima bozza che viene ora sottoposta al negoziato che condurrà al testo finale di entrata della Conferenza a giugno, è complessivamente un testo molto deludente.

Non sembra proprio che gli estensori siano stati in grado di cogliere l'eccezionalità della situazione mondiale e la straordinaria sfida che un summit mondiale al quale parteciperanno tutti i leader mondiali, può avere nel tratteggiare le linee entro cui muovere le nostre società verso un futuro certamente migliore dell'attuale, economicamente, socialmente ed ambientalmente.

Ha prevalso la cautela diplomatica che può, a mio modesto avviso, far fallire la straordinaria sfida epocale che, invece, Rio dovrebbe rivestire.

La Conferenza di Rio, come ho più volte sottolineato nelle pagine di questa rubrica, assume un'importanza cruciale per il momento storico che stiamo attraversando.

La profonda crisi economica e finanziaria che sta attraversando il mondo dal 2008 e della quale non riusciamo ad intravedere la fine, dimostra, con chiarezza, che l'epoca basata su di una crescita economica illimitata, senza regole, che inficia la giustizia sociale e l'equità, che pesa sulle generazione future e incrementa, in maniera ormai drammatica, il deficit ecologico, è ormai giunta al tramonto.

L'attuale strada di sviluppo che stiamo percorrendo da tempo, non è per niente sostenibile e non è più percorribile: la Conferenza di Rio costituisce quindi una straordinaria occasione per tracciare percorsi innovativi e capaci di dare un futuro diverso all'umanità, basato sulla reale concretizzazione della sostenibilità. Sostenibilità significa, in sostanza che dobbiamo tutti imparare a vivere nell'ambito dei limiti che derivano dal nostro meraviglioso ed unico Pianeta.

Rio deve essere un grande evento mondiale capace di tracciare questa nuova strada e sarebbe una straordinaria occasione perduta se dovesse fallire. 

Il testo della Conferenza si intitola "Future We Want" (il futuro che vogliamo) ma come ha sottolineato il direttore della conservazione del WWF internazionale, Lasse Gustavsson, non rispecchia e delinea il futuro che è invece necessario per non raggiungere una sorta di complessiva "bancarotta" economica ed ecologica dell'umanità.

L'oggetto principale della Conferenza è, infatti, la concreta impostazione di una Green Economy che costituisce la vera strada per passare ad una nuova fase diversa da quella profondamente critica in cui ci troviamo.

Il primo testo della Conferenza, pur riconoscendo la necessità che i governi e il mondo delle imprese sviluppino economie verdi e si indirizzino verso uno sviluppo a bassa intensità di carbonio ed all'eliminazione dei sussidi perversi che ancora oggi vengono forniti per attività dannose all'ambiente (in tutti i campi, dall'energia all'agricoltura, dalle infrastrutture alla pesca ecc. per una cifra significativa che si aggira sui 2.000 miliardi di dollari annui) non risponde alle forti necessità di inserire i costi sociali ed ambientali nelle contabilità nazionali, non richiede chiaramente misure di tassazione sull'uso delle risorse e significativi schemi di certificazione.

Il documento riconosce che le nazioni del mondo hanno purtroppo fallito nell'attuare concretamente un integrazione delle politiche di sviluppo con le politiche ambientali in questi 20 anni (come l'Agenda 21 approvata dalla Conferenza di Rio del 1992, la Conferenza delle Nazioni Unite su ambiente e sviluppo, affermava)  ma, purtroppo, manca di indicare impegni vincolanti per far si che non si aggiunga ai precedenti anche un altro decennio di fallimenti che potrebbero essere drammatici per il futuro di noi tutti.

Il WWF in particolare ricorda la necessità di dare sostanza all'equazione "Cibo, energia ed acqua" come elemento cruciale per il successo della Conferenza e fornire così al mondo obiettivi concreti per raggiungere la sostenibilità dello sviluppo nei prossimi anni.

E' fondamentale avere per cibo, acqua ed energia obiettivi e tempistiche precisate.

Le proposte per cambiare rotta non possono essere basate, come indicato invece nel documento, da "impegni volontari nazionali" che non rivestono un ruolo legalmente vincolante e non impegnano i paesi a raggiungere target con l'indicazione di apposite tempistiche. E' invece molto importante che le nazioni devono accordarsi sui target da raggiungere, i tempi entro i quali raggiungerli e i mezzi di implementazione necessari per ottenerli (anche finanziari).

Nello specifico di questo primo documento di avvio del negoziato si rileva anche una forte debolezza legata alla grande problematica delle risorse idriche del pianeta.

Quello di cui abbiamo bisogno è un impegno serio alla gestione dell'acqua basata sui confini naturali e non politici, un impegno a proteggere e restaurare i sistemi vitali di acqua dolce, a tutelare le foreste che salvaguardano i nostri rifornimenti idrici a preparare un mondo capace di affrontare le necessità idriche rispetto agli impatti climatici.

La Conferenza di Rio dovrebbe costituire un vero punto di svolta, nell'ambito della quale i paesi di tutto il mondo dovrebbero finalmente comprendere che non si può andare avanti così, che è necessario cambiare decisamente rotta, costruire una nuova economia che metta al centro lo straordinario capitale naturale che costituisce la vera base essenziale per qualsiasi tipo di sviluppo sociale ed economico dell'umanità.

E' fondamentale che si comprenda come la dimensione ecologica e quella economica siano inscindibili e come sia folle proseguire nella distruzione degli assets più preziosi che garantiscono la nostra stessa esistenza.

Questo primo documento purtroppo non sembra affatto all'altezza della sfida che l'umanità intera ha davanti a sé e spero proprio che i pochi mesi che restano da qui a giugno, consentano ai negoziatori di sostanziare in maniera significativa quanto dovrà poi essere approvato dalla Conferenza stessa.

Torna all'archivio