[10/01/2012] News

La Corte dei diritti dell’Uomo condanna l'Italia per l'emergenza rifiuti in Campania

La Corte europea dei diritti dell'Uomo di Strasburgo  ha condannato il nostro Paese per «L'incapacità prolungata  delle autorità italiane di regolamentare  la crisi dei rifiuti in Campania che ha danneggiato i diritti dell'uomo e dei 18 richiedenti». Si tratta del cosiddetto "Affare Sarno"  che riguarda l'infinita crisi dei rifiuti dall'1 febbraio 1994 al 31 dicembre 2009, in particolare per «La raccolta,  il trattamento e l'eliminazione dei rifiuti, compreso un periodo di 5 mesi durante il quale delle tonnellate di rifiuti si accatastavano nelle strade,  che colpisce la regione della Campania in Italia dove i richiedenti vivono e/0 lavorano». La denuncia alla Corte europea è infatti partita da 13 residenti e 5 persone che lavorano nel comune di Somma Vesuviana.

La sentenza ripercorre la storia dell'emergenza rifiuti in Campania a partire dal 1994 e dai commissariamenti per poi passare alla previsione di 5 inceneritori  e di 5 discariche principali e 6 secondarie e dalla produzione di Cdr e di energia elettrica prima del 31 dicembre 2000.

La Corte si districa nel labirinto di appalti, concessioni di servizi per lo smaltimento dei rifiuti, consorzi come la società Fibe Campania che avrebbe dovuto costruire e gestire 7 centri di produzione di Cdr e due inceneritori. Poi passa alla chiusura di discariche come quella di Tufino nel 2002 che comportò la sospensione provvisoria dello smaltimento dei rifiuti in provincia di Napoli ed allo stoccaggio "provvisorio" delle "eco-balle" negli altri comuni. Ma la sentenza riguarda soprattutto quanto successe a Somma Vesuviana, dove il 22 maggio 2001, il servizio di spazzamento, raccolta e trasporto dei rifiuti fu affidato ad un Consorzio di diverse imprese. Il 26 ottobre 2004 quello stesso servizio fu affidato ad una società a capitale pubblico.

La Corte ricostruisce la vicenda e ricorda che nel 2003 è stata aperta un'inchiesta penale sui rifiuti in Campania e che nel 2007 sono stati rinviati a giudizio amministratori e dirigenti delle società concessionarie, il commissario dal 2000 al 2004 e diversi funzionari pubblici accusati di frode ed altri reati riguardanti l'esercizio delle loro prerogative pubbliche. Il 2007 fu anche l'anno della nuova crisi dei rifiuti campani e l'11 gennaio 2008 il governo nominò un altro commissario incaricato di aprire nuove discariche e siti di stoccaggio. Nel frattempo, nel 2006 era partita un'altra inchiesta penale sullo smaltimento dei rifiuti nella fase transitoria dopo i primi contratti di concessione e nel 2008 scattarono gli arresti domiciliari per molte persone  accusate di traffico illegale di rifiuti, di falso in atti pubblici  e di  altri reati.

La Corte dei diritti dell'uomo si è occupata delle possibili violazioni agli articoli 2 (diritto alla vita) ed  8 (diritto al rispetto della vita privata e familiare), dato che i denuncianti accusavano le istituzioni di non avere assicurato il buon funzionamento del servizio pubblico di raccolta dei rifiuti e di aver applicato «Una politica legislativa ed amministrativa inadatta». Questo «Ha nuociuto gravemente all'ambiente della loro regione e messo in pericolo la loro vita e la loro salute» si legge nella sentenza. I cittadini campani accusavano le autorità di  non aver informato la popolazione dei rischi derivanti dall'abitare in un territorio inquinato, invocando gli articoli  6 (diritto ad un processo equo) e 13 (diritto ad un ricorso effettivo) e dicevano che le autorità italiane non avevano preso nessuna iniziativa per salvaguardare i diritti dei cittadini,  mentre la lentezza della giustizia italiana non permetteva di perseguire davvero i responsabili.

La richiesta è arrivata davanti alla Corte europee dei diritti dell'uomo il 9 gennaio 2008 e 7 giudici, tra i quali l'italiano Guido Raimondi, hanno respinto le eccezioni del governo italiano e dato ragione ai cittadini per la violazione del diritto alla salvaguardia della vita privata e familiare, ma non hanno accolto le loro richieste riguardanti gli articoli 6 e 18.

Il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, ha commentato così la sentenza: «Stiamo risolvendo i problemi e rischiamo di pagare multe per i disastri fatti da altri. E' giusto che se qualcuno ha fatto qualcosa di sbagliato paghi, ma le fotografie che hanno portato alla procedura di infrazione di Bruxelles non ci sono più, almeno a Napoli. Il nostro compito è superare i disastri, migliorare, convincere le autorità  straniere che è cambiata la musica, ed evitare di prendere le multe. E' quello che stiamo cercando di fare». Vero, ma al momento, comunque, la presunta risoluzione dei problemi è l'invio dei rifiuti via mare in Olanda a prezzi non certo economici. Una soluzione che certamente nulla ha a che vedere con la corretta gestione del ciclo integrato dei rifiuti. Tutto questo senza voler poi entrare nella assai poco chiara questione che ha portato alle dimissioni dall'Asia di Raphael Rossi.

Secondo Stefano Ciafani, responsabile scientifico e vice-presidente di Legambiente, «La sentenza della Corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo è assolutamente condivisibile. Dopo l'ennesima diagnosi e dopo gli imperdonabili errori del passato serve mettere in campo una volta per tutte la giusta cura per risolvere l'emergenza rifiuti e contrastare le attività delle ecomafie. In Campania non si può prescindere dall'inevitabile costruzione degli impianti di smaltimento della frazione residuale dei rifiuti, ma la strategia vincente non può che essere fondata sull'estensione della raccolta domiciliare a tutti gli abitanti della Campania, partendo dalle grandi aree urbane, unita alla diffusione delle politiche di prevenzione già praticate in diverse parti d'Italia e alla costruzione di impianti di digestione anaerobica per trattare l'organico da raccolta differenziata. Solo così si potrà concludere la stagione del turismo dei rifiuti a cui si è fatto più volte ricorso in questi anni».

Il responsabile green economy del Pd, Ermete Realacci ha detto che «La condanna che arriva all'Italia dalla Corte dei diritti dell'Uomo di Strasburgo per la situazione dei rifiuti di Napoli è purtroppo comprensibile. Del resto è impossibile far capire all'estero quello che è accaduto in Campania e in altre parti d'Italia sul fronte del'emergenza rifiuti. C'è uno "spread" di civiltà e di efficacia delle politiche pubbliche che pesa sul nostro paese e va colmato una volta per tutte».

Dal nostro punto di vista, senza voler sminuire la questione, ci domandiamo come mai lo stesso interesse non si rivolga ai rifiuti speciali. Questi, a causa del combinato disposto proprio della mancata attenzione nei loro confronti e dell'inadeguatezza dell'impiantistica necessaria per la corretta gestione degli stessi, rappresentano davvero non solo la maggioranza dei rifiuti prodotti in Italia (quattro volte gli urbani) ma il deficit di sostenibilità ambientale del nostro Paese. Anche questi sono diritti dell'Uomo violati e sono pure diritti della Terra violati...

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