[10/01/2012] News

Iran, sale la tensione dopo il via all'arricchimento dell'uranio

L'ayatollah Khamenei: «L'Iran non cederą alle sanzioni per costringerci a rinunciare al nucleare pacifico»

Ieri, l'Iran ha annunciato di aver  iniziato l'arricchimento di uranio nell'impianto sotterraneo di Fordo, vicino alla città santa di Qom.  Solo il giorno prima le  autorità del regime iraniano avevano detto che il processo di arricchimento sarebbe iniziato "presto". Fonti diplomatiche iraniane, citate dalla radio ufficiale Irib, rispondendo alla domanda se l'Iran avesse già iniziato il processo di arricchimento dell'uranio al 20%  hanno confermato: «Sì, lo hanno fatto».

La televisione Al Alam, citando Ali Asghar Soltanieh, rappresentante iraniano all'International atomic energy agency (Iaea,) ha poi precisato che «Questa attività di arricchimento sarà messa sotto la supervisione dell'Iaea». Ieri è stata proprio l'Iaea a confermare ufficialmente che «L'Iran ha cominciato a Fordo dei lavori di arricchimento dell'uranio al 20%». Più tardi alcuni media occidentali, citando fonti diplomatiche della stessa Iaea a Vienna, hanno rivelato che gli esperti nucleari iraniani avrebbero iniziato già da almeno una settimana ad arricchire l'uranio a Fordo, un sito del resto già visitato dagli ispettori dell'Iaea.

L'Iran, nonostante abbia appena condannato a morte il 28enne Amir Mirzai Hekmati, «Per aver collaborato con una nazione ostile, adesione alla Cia e per aver tentato di coinvolgere l'Iran nel terrorismo», e denunci continuamente attentati e spionaggio da parte di Israele contro il suo programma nucleare, è riuscito a tenere segreto fino al 2009 il sito sotterraneo di Fordo ed ora assicura che è "inattaccabile". L'avvio dell'arricchimento dell'uranio a Qom riaccende la tensione sul dossier nucleare iraniano a livello internazionale e l'occidente comincia a riaccusare la Repubblica Islamica di preparare così il materiale necessario alla costruzione di armi nucleari, cosa che Teheran continua a negare ed a respingere con sdegno, opponendo il suo "diritto" a sviluppare un programma nucleare a fini pacifici. Così pacifici che il capo dell'Agenzia nucleare iraniana, Fereydoun Abbasi Davani, ha detto che «Il nuovo sito nucleare iraniano di Fordo non può essere distrutto da attacchi militari nemici dato che è stato impiantato a una tale profondità che può essere considerato al sicuro». Abbasi ha spiegato che «E' in corso il trasferimento delle centrifughe per l'arricchimento dell'uranio dal sito di Natanz a Fordo,in linea con gli standard richiesti» e che «In questo sito può essere prodotto uranio arricchito al 20%, 3,5% e 4%».

La prima condanna all'avvio delle operazioni di arricchimento dell'uranio iraniano è venuta proprio dal Paese nucleare per antonomasia: la Francia. Il portavoce del ministero degli esteri francese, Romain Nadal, ha detto che «Questa nuova provocazione non lascia altra scelta che rafforzare le sanzioni internazionali e  adottare, insieme con i nostri partner europei e tutti i Paesi volontari, delle misure di un'ampiezza e di una severità senza precedenti».

Parigi probabilmente teme che  si affacci sul troppo affollato mercato nucleare del post-Fukushima un altro concorrente e che lo faccia proprio in quello che considera il suo giardino coloniale, la "Françafrique". Infatti, proprio nel giorno in cui annunciava l'avvio delle operazioni a Fordo, Davani, durante la cerimonia di inaugurazione di una mostra dedicata ai «Nuovi traguardi tecnologici raggiunti dall'industria nazionale a dispetto delle sanzioni occidentali», a di Bandar Abbas, ha detto che «La Repubblica islamica è pronta a fornire servizi e tecnologie nucleari ad altri Paesi, in particolare quelli africani, che ne facciano richiesta. L'Iran oggi è in grado di produrre l'acqua pesante (ossido di deuterio), molto utile nella ricerca scientifica e nelle applicazioni mediche». In una dichiarazione all'Irib il capo del nucleare iraniano ha sottolineato che «Con la costruzione della terza generazione di centrifughe si può notevolmente accelerare il processo di arricchimento dell'uranio arrivando attorno al 20%» e che il nuovo impianto vicino a Qom serve all'Iran, «Paese firmatario del Trattato di non proliferazione nonché  membro dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica, che ha sempre ribadito che il suo programma nucleare ha finalità civili e che l'arricchimento di uranio fino al 20% e' mirato a rispondere a necessità mediche».

Sulla questione è intervenuta la Guida Suprema della Rivoluzione Islamica in persona, l'Ayatollah Khamenei, che proprio a Qom, durante un incontro con un gruppo di teologi e studenti del centro teologico della città santa, nell'anniversario della rivolta del 1978 che dette il via alla rivoluzione contro lo Scià Reza Pahlavi, ha detto che «L'affluenza attiva del popolo iraniano nelle prossime elezioni sarà un altro duro colpo al nemico.  Tutti i funzionari e candidati dovranno impegnarsi a rispettare la legge e preparare il terreno per una sana e competitiva elezione parlamentare in calendario per il marzo prossimo». Per Khamenei «la rivolta di Qom nel 1978 è un punto di riferimento per la storia delle rivoluzioni nell'intero mondo. Grazie a Dio, la Repubblica islamica dell'Iran è ai vertici della gloria». Dopo aver inquadrato tutto nel solco dello sciismo l'ayatollah Khamenei ha affrontato la questione del programma nucleare "pacifico" del Paese: «L'Iran non cederà alla pressione e alle sanzioni imposte dall'Occidente per costringere Teheran a rinunciare ai suoi programmi pacifici nucleari monitorati regolarmente dall'Iaea. La nazione iraniana crede nei suoi governanti... le sanzioni imposte all'Iran dai nostri nemici non avranno un impatto sulla nostra nazione».

Intanto il presidente uscente Mahmud Ahmadinejad è in Venezuela in visita al suo amico Hugo Chavez, e accompagnato da una folta delegazione iraniana composta da circa 100 persone, compresi i ministri ministro degli Esteri, Ali Akbar Salehi,  del commercio, industria e miniere, Mehdi Gazanfari, dell'energia, Majid Namju, e dell'economía, Seyed Shamsedin Hoseini, per verificare «i progressi delle convenzioni e degli accordi firmati da quando è stato deciso di riattivare le relazioni bilaterali» spiega Telesur. Ma Chavez ed  Ahmadinejad hanno discusso anche di nuovi accordi politico-commerciali che vanno dal turismo al commercio e alla cooperazione nella ricerca scientifica, energia (ed anche qui spunta il nucleare)  ambiente ed industria. Attualmente gli scambi commerciali tra Venezuela ed Iran raggiungono quasi 5 miliardi di dollari e riguardano intese già sottoscritte per realizzare in Venezuela cementifici, produzione di satelliti, alimenti, trattori e biciclette.

Chavez dopo l'incontro con il presidente iraniano ha detto  che «I popoli venezuelano ed iraniano devono agire di concerto per fermare la follia imperialista che minaccia la pace e la vita sulla terra. Il Venezuela e l'Iran sono accusati di essere aggressivi ma questo non è vero. L'Iran non ha attaccato nessuno e la rivoluzione bolivariana non ha attaccato nessuno né bombardato nessuno. Allora, chi ha aggredito altri Paesi ed altri Popoli? La sola "guerra" che sia stata condotta dal Venezuela è quella contro la povertà, la miseria e l'ingiustizia sociale. I popoli del mondo non vogliono più guerre dell'imperialismo. Noi rispettiamo il diritto internazionale ed il diritto dei popoli all'autodeterminazione. E' così che si può assicurare la pace sulla terra». Chissà se Ahmadinejad ascoltandolo avrà pensato al diritto all'autodeterminazione che l'Iran nega da sempre alla sua minoranza kurda?

Dopo la visita in Venezuela oggi Ahmadinejad è in Nicaragua per partecipare al nuovo insediamento del presidente Daniel Ortega, poi andrà a Cuba e in Ecuador.

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